Maggio 1948: il primo treno d'Italia a Monfalcone dopo la guerra

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Poche ore dopo l'insediamento del primo Presidente della Repubblica, a Trieste, giungeva il primo treno d'Italia, dopo la fine della seconda guerra mondiale. Treno che passava chiaramente anche dalla stazione di Monfalcone, come testimonia un breve fermo immagine tratto dal prezioso video dell'archivio dell'Istituto Luce. Il video interessa l'i naugurazione della linea ferroviaria Venezia-Trieste. Fu un fatto storico di estrema importanza, un piccolo segnale di ritorno alla normalità in un Paese ridotto in macerie a causa della seconda guerra mondiale. Le ferrovie sono sempre state importanti nel nostro territorio, soprattutto grazie agli investimenti originari effettuati dall'Impero asburgico. Nel 1854 venne infatti aperta la linea da Trieste a Vienna  attraverso il Semmering. Il progettista fu il veneziano Carlo Ghega, a cui a Trieste è dedicata una via in città, linea di 14 gallerie, una delle quali raggiungeva la lunghezza di  ben 1431 m, con 16 viadotti e

Il ritorno dell'ambasciatore in Egitto? Un colpo basso e inaccettabile


I segnali erano emersi già da diverso tempo. Da petizioni, iniziative di vario tipo, alla realtà dei fatti. Fatti che vogliono i rapporti economici, e nel mondo è l'economia che determina ogni cosa, prima ancora dei diritti umani, tra Italia ed Egitto essere consistenti, essere cresciuti in modo rilevante, nei primi mesi del 2017 il solo volume degli scambi commerciali tra l'Egitto e l'Italia è aumentato anche del 30% e sono centinaia le aziende friulane che mantengono rapporti economici importanti in quel Paese,  nonostante la crisi politica(?)  tra i due Paesi per la tremenda morte di Giulio Regeni. In Italia si parlerebbe di omicidio di Stato. Ma cosa aspettarsi da un Paese come l'Italia che nel nome del compromesso ha sempre taciuto, per perseguire vie di comodo, verità su fatti agghiaccianti che hanno connotato la recente storia di questo Paese?
Quante stragi, morti ed uccisioni senza verità e giustizia accadute in Italia? Sicuramente non può essere il nostro sistema di potere a fare la morale, a dare lezioni all'Egitto. Discorso diverso è la società civile, a partire dalla forza inarrestabile, unica, incredibile della famiglia di Giulio e di chi fin dai primi momenti si è attivato senza sosta per cercare la verità, vera, non quella funzionale alla logica del compromesso.
Ritorna l'ambasciatore. Richiamato a Roma per consultazioni ad aprile 2016, anche se sul sito dell'ambasciata in Egitto non è facile trovare il comunicato in relazione a questo fatto, e come un noto detto ricorda, ambasciatore non porta pena. Ed in questo caso è l'Italia a non portar pena, ma a fare l'ennesima figura orripilante interna ed internazionale.
Non si doveva cedere. Il ritiro dell'ambasciatore, tramite la formula del richiamo per consultazioni,  era un gesto simbolico e sostanziale fondamentale.
Qualsiasi se e ma,  che possa legittimare il suo ritorno, prima del conseguimento della verità, vera, e giustizia giusta, è inaccettabile, ingiustificabile. Ora più che mai la società civile deve battere un colpo, forte, questo è un passaggio storico e politico delicato, che non può perdersi nel caldo estivo, un colpo basso ed indegno accaduto in pieno periodo di vacanze per milioni di persone, ma la ricerca della verità, la voglia di verità e giustizia non può e non deve conoscere vacanza. " Solo quando avremo la verità sul perché e chi ha ucciso Giulio, quando ci verranno consegnati i suoi torturatori e tutti i loro complici, solo allora l'ambasciatore potrà tornare al Cairo senza calpestare la nostra dignità." Queste le parole della famiglia di Giulio. Queste le parole per la dignità, ancora una volta calpestata, nel nome di un qualcosa che non fa rima con verità, giustizia e diritti umani.

Marco Barone

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