Che fine ha fatto la fantomatica prigione di Moro di via Massimi?

Ne avevamo parlato anche su queste pagine, pur esprimendo delle perplessità, su quella che poteva essere stata la prima prigione di Moro, in relazione all'inchiesta del giornalista Zatti della Rai. Il reperto 777 sarebbe stato determinante per indicare la Loyola University di via Massimi. Ma, come già era stato segnalato dal gruppo 16 di marzo e poi in un post significativo pubblicato su insorgenze.net si è sostanzialmente smentito in modo evidente che il reperto 777 corrispondesse a Loyola University. La location era invece la prigione di Ascoli Piceno. Bisognerebbe sul punto chiedersi perchè Morucci avrebbe fatto quel disegno, per quale scopo, e chi gli aveva fornito i dettagli di quel sito carcerario. Altro discorso, è invece, la questione della prima prigione di Moro. Effettivamente non si può escludere che presso la Loyola University possa essere stata la prima temporanea prigione di Moro. Ma la cosa sconcertante è che si è passati dal parlare per alcuni giorni con tanto di s...

Il ritorno dell'ambasciatore in Egitto? Un colpo basso e inaccettabile


I segnali erano emersi già da diverso tempo. Da petizioni, iniziative di vario tipo, alla realtà dei fatti. Fatti che vogliono i rapporti economici, e nel mondo è l'economia che determina ogni cosa, prima ancora dei diritti umani, tra Italia ed Egitto essere consistenti, essere cresciuti in modo rilevante, nei primi mesi del 2017 il solo volume degli scambi commerciali tra l'Egitto e l'Italia è aumentato anche del 30% e sono centinaia le aziende friulane che mantengono rapporti economici importanti in quel Paese,  nonostante la crisi politica(?)  tra i due Paesi per la tremenda morte di Giulio Regeni. In Italia si parlerebbe di omicidio di Stato. Ma cosa aspettarsi da un Paese come l'Italia che nel nome del compromesso ha sempre taciuto, per perseguire vie di comodo, verità su fatti agghiaccianti che hanno connotato la recente storia di questo Paese?
Quante stragi, morti ed uccisioni senza verità e giustizia accadute in Italia? Sicuramente non può essere il nostro sistema di potere a fare la morale, a dare lezioni all'Egitto. Discorso diverso è la società civile, a partire dalla forza inarrestabile, unica, incredibile della famiglia di Giulio e di chi fin dai primi momenti si è attivato senza sosta per cercare la verità, vera, non quella funzionale alla logica del compromesso.
Ritorna l'ambasciatore. Richiamato a Roma per consultazioni ad aprile 2016, anche se sul sito dell'ambasciata in Egitto non è facile trovare il comunicato in relazione a questo fatto, e come un noto detto ricorda, ambasciatore non porta pena. Ed in questo caso è l'Italia a non portar pena, ma a fare l'ennesima figura orripilante interna ed internazionale.
Non si doveva cedere. Il ritiro dell'ambasciatore, tramite la formula del richiamo per consultazioni,  era un gesto simbolico e sostanziale fondamentale.
Qualsiasi se e ma,  che possa legittimare il suo ritorno, prima del conseguimento della verità, vera, e giustizia giusta, è inaccettabile, ingiustificabile. Ora più che mai la società civile deve battere un colpo, forte, questo è un passaggio storico e politico delicato, che non può perdersi nel caldo estivo, un colpo basso ed indegno accaduto in pieno periodo di vacanze per milioni di persone, ma la ricerca della verità, la voglia di verità e giustizia non può e non deve conoscere vacanza. " Solo quando avremo la verità sul perché e chi ha ucciso Giulio, quando ci verranno consegnati i suoi torturatori e tutti i loro complici, solo allora l'ambasciatore potrà tornare al Cairo senza calpestare la nostra dignità." Queste le parole della famiglia di Giulio. Queste le parole per la dignità, ancora una volta calpestata, nel nome di un qualcosa che non fa rima con verità, giustizia e diritti umani.

Marco Barone

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