Nel 2026, 80 anni dalla strage di Vergarolla, come per la strategia della tensione, senza verità, anche se non si era più in Italia

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  Ancora oggi non c'è una lapide istituzionale che ricordi a dovere le vittime della strage di Vergarolla di cui non si conosce il numero esatto dei morti, 64 furono  le vittime identificate. Quanto accaduto il 18 agosto del 1946 ha lasciato il segno indelebile nella storia delle complesse vicende del confine orientale spesso strumentalizzate per revisionismi storici, nazionalismi nostalgici, che nulla c'entrano con la verità e la giustizia negata alle vittime di quel fatto drammatico. Come accaduto durante lo stragismo neofascista durante la strategia della tensione, praticamente non vi è stata alcuna verità, nessuna inchiesta degna di nota. Solo supposizioni, teorie, ipotesi, spesso istanze degne di ultras più che di seguaci della verità. Quel fatto tragico è stato chiaramente utilizzato dalla retorica revisionista per le proprie battaglie ideologiche anticomuniste e contro la Jugoslavia comunista di Tito. Quando accadde quel fatto, Pola, era una zona enclave all'interno ...

Se a Monfalcone è più gradita una comunità con culi al vento che una comunità con il velo



Svelato il motivo del tanto fastidio che a Monfalcone vi è nei confronti delle donne bengalesi che in questo periodo caldo iniziano a circolare per le strade della città con abiti colorati e velo altrettanto colorato. Il problema non è religioso, ma semplicemente visivo. Culi al vento e minigonne non danno alcun fastidio, perchè questi sono i supremi valori dell'Occidente, sono le "nostre tradizioni" e dunque chi viene a casa nostra deve adeguarsi, no? Più minigonne e culi a vento per tutte allora. Su una pagina  Facebook nota di Monfalcone, a commento dell'ennesima foto che ritrae donne bengalesi con il velo è stato riportato il seguente commento pubblico, dunque visibile a tutti e che ha diversi mi piace e mica di soli uomini come si potrebbe comunemente pensare: "Colori sgargianti x una città che tende al grigiore assoluto... Non credo facciano del male, l'abito non ha mai fatto il monaco... C'è molto di peggio di cui lamentarsi che non un abbigliamento... Certo che se invece di una comunità bengalese fosse arrivata una comunità brasiliana con minigonne floreali e culi al vento sarebbe stato più gradito..." 
Un certo tono di ironia, sicuramente, ma non sono mancate anche delle risposte critiche e di condanna. Il punto è che questo commento, per quanto insopportabile, fotografa un pensiero diffuso, più di quanto si possa immaginare, in una società che è letteralmente ossessionata dal decoro, dal degrado, in una società dove si censurano foto di statue nude, ma non commenti e post beceri, in una società dove le contraddizioni sono la regola e dove il sessismo ed il maschilismo sono l'ordinarietà. Una società che decide come tu devi vestirti, cosa puoi o non puoi indossare, come in estate. Ad esempio per quale motivo è normale circolare in costume in spiaggia ed in alcune città o luoghi non "sacri" invece è vietato con tanto di regolamenti e cartelli? Il decoro, si dirà. Poi cosa si vuole intendere per decoro questo è un gran mistero irrazionale tutto nostrano. Ma i culi al vento e le minigonne sono più consone al fantomatico decoro, o lo è di più il velo che copre ogni parte del corpo?

Marco Barone

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