Un colosso, un gigante del mare, Majestic Princess, come è noto è la prima nave progettata ed anche costruita da Fincantieri per il mercato cinese per il Gruppo Carnival Corporation e realizzata a Monfalcone. Alla consegna della nave erano presenti le massime autorità, dal Capo del Governo italiano all'amministratore delegato di Fincantieri. Prime pagine sui giornali locali, nei TG locali ecc.
Ma non è passato inosservato l'atto di protesta che ha posto in essere il Sindaco di Monfalcone. Ha volutamente disertato tale momento spiegandolo poi su facebook con un post breve ma netto nei contenuti:
Quando la mia città sarà rispettata da chi viene un giorno e poi si
dimentica, quando ci sarà più lavoro per il nostro territorio, quando
dimostreranno con i fatti il 'grazie' a Monfalcone' e ai nostri
lavoratori, allora sarò presente a tutte le consegne possibili e
immaginabili.
Continua
il braccio di ferro tra il sindaco di Monfalcone e la questione dei
cantieri navali. Sindaco che ultimamente ha ricevuto anche delle strane
lettere minacciose spedite dal Vietnam, che criticavano il suo operato,
in modo aspro e duro, tanto da far parlare di intimidazioni. I problemi
di Monfalcone sono noti, i problemi con i cantieri navali sono noti,
così come deve essere detto che la maggior parte dei lavoratori che
hanno costruito quella nave non sono cantierini monfalconesi doc. Qui
si sono realizzati prima che altrove gli effetti negativi della
globalizzazione, con tutte le conseguenze per i lavoratori locali e non.
Non è una questione di monfalconesi
doc, anche perchè a dirla tutta chi mai sarebbe questo fantomatico
monfalconese doc? Non esiste, Monfalcone è sempre stata terra
contaminata da varie culture, e provenienze territoriali sia italiane
che non. E' una questione di diritti e di sistema di appalti che
andrebbe non riformato ma totalmente fermato. Ma la Fincantieri è una
multinazionale, anche se in
gran parte indirettamente nelle mani dello Stato, che mira al profitto
come è ovvio che sia e profitto non fa rima con internalizzazione.
Monfalcone che ha tra le altre cose un problema enorme da
fronteggiare. Le commesse sembra che
ci saranno fino al 2022 e forse possono arrivare anche al 2027. Il punto è che è ai limiti strutturali per il nuovo mercato che avanza.
Un mercato che vuole navi sempre più grandi, e Monfalcone ad oggi non è
pronta forse per realizzare navi di certe dimensioni che segnano il
futuro in questo settore. E' qui che probabilmente si giocherà il futuro
di questa partita. Che rischierà di essere dolorosa. Perchè nulla verrà
concesso gratis. Ed il sindaco di Monfalcone, come è noto, ha poteri
limitati in materia, più simbolici che effettivi e sostanziali, per non
dire che non conta nulla sulle questioni che pesano nella cantieristica navale.
Piaccia o non piaccia è così. Perchè qui la partita è enorme, si parla
di cifre enormi, di multinazionali che investono in tutto il mondo e
Monfalcone, pur con la sua nobile storia, è solo uno dei tanti posti che
ospita un frammento di questa multinazionale, che ci mette tre nano
secondi a chiudere uno stabilimento per spostare tutto in qualche altra
parte del mondo, nel tempo dove il made in Italy è solo un marchio il
cui timbro può essere apposto ovunque nella società della
globalizzazione. Ma pur qualcosa si deve fare, per non continuare a
subire situazioni che a Monfalcone stanno diventando ingestibili, ma è
anche vero che tirare troppo la corda significa rischiare un disastro
per questa città. La questione di Monfalcone non può essere affrontata
solo dal suo sindaco e solo a Monfalcone, ma è nazionale, è una
questione nazionale che deve trovare giuste risposte e giuste soluzioni
lì dove tutte le strade conducono, anche quelle via mare, a Roma.
Marco Barone
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