La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Se il Sindaco di Monfalcone, per protesta, non partecipa alla consegna della Majestic a Monfalcone



Un colosso, un gigante del mare, Majestic Princess, come è noto è la prima nave progettata ed anche costruita da Fincantieri per il mercato cinese per il Gruppo Carnival Corporation e realizzata a Monfalcone. Alla consegna della nave erano presenti le massime autorità, dal Capo del Governo italiano all'amministratore delegato di Fincantieri. Prime pagine sui giornali locali, nei TG locali ecc.

Ma non è passato inosservato l'atto di protesta che ha posto in essere il Sindaco di Monfalcone. Ha volutamente disertato tale momento spiegandolo poi su facebook con un post breve ma netto nei contenuti:

Quando la mia città sarà rispettata da chi viene un giorno e poi si dimentica, quando ci sarà più lavoro per il nostro territorio, quando dimostreranno con i fatti il 'grazie' a Monfalcone' e ai nostri lavoratori, allora sarò presente a tutte le consegne possibili e immaginabili.

Continua il braccio di ferro tra il sindaco di Monfalcone e la questione dei cantieri navali. Sindaco che ultimamente ha ricevuto anche delle strane lettere minacciose spedite dal Vietnam, che criticavano il suo operato, in modo aspro e duro, tanto da far parlare di intimidazioni. I problemi di Monfalcone sono noti, i problemi con i cantieri navali sono noti, così come deve essere detto che la maggior parte dei lavoratori che hanno costruito quella nave non sono cantierini monfalconesi doc. Qui si sono realizzati prima che altrove gli effetti negativi della globalizzazione, con tutte le conseguenze per i lavoratori locali e non. Non è una questione di monfalconesi doc, anche perchè a dirla tutta chi mai sarebbe questo fantomatico monfalconese doc? Non esiste, Monfalcone è sempre stata terra contaminata da varie culture, e provenienze territoriali sia italiane che non. E' una questione di diritti  e di sistema di appalti che andrebbe non riformato ma totalmente fermato. Ma la Fincantieri è una multinazionale, anche se in gran parte indirettamente nelle mani dello Stato, che mira al profitto come è ovvio che sia e profitto non fa rima con internalizzazione. 

Monfalcone  che ha  tra le altre cose un problema enorme da fronteggiare. Le commesse sembra che ci saranno fino al 2022 e forse possono arrivare anche al 2027. Il punto è che è ai limiti strutturali per il nuovo mercato che avanza. Un mercato che vuole navi sempre più grandi, e Monfalcone ad oggi non è pronta forse per realizzare navi di certe dimensioni che segnano il futuro in questo settore. E' qui che probabilmente si giocherà il futuro di questa partita. Che rischierà di essere dolorosa. Perchè nulla verrà concesso gratis. Ed il sindaco di Monfalcone, come è noto, ha poteri limitati in materia, più simbolici che effettivi e sostanziali, per non dire che non conta nulla sulle questioni che pesano nella cantieristica navale. Piaccia o non piaccia è così. Perchè qui la partita è enorme, si parla di cifre enormi, di multinazionali che investono in tutto il mondo e Monfalcone, pur con la sua nobile storia, è solo uno dei tanti posti che ospita un frammento di questa multinazionale, che ci mette tre nano secondi a chiudere uno stabilimento per spostare tutto in qualche altra parte del mondo,  nel tempo dove il made in Italy è solo un marchio  il cui timbro  può essere apposto  ovunque nella società della globalizzazione. Ma pur qualcosa si deve fare, per non continuare a subire situazioni che a Monfalcone stanno diventando ingestibili, ma è anche vero che tirare troppo la corda significa rischiare un disastro per questa città. La questione di Monfalcone non può essere affrontata solo dal suo sindaco e solo a Monfalcone, ma è nazionale, è una questione nazionale che deve trovare giuste risposte e giuste soluzioni lì dove tutte le strade conducono, anche quelle via mare, a Roma.

Marco Barone 

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