Cosa è rimasto del primo maggio nazionale a Monfalcone?

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Si parlava di Gorizia, della storia del suo confine, anche se si era a Monfalcone, che non ha avuto alcun muro nel corso della sua storia, ma solo un confine con Duino, quando si dovevano scegliere le sorti del territorio con la questione del TLT osteggiata tanto dall'Unione Sovietica, quanto dagli americani. Altri tempi, altre storie, nella storia. Ma come è risaputo la scelta di Monfalcone per il primo maggio 2024 è stata logistica ed un ripiego rispetto alla scelta principale di Gorizia in vista della capitale europea della cultura 2025. Una piazza della Repubblica gremita di militanti sindacali, tanti provenienti dal vicino Veneto e anche dal resto d'Italia, tante bandiere, ci si aspettava forse una partecipazione più importante della rappresentanza dei lavoratori immigrati della Fincantieri. Scesero in piazza in 6 mila per rivendicare il diritto a pregare. Il diritto sul lavoro e le questioni del lavoro non sono sicuramente meno importanti, anzi, tutto parte da lì. E gli i

FuoriRoma ed il caso Monfalcone sul servizio pubblico nazionale,un ceffone alla sinistra



  
Finalmente il caso Monfalcone è approdato sul servizio pubblico nazionale. Su Rai Tre, nel programma di Concita De Gregorio Fuori Roma .
Da quando ha vinto le elezioni il Sindaco della Lega Nord, passata alla storia come il "Sindaco con le palle", diversi programmi si sono occupati del perchè della Caporetto della "sinistra" a Monfalcone, ma mancava il servizio pubblico. 47 minuti di programma, che hanno ben illustrato le motivazioni, hanno ben spiegato la situazione sociale sussistente a Monfalcone, città dei cantieri, nel senso, come è già stato detto più volte, che appartiene ai cantieri navali, alla Fincantieri. Perchè, nel bene o nel male ne ha subito le politiche a partire da quelle immigratorie e della delocalizzazione al contrario sul lavoro attingendo manodopera da certi e noti Paesi perchè le leggi del mercato lo consentono, la normativa europea ed italiana lo consentono ed i riflessi sono stati ingestibili, dove nessuno ne è uscito vincitore ma tutti sconfitti. Monfalcone ha sempre conosciuto processi immigratori ed anche emigratori importanti, pur parlandosi il bisiaco, in realtà il monfalconese doc non esiste perchè questa terra è un porto e come tutti i porti conosce processi di transito e permanenza variabile che ne connotano e plasmano l'identità, sempre flessibile, sempre variabile. Dai meridionali, ai croati, dai bengalesi ai rumeni e poi chissà quante altre provenienze ancora si dovranno registrare. Una città che dipende in toto dalla cantieristica, che spera sempre di avere nuove commesse, perchè è consapevole che quando le commesse non ci saranno più, Monfalcone semplicemente morirà. Ed è questo il vero dramma di Monfalcone che non è riuscita a costruire una economia indipendente ed autonoma dalla cantieristica. Non si può pretendere di risolvere il problema di Monfalcone a Monfalcone, è una goccia importante simbolica che connota bene i disastri sociali ed economici che sussistono all'interno del sistema economico ancora oggi vigente, duro, questo sì, a perire. Però è anche vero che dei segnali di resistenza, nella città dove si è formata prima che altrove la resistenza, e che ha avuto da sempre una tradizione operaia importante, non possono non esserci. E quando è la sinistra a tradire la questione morale, a partire dalla vicenda amianto e la vergognosa transazione sull'amianto, perchè i monfalconesi chiedevano giustizia, non soldi, allora il dado della disfatta è tratto. 
Ed è paradossale, ma non sorprendente che è la destra ad apparire come quella forza chiamata a difendere i lavoratori, ma lo farà alle sue condizioni, con le sue peculiarità, che sono inconciliabili con i valori tradizionali della sinistra. Ma questo poco importa alla maggior parte delle persone di oggi, e come ha detto Concita De Gregorio, Monfalcone è un

piccolo comune di confine, è il simbolo di un’Italia che non sa pensare a sé stessa come a una cosa sola


Marco Barone

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