Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Scuola: l'unico modo per essere tutti uguali e non al ribasso è sabotare dall'interno la #cattivascuola

Nel sito Quando suona la campanella è stato pubblicato l'intervento di Alessandro Palmi, dal titolo inequivocabile La scuola zoo ai tempi della 107. Evidenzio questo passaggio: "Personalmente parto da poche certezze, ma di sicuro so che non sono interessato a trovare una interpretazione autentica a priori della Legge 107 e, men che meno, mi interessa dare una mano a far funzionare questi cambiamenti. La caotica situazione è il logico frutto della stupidità e del pressapochismo di una legge che pretende di cambiare la nostra già agonizzante scuola mescolando banali elementi di pseudo-novità con elementi gerarchizzanti che nulla hanno a che vedere con una buona didattica né con il reale funzionamento di una scuola che sia davvero “buona”. Noi, che ci opponiamo a tale deriva, dovremmo essere capaci in questo momento di mettere in campo la capacità di analizzare la realtà che si va prefigurando, comprendendo quali conseguenze i suddetti cambiamenti potranno avere sulla vita scolastica, soprattutto in relazione alla nostra idea di scuola. Un'idea di scuola che non deve lasciare spazio a logiche di gerarchizzazione e a difese neo-corporative di presunti diritti acquisiti. Dobbiamo assolutamente impedire che si crei nei prossimi anni una fascia di docenti precaria che, insieme alla chiamata diretta, diventerebbe l’elemento cardine volto a smantellare una visione di scuola cooperativa e collegiale, tesa a sviluppare cittadinanza critica."

A parer mio non è possibile tentare un ragionamento di uguaglianza in un contesto normativo che fa della diseguaglianza tra i docenti la sua architettura base. Non si può scardinare la diseguaglianza strutturale facendo diventare anche i "vecchi docenti" quelli che non sono nell'ambito territoriale di serie b. Non è che si diventa tutti uguali, con maggior diritti o gli stessi diritti di un tempo, diventando tutti di serie b, con la conseguenza che tutti avranno diritti minori, ma dobbiamo fare in modo che chi è di serie b diventi di serie a e chi è di serie a operi perchè tutti siano di serie a, nella consapevolezza che anche chi è di serie a, cioè chi non è nell'ambito territoriale, può diventare di serie b, perchè lo scopo di questa legge è far diventare tutti di serie b a lungo termine nella melma dell'organico dell'autonomia come interpretato in modo assurdo dal MIUR. 
Scandalizzati perchè parlo di docenti di serie a e b? Tale classificazione esiste e vi è poco da fare, è voluta dalla "buona scuola" oramai e giustamente nota come "cattiva scuola". 
Insomma, non è tanto una questione giuridica, ma di giustizia sostanziale. Lottare, scioperare, sabotare dall'interno i meccanismi di questa schifezza di Legge è l'unica soluzione possibile. La #scuola di una volta non esiste più. Ma una scuola diversa è ancora possibile, se non la si contrasta ora questa Legge, alle sue prime battute, non la si fermerà mai più. Gli organi collegiali devono farsi sentire, si devono rompere i meccanismi di silenzio e complicità e paura. Uniti si diviene una forza, il pensare di tutelare il proprio orticello, mentre all'esterno cresce una foresta che divorerà presto il tuo orticello, è una grande illusione di falsa protezione. Insomma, recuperare lo spirito del maggio del 2015, ora o mai più è l'unica risposta plausibile.

Marco Barone

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