C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Fusione del MOSTRO dalla perdita di 160 posti di lavoro,al "risparmio"che uccide il Comune



Il referendum consultivo, senza quorum per la sua validità, del 19 giugno, che rischia di portare alla realizzazione di quello che è stato definito come MOSTRO, ovvero alla creazione del Comune unico di Monfalcone Ronchi Staranzano, con capoluogo in Monfalcone, è caratterizzato da certezze ed incertezze. Ma anche da situazioni ai limiti del comprensibile. Vi è stato addirittura l'intervento della Questura di Gorizia, dopo una segnalazione fatta da uno dei promotori del sì, intervento considerato da molti come improprio. Risulta anche che vi sono state segnalazioni con tanto di foto contro alcuni cittadini che hanno esposto nei propri spazi privati la legittima posizione su questo referendum, e tale posizione era per il No. Eppure la legge del 1956, che è quella che norma la questione della propaganda elettorale non afferma espressamente il divieto di tale esercizio nei luoghi privati. La stessa Corte Costituzionale nel 1995 ha affermato che " (...)Nelle campagne referendarie le forme espressive della propaganda vengono, invero, in larga parte a coincidere con le forme proprie della pubblicità, con la conseguenza che, per queste campagne, gli effetti delle limitazioni introdotte in materia pubblicitaria possono risultare aggravati fino a ridurre al di là della ragionevolezza gli spazi informativi complessivamente consentiti ai soggetti interessati alla promozione o alla opposizione ai quesiti referendari". Ma nel dubbio di una Legge che andrebbe rivista e modificata, molti dei cartelli in questione sono stati autonomamente rimossi. Un referendum che ha segnato uno scontro durissimo all'interno del PD, ora ben visibile anche con i manifesti elettorali, scontro che condizionerà la partecipazione al voto o meglio al non voto. Sono scesi in campo i principali esponenti del PD regionale a sostegno del sì, la Regione non è rimasta neutra e così via dicendo. Tante le certezze su questo referendum. Di certo vi è che una volta perso il Comune non lo si potrà più recuperare, di certo vi è, stando ai volantini di chi sostiene il sì, che "nei prossimi anni, per naturale pensionamento, i dipendenti comunali passeranno da 480 a 320". Dunque 160 posti di lavori in meno.  Di certo vi è che vi saranno incentivi che serviranno prevalentemente a sostenere la nuova macchina amministrativa. Di certo vi è, nella follia lucida dell'antidemocrazia, che il "patto di stabilità" che è stato imposto, e dunque non può essere chiamato patto, viene sbloccato per un certo periodo solo se i Comuni si "fondono",  di certo vi è che i Comuni attuali, Ronchi e Staranzano, diventeranno inutili Municipi con funzioni limitate ad un banale sportello, di certo vi è che Ronchi e Staranzano non avranno più un loro Sindaco, di certo vi è che sotto il nome del risparmio, si colpisce la democrazia rappresentativa locale. Di certo vi è che il combinato dispoto UTI e fusione è un disastro per la democrazia partecipata, ogni opposizione verrà spazzata via. La democrazia ha un costo, e questo costo va accettato, se poi con la scusante del risparmio si vuole sopprimere ogni spazio di agibilità democratica, a questo punto perché non proporre anche il divieto del voto per le politiche? Tanto sono costose, e sarebbe un risparmio per i cittadini. Così abroghiamo in un colpo solo il Parlamento e rimettiamo tutto nelle mani di un solo uomo o di una sola donna al comando. I Comuni sono la cosa più vicina alle persone, una cosa che ha una sua identità, una sua consistenza ed essenza, una cosa che è ben rappresentata dall'articolo 5 della Costituzione, autonomia locale. Meno autonomie, più decisionismo, meno democrazia più centralismo. Le incertezze sulla fusione sono una marea, si naviga nelle acque del tutto è possibile, ma questa è una cosa che non ci possiamo permettere, un salto nel buio, quando abbiamo già tutto ciò che occorre alle comunità per migliorarsi. Questo non significa che a Ronchi e Staranzano vada tutto bene, anzi. Di problemi ve ne sono tantissimi, ma sarà il prossimo Sindaco e la prossima Amministrazione Comunale di questi due rispettivi Comuni a dover affrontare e risolvere i problemi della propria comunità, e non certamente il Sindaco del MOSTRO. Questo è l'auspicio. E se vincerà il no sarà soprattutto per merito del lavoro svolto dai vari comitati del NO alla fusione.

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