La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Cari/e goriziani/e vi scrivo a proposito del Tricolore


Con il DECRETO LEGISLATIVO PRESIDENZIALE 19 giugno 1946, n. 1 all'art. 8 si dispose che "Fino a quando non venga diversamente deliberato dall'Assemblea Costituente, la bandiera, nazionale e' formata da un drappo rettangolare, distinto verticalmente in tre sezioni eguali, rispettivamente dei colori verde, bianco e rosso. Il drappo deve essere alto due terzi della sua lunghezza, e i tre colori vanno distribuiti nell'ordine anzidetto, in guisa che il verde sia aderente all'inferitura." Poi la parola passò alla Commissione così detta dei 75 per la Costituente ove emerse un dibattito molto interessante proprio a proposito del tricolore.  Nel 1946 si propose questo articolo da inserire nella nostra Costituzione: «La bandiera della Repubblica italiana è verde, bianca e rossa». Vi fu chi pose una domanda di tal tipo: "se sia necessario o meno mettere un simile articolo nella Costituzione." Il relatore, Cevolotto, rispose che un articolo sulla bandiera vi è in tutte le Costituzioni. Togliatti riconobbe " l'opportunità dell'articolo, ma, così come è formulato, gli sembra insufficiente, in quanto non dice se i colori della bandiera sono disposti nella direzione orizzontale o in quella verticale. Rimane, inoltre, aperto il problema dell'emblema della Repubblica italiana che, se venisse approvato dalla Costituente, dovrebbe occupare il centro della bandiera." Nel 1947, quando riprese il dibattito, sul tricolore Clerici  propose una variazione, accorciando la formulazione originaria, motivandola in questo modo:  Onorevoli colleghi, la questione è minima, ma l'emendamento da me proposto si raccomandi per la sua brevità (sono otto parole, anziché 18 (Commenti); ed è un bel precedente se potessimo per altri articoli raggiungere simile risultato), per la incisività (perché sembra più perentorio, anche per il popolo, che dovrà apprendere la nostra Costituzione) ed anche per la serietà (perché mi pare che l'articolo proposto dalla Commissione sappia un po' di modello di sartoria). So che esso è la traduzione letterale di analoga disposizione della Costituzione francese." De Vita osservò che se non si stabilisce l'emblema, la bandiera italiana potrebbe confondersi con quella messicana, il  Presidente Tupini ritenne opportuno lasciare per il momento impregiudicata la questione dell'emblema, ma vi era chi propose questa formula: "recante nella banda centrale la lupa romana sormontata dalla corona civica turrita" o chi " recante nella banda centrale scudo con croce bianca in campo rosso sormontato da corona civica turrita". Alla fine l'articolo 12 della Costituzione venne approvato come oggi lo conosciamo: " La bandiera della Repubblica e` il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni". Il tricolore è la bandiera del nostro Paese, e sancito dalla nostra Costituzione. 
Nel mio noto intervento, sulla questione dell'imbandieramento di Gorizia per accogliere le "penne nere" mi sono limitato ad esprimere non critiche sul tricolore, ma delle perplessità su questioni semplicemente estetiche. Cosa avevo scritto?"la cosa che ha colpito di più è l'eccessivo imbandieramento di Gorizia, non solo le strade principali, o buona parte degli esercizi commerciali, ma anche ponti, parcheggi, strade secondarie. Una esagerazione di tricolori che lascia a dir poco perplessi." Cosa che ribadisco. Poiché a parer mio e non solo mio è stato collocato in punti che possiamo definire impropri. Così come è innegabile la disaffezione, per diversi motivi, perlopiù riconducibili al fatto che l'Italia mai si è assunta le sue responsabilità per ciò che combinato durante il ventennio e non solo. Tanto è bastato per sollevare ira e reazioni che a dirla tutta mi hanno fatto sorridere. Da chi mi ha augurato di emigrare in Corea, con tanto di colletta che sarebbero alcuni disposti a fare, ringrazio, saluto a pugno chiuso, ma declino l'invito, a chi ad andare al mare, a chi, tanto per cambiare, non sono nato a Gorizia e non posso capire, a chi ha proposto di mantenere il tricolore fino al centenario della prima presa di Gorizia, a chi ha manifestato simpatie per Don Camillo piuttosto che per Peppone. Ed a quanto pare tanto è bastato per aver contribuito al ritrovo dell'unità della destra goriziana, viene da pensare che erano messi proprio male se è bastato questo per il ritrovo della loro unità . Cosa sarebbe accaduto se avessi osato criticare il tricolore? Tutto ci può stare, in una Gorizia italianissima, che pare aver rimosso la sua storia, il suo passato austro-ungarico, quel passato che le ha dato tanto se non tutto quello che oggi ha, ma questa città si deve interrogare sul fatto che il nostro Paese si è dimenticato letteralmente della sua esistenza ed a furia di perdersi nella retorica, in un momento storico ove il Brexit stravolgerà, e non è detto negativamente, l'esistente, forse è il caso di interrogarsi su cosa l'Italia ha fatto concretamente per Gorizia da quando è venuta meno la questione dei confini, un bel nulla ed il miglior modo di difendere il tricolore è pretendere di più dal nostro Paese e dal nostro Stato e non perdersi nei soliti mille bla bla bla .

pubblicato sul Piccolo del 30 giugno

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