Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Gorizia non ha bisogno di centri commerciali

Gorizia è circondata da centri commerciali. Quello di Monfalcone, quello di Nova Gorica, quello di Villesse. Ricordo che quando venne inaugurato il centro commerciale di Villesse, venne addirittura sostenuto, con enorme entusiasmo, anche da parte di una certa sinistra che ne avrebbe beneficiato il turismo del nostro territorio. Sulla base di quali dati non è dato sapere. Chi si reca in un centro commerciale, specialmente come il TIARE, dove vi è di tutto e di più e forse anche oltre ogni più, per quale motivo deve poi recarsi a Trieste, Udine, Gorizia ecc centri situati a circa 30 km e più di distanza da quel luogo? Certo, qualcuno lo farà, ma saranno in pochi, salvo che non si inneschi un sistema di incentivi, anche economici e di promozione reale del territorio. Non basta scrivere sul sito quello che si può velocemente visitare a Trieste o ad Aquileia, incentivare il turismo è altra storia, complessa articolata ed il tutto deve essere necessariamente correlato alla politica. Chi si reca al centro commerciale lo fa perché è quella la destinazione. Un giro tra i negozi, un caffè al bar, la spesa, un film al cinema e poi a casa. I centri commerciali, per quanto belli, legittimi, hanno di fatto stante il funzionamento della società esistente risucchiato diverse piccole attività economiche e commerciali locali, in particolar modo tra Trieste e Gorizia. Ciò è inevitabile ed anche naturale, altrimenti quale concorrenza? Perché aprire un centro commerciale con centinaia di negozi? Perché la gente comune deve recarsi al negozio della propria città se nel centro commerciale può trovare offerte e prezzi imbattibili? Il Friuli Venezia Giulia è caratteristico per i suoi borghi, per le sue città a dimensione umana. Gorizia non è come Belgrado, dove pur essendoci un centro commerciale enorme e con negozi che in quelli italiani ci sogniamo di vedere, vede il suo centro storico essere in ogni caso attivo, vitale. A Gorizia, ma anche a Monfalcone, vi è stata una vera moria di piccole attività. Il centro è vuoto. La bella via Rastello è desolante, e se si continua così Gorizia diventerà solo un set cinematografico per qualche film. Gorizia dovrebbe invece guardare ad Est, su come funzionano i mercati, ad esempio. Penso al mercato coperto. Un gioiellino quello di Gorizia, ma ai minimi termini. Potrebbe accogliere oltre alla tipica attività di mercato, anche esposizione di prodotti dell'artigianato che attirano tanti turisti. Gorizia dovrebbe diventare un grande centro commerciale, sostenendo le piccole attività, quelle locali, e non favorendo l'edificazione dell'ennesimo centro commerciale, un mostro che comporterà una cosa sola, il totale svuotamento del centro di Gorizia e condizioni lavorative, come è noto e tanto per cambiare, precarie.  
In una società dove i diritti dei lavoratori sono ai minimi termini, dove essere pagati con il sistema becero dei voucher, è la normalità, la cui pericolosità da chi era competente in materia di diritto del lavoro venne denunciata fin da subito, ed oggi si scopre solo l'acqua calda. Per non parlare delle regole stringenti a cui rischiano di essere soggetti gli esercenti che decideranno di operare in loco, costretti ad aprire nei giorni e negli orari decisi dal centro commerciale, e se non lo faranno rischieranno di pagare penalità. Non è questo il modello a cui deve puntare Gorizia. Poi, se decide di volersi omologare al sinistro esistente fallimentare, all'ennesima inutile cementificazione, faccia pure, ma che non emergano lamentazioni poi, perché tornare indietro sarà impossibile e nella migliore delle ipotesi, una volta costruito, rimarrà l'ennesimo scheletro di cemento che nessuno potrà demolire.

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