Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Restituire i nomi dei luoghi italianizzati dal fascismo alla loro forma anteitalianizzazione


Una delle cose che Piero Purini ricorda spesso, l'ultima occasione è stata la presentazione del libro di Wu Ming1 Cent'anni a Nord est a Ronchi dei Partigiani in provincia di Gorizia, è, ad esempio, che il Monte Nero è stato italianizzato e non tradotto dallo sloveno all'italiano. Italianizzato da Krn in Nero, ma Krn in sloveno significa tozzo e non nero. Oltre alla questione dei nomi, e cognomi ,diverse sono state le località soggette a processi violenti di italianizzazione forzata, che hanno ferito, non mortalmente perché la memoria ancora resiste, ma in modo decisivo, l'identità reale e storica di certe e date località. Perché non si poteva ricordare che queste località erano slave od austriache, ad esempio, si doveva ricordare che queste località erano da sempre non italiane, ma italianissime, anche prima dell'arrivo del Risorgimento e dell'Italia stessa. Regno d'Italia e fascismo hanno in pochi decenni fatto quello che terremoti, e disastri di varia natura non sono riusciti a realizzare. Hanno demolito la storia, l'identità di persone, di luoghi. I casi sono diversi, tanti, pensando all'Italia, vi è Vipiteno, il cui nome originario, prima di essere italianizzato era Sterzing, Valle Aurina, che era Ahrntal, e poi il caso del re che re non è, e non esiste, come Redipuglia, o del santo che santo non è, come San Dorligo della Valle, sui quali sono già intervenutoPer esempio, con decreto del 1939 n ° 886 il re, questa volta quello vero, Vittorio Emanuele III, ovviamente per grazia di dio, e mi domando quale dio possa mai aver apprezzato tale opera, per volontà, questa sì, della nazione, veduto il parere favorevole espresso dal Rettorato della provincia di Trieste, in adunanza 25 novembre 1938, pochi mesi dopo la proclamazione delle leggi razziali, giusto per non dimenticarlo, sulla proposta del dittatore Mussolini, Capo dei Governo, Ministro per l'Interno decretava la fine di Sredi Polje per la nascita di Fogliano- Redipuglia. Ecco,cosa buona e giusta è restituire i nomi dei luoghi alla loro forma ante italianizzazione fascista e forzata, verrà mai accolta tale proposta dal nostro Governo? Dal nostro Presidente della Repubblica? Dalle nostre Istituzioni? 

Marco Barone

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