Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Dialogo? No grazie. Ritiro immediato del ddl buona scuola ed immissione in ruolo dei precari



Una manifestazione epocale? Sicuramente la più grande ed importante e significativa di questo secolo nella e per la nostra scuola pubblica. Da Palermo a Trieste, una sola voce, univoca, determinata. Ritiro immediato del disegno di legge sulla scuola, noto come buona scuola ma diventato presto cattiva scuola ed immissione in ruolo dei precari senza ricatto alcuno. Perché l'immissione in ruolo dei precari è possibile, è fattibile, può essere indipendente da qualsiasi processo di riforma della scuola. Piazze unite, sindacati, tutti, uniti, e questa è una cosa che non so più quando si ripeterà, uniti, non da tre fischi, ma da oltre 300 mila fischi che in tutta Italia hanno comportato chiusure di scuole, invasioni di strade, discussioni pubbliche in piazza, cortei, presidi, manifestazioni variegate. Il mondo della scuola questa riforma non la vuole. Questo è un dato di fatto ineccepibile, Nessun dialogo è possibile. Solo il ritiro di quel disastroso e non emendabile disegno di legge è conseguibile. E non venite a dire che gli insegnanti, gli Ata, i genitori, gli studenti, ma anche diversi dirigenti, non hanno capito questa riforma. E' stata capita, benissimo. Ed è per questo che la si vuole cestinare, perché non si vuole la scuola azienda, perché non si vuole il decisionismo anche a scuola, perché non si vuole la concorrenza, perché non si vuole la competizione tra scuole, perché non si vuole l'aziendalizzazione della scuola, perché non si vuole la gerarchizzazione, ma una scuola democratica, collegiale, inclusiva. Una scuola semplicemente pubblica, laica e democratica, cioè, semplicemente il contrario di quello che dispone questa riforma. 

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