La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

“Il FVG come ponte di amicizia dei popoli” le parole di Bacicchi nel '64

Operaio, Partigiano e Comunista, nonché anche Senatore comunista nella VI, VII e VIII legislatura della Repubblica italiana. 
Voglio ricordare Silvano Bacicchi che ho avuto modo di conoscere personalmente per la questione Ronchi dei Partigiani/ dei Legionari, su cui tornerò a breve, con un suo discorso, quello del 13 marzo del '64 pronunciato durante i lavori della V conferenza nazionale d'organizzazione del PCI. Parlerà della nostra Regione, di cui certamente è stato uno dei principali sostenitori, in questo modo: "L'attuazione della Regione non è stato un regalo o una conseguenza del centro sinistra; è stata la conclusione vittoriosa di una lunga lotta popolare (giunta fino agli scioperi) nella quale i comunisti italiani e sloveni hanno avuto un ruolo di avanguardia sulla base di una piattaforma popolare unitaria che ha costretto le altre forze politiche ad accettare la costituzione della Regione autonoma. Il compito che ci sta ora di fronte è quello di dare un contenuto preciso alla Regione perché essa possa assolvere in pieno la sua funzione affrontando i gravi problemi che sono di fronte a tutti i cittadini”. Ricordando che la nostra Regione deve essere “ponte di amicizia dei popoli”. Che queste parole siano ancora oggi attuali è evidente, e confermano la grandezza del pensiero di Silvano Bacicchi. Che l'autonomia della Regione deve rispettare quella dei suoi nuclei vitali, è altrettanto evidente, quali i Comuni, specialmente oggi, in un tempo ove si assiste ad un centralismo esasperato contestualmente ad un nazionalismo crescente che rischia di minare seriamente quel ponte fra i popoli che il FVG è diventato grazie all'operato ed all'intervento di persone come Bacicchi. Valori antifascisti che Bacicchi ha difeso fino alla fine. Come nel libro presentato il 25 luglio 2014, in una pienissima sala del Consiglio comunale di Ronchi, Riflessi di una Grande Guerra, ove affronta tre tematiche importanti e delicate: la diffusione della lingua italiana; l’impresa fiumana di Gabriele d’Annunzio;l’identità antifascista di Ronchi. Un libro patrocinato dall'ANPI, comitato provinciale di Gorizia ed in collaborazione con il centro Isontino di ricerca Gasparini. E Bacicchi, ha evidenziato il carattere a dir poco inappropriato, del suffisso dei legionari in Ronchi, rilevando che:1) la marcia di Ronchi fu del tutto casuale, sarebbe potuto partire da qualsiasi altra località viciniore che avesse avuto disponibilità di una caserma per i granatieri,rivoltosi,poi divenuti legionari; 2) Ronchi e la sua popolazione furono totalmente estranei alla marcia, tanto che lo stesso D'Annunzio definiva Ronchi borgo inconsapevole ed in ogni caso non rimase in Ronchi oltre le 11 ore; 3) la ridefinizione del toponimo originale della città in Ronchi dei Legionari, per la personalità di chi lo propose, le motivazioni addotte, l'illegittimità del Consiglio che le approvò e del Governo che le decretò sono di una evidente impostazione fascista, al pari della cittadinanza onoraria a Mussolini, come comunque recentemente revocata; 4) L'impresa fiumana di D'Annunzio e dei suoi Legionari fu un nocivo attacco a un debole regime liberaldemocratico e una marcia lungo una strada che portò non solo alla periferica Fiume ma fu propedeutica a quella fascista su Roma; 5) i valori, che giustamente onorano il gonfalone di Ronchi e la storia della sua gente, non si possono confondere con la storia politica di D'Annunzio e dei suoi Legionari che tali valori contrastano. Concludendo che per i motivi, come ora sinteticamente riportati, “è favorevole alla eliminazione del suffisso dei Legionari, al mantenimento di solo Ronchi con l'aggiunta città Medaglia d'Argento al Valor Militare per attività partigiana”. 
Ed essendo uno dei promotori del comitato culturale,sociale e storico Ronchi dei Partigiani, sulla cui attività ecc verrà a breve pubblicato un libro, non posso che essere orgoglioso del fatto di sapere che sussiste una piena condivisione di vedute sulla questione dei legionari in Ronchi con il compagno Bacicchi. E questa battaglia, finalizzata ad eliminare il suffisso dei legionari, per il mantenimento del solo Ronchi con l'aggiunta città Medaglia d'Argento al Valor Militare per attività partigiana, la condurremo avanti con tutte le forze antifasciste, insieme. 
Insieme, anche per il compagno Silvano Bacicchi.  E ragionando sul bellissimo nonché attualissimo discorso del marzo del '64 non posso che arrivare alle seguenti conclusioni:se il FVG doveva divenire ponte fra i popoli, dunque che anche Ronchi, che ospita anche l'unico aeroporto della nostra regione, lo possa divenire ed essere pienamente, eliminando un suffisso, che oggi, nel terzo millennio, nell'Europa senza confini, nell'Europa ove si vuole mantenere la pace e contrastare ogni nazionalismo, è a dir poco folle, folle perché quel suffisso, tra le varie cose, celebra l'occupazione di una città straniera, appartenente alla Croazia...

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