Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Barabba e Cristo, una metafora per spiegare la vicenda dei marò e di Napoli

Sarà forse ridondante, forse scontato, forse assodato, ma sento la necessità di scriverlo, quando a morire per mano delle forze di sicurezza è un qualsiasi cittadino, si liquida tutto in: "incidente, legittima difesa, tragedia, fatto accidentale". Non si parla mai di omicidio,sia esso colposo, preterintenzionale, doloso o di assassinio. Affermare il concetto di omicidio, o assassinio, quando questo accaduto per colpo di piombo o di frusta di Stato, significa accettare la responsabilità della propria cattiva condotta. Significa assumersi la responsabilità. Significa dire che lo Stato ha sbagliato, che lo Stato ha ucciso.
Ma, come giustamente eccepito nel post:
http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=18935 di Wu Ming, in sostanza l'ossatura del fascismo è ancora viva e presente, la deresponsabilizzazione, che ha condotto questo Paese a compiere uno e più tradimenti, come fatto altamente naturale, è questione scheletrica e strutturale difficile da spezzare.  Italiani brava gente, forze di sicurezza brava gente, sempre a prescindere da qualsiasi atto od omissione. Ma voglio andare oltre, osando una metafora religiosa, perché il nostro Paese, quello in cui viviamo, è profondamente dopato da principi e concetti e dogmi e parabole religiose e per comprendere certi processi si deve analizzare il tutto anche da questa ottica. 
Sì, vi è anche un condizionamento religioso che nella sua profondità incide molto e ciò non lo si può ignorare. Pensiamo alla questione Barabba e Cristo quello che è passato nell'immaginario collettivo è il seguente messaggio: L’innocente( Cristo) andò sulla croce al posto del colpevole( Barabba). Che poi Barabba fosse solo un ladrone od un brigante e non un assassino, poco doveva interessare, quello che doveva interessare e conta è la colpevolezza di Barabba e l'innocenza assoluta di Cristo. Buona parte del sistema mediatico trasforma l'agente, sia esso delle forze militari che dell'ordine, quando si realizza un fatto come quello indiano o di Napoli, parlo dei più recenti perché sono quelli più caldi, nell'innocente assoluto che non aveva alcuna colpa, che svolgeva il proprio lavoro. Mentre i pescatori di turno sono colpevoli a prescindere, perché pescavano in una zona pericolosa, il ragazzo di periferia è colpevole a prescindere perché i ragazzi della sua età la sera tardi devono starsene a casa a dormire e non andare in giro ecc.  
Dunque a finire sulla croce, per la voce del popolo maggioritaria, come governata dalle ronde mediatiche di sistema, dovevano essere i pescatori od il ragazzo di periferia, a prescindere da ogni tipo di valutazione preventiva, itinerante e successiva. Perché il sistema di sicurezza è quello deputato a garantire l'ordine e deve essere sempre innocente. Perché il sistema di sicurezza è la parte vitale ed essenziale dello Stato, colpevolizzare il sistema di sicurezza significa colpevolizzare lo Stato. Però, come la religione ha insegnato, sulla croce vi è finito Cristo non Barabba, l'innocente assoluto e non il colpevole che doveva essere il colpevole. E dunque, anche se a morire sono stati i pescatori, o ragazzi di periferia, si deve compiere l'opera mediatica religiosa. Cristo deve finire in croce e si deve affermare la sua "passione" Si deve compiere la sofferenza del Cristo, una sofferenza che deve essere riservata solo per i servitori dello Stato, quasi a rimpiangere che non siano loro ad essere stati uccisi. Si attua la seconda fase, quella fase che vuole il martirio, la passione, il calvario, la crocifissione, sino alla resurrezione. Ed ecco che si trasmettono filmati, ricostruzioni, proiezioni, di eroi che hanno perso la vita durante lo svolgimento del loro lavoro, siano essi in missioni di guerra, siano essi in servizio in città. Strumentalizzazione della morte a dir poco ignobile. A ciò si ricollega una ricostruzione, spesso forzata e spesso surreale, ma dall'effetto chiaro ed inequivocabile, quale quella di ricondurre tramite gesti ed atti l'intera passione di Cristo nella vicenda dei servitori dello Stato, attualizzata ma sempre efficace, ecco allora la detenzione, la malattia, il vittimismo, la crisi, il dolore, la richiesta del perdono, l'abbandono, gli assalti contro le auto, che ricordano gli assalti contro i discepoli, le offese contro il corpo, fino ad arrivare alla resurrezione, quale la riabilitazione, il ritorno in Italia, o l'oblio, che farà dimenticare la vera vittima, la reale vittima e salvaguardare l'intero corpo, perché Cristo è sempre innocente e la sua innocenza va difesa sempre. Una situazione del genere, spesso decisa dall'alto ed imposta dall'alto non giova neanche a quel tipo di sistema che si vorrebbe difendere con tali mezzucci, perché verrà meno la fiducia, perché le persone che ancora ragionano con la propria testa, non dimenticano mica. Spirito di corpo, di appartenenza e tanto altro, non possono e non devono condizionare certi e dati processi, certi e dati processi che si ripropongono puntualmente sempre con gli stessi schemi. Schemi frutti di consapevolezza o meno, sono una sorta di ipnosi collettiva che risveglia concetti inculcati nel corso del tempo sempre pronti a colpire e ad affondare ogni concetto reale di giustizia, nel nome di quella religiosità che ha mandato in rovina questo Paese, perché l'innocenza di Cristo non si deve discutere, mai.

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