Lo spirito di solidarietà del Friuli

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  Dopo la tempesta, potente, imprevista, sconvolgente, la classica quiete, che sa di beffa. Il sole, il silenzio, il rumore di chi spala fango, di chi si è attivato senza battere ciglio per aiutare. Subito. Solidarietà. Così è stato nei periodi delle grandi tragedie e drammi che hanno colpito questa piccola fetta di terra d'Europa. Che ha conosciuto due guerre mondiali, con il Friuli non spettatore, ma suo malgrado, attore. Così è stato con eventi diabolici, come la tragedia del Vajont, così come è stato con il terremoto del 1976. Una terra che non cerca di compiacersi, che non ha bisogno di sentirsi dire quanto siamo bravi o più fighi o meno fighi degli altri. Si va oltre, si va avanti, insieme. Il dolore delle vite sottratte cinicamente da questo mondo è e rimarrà vivo, ma la forza di rialzarsi in breve tempo, senza perdere tempo in giustificati lamenti, che questa terra continua a dimostrare, generazione dopo generazione, è più unica che rara. Il sole splende lì dove una frana h...

#Calcio Mondiali: a quando la rappresentanza UE e la fine delle nazionali?

Di Stati Uniti d'Europa si parla sin dal 1914 circa, per esempio sarà un progetto caro all'irredentista ma anche socialista, Ettore Ciccotti. Un concetto che, specialmente dopo la fine della seconda guerra mondiale, ha trovato maggior consistenza ed oggi è quasi all'ordine del giorno di buona parte di quella politica strettamente legata, per ragioni strategiche, alla visione americana del mondo e della società, sia essa di destra che di sinistra. Si dice che il calcio unisce, unisce i popoli, unisce le comunità.  Eppure l'Unione Europea non ha una squadra calcistica unica, come accade per esempio negli Stati Uniti d'America. La UE oggi è grande agglomerato dove gli Stati, pur avendo perso sovranità su diverse materie, economiche in primis, continuano a chiudersi nel recinto del più esasperato nazionalismo quando si tratta di competizione agonistica, di sport e di calcio, ad esempio. Italia, Germania, Francia e così via discorrendo. Ma l'Unione Europea dovrebbe avere una sola squadra di calcio e certamente così sarà e non potrà che essere quando si realizzerà il progetto degli Stati Uniti d'Europa. Probabilmente una mossa del genere comporterà sollevazioni popolari forse indomabili, ma se ciò accadrà, allora, l'Unione Europa sarà destinata a non essere altro che un contenitore di mille nazionalismi, uniti solo da una moneta e dalla libera circolazione delle merci in primo luogo. Il calcio potrebbe e dovrebbe essere il primo esempio di unificazione. D'altronde il calcio di oggi è mutato. Alcune nazionali moderne hanno messo in discussione, positivamente, il concetto di autoctono,  le squadre di calcio, con riferimento alle varie competizioni locali, sono oggi espressione di calciatori provenienti da diversi Paesi con diversa nazionalità. Insomma, il calcio, corre, corre talmente tanto che pone in discussione il concetto di nazionalità.  A pensarci bene forse arriverà il momento in cui i mondiali, come li abbiamo conosciuti sino ad oggi, non avranno più ragione di esistere, forse diventeranno espressione di competizione di forze continentali, dei cinque, o sei o sette continenti esistenti, dipende da quale modello si vuole seguire. Certo, è vero che oggi giorno i nazionalismi sono tornati a bussar alla porta dei vari Stati con forza e prepotenza ed anche violenza, ma il calcio, se ben indirizzato, potrebbe risolvere questo problema, unire per il goal, un goal per un mondo senza più frontiere e pericolosi nazionalismi.


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