La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Il sacrario fascista della morte di Redipuglia 8 mila volte presente, 8 mila volte assente

Lanciafiamme, pistole e fucili, mazze ferrate e coltelli, bombe a mano e gas.
No, non eri una persona, eri un numero.
Eri un numero, eri un essere astratto, eri il nulla.
Mandato al macello, non avevi scelta.Se fuggivi, venivi fucilato, se cedevi, venivi fucilato e poi il disonore nell'onore salvifico diabolico della patria.
Ma cosa mai è la patria.
Cosa sei tu patria?
Non lo sai, non lo hai mai capito, ma sei morto per quella cosa chiamata patria.
Patria di morte, patria di violenza, patria della peggiore bestialità, patria dove anche gli animali fuggivano al rumore delle esplosioni.
Buche, crateri, voragini.
Brandelli di carne, ossa spezzate, od uccidevi o venivi ucciso.
Poi, al soldato sopravvissuto, che combatteva contro quelli che prima erano magari i suoi fratelli di strada, perché così avevano deciso i grandi condottieri di quella cosa chiamata patria, ecco l'onore della medaglia al petto tra nuvole e fumo ed odore di morte.
Maledetta guerra, guerra alla guerra, quante volte avrai pensato ciò nella tua mente? Non conoscevi Trieste o Gorizia, il tuo mondo magari finiva a Roma o forse anche prima, ma hai trovato morte lontano dalla tua casa e di te altro non rimangono che ricordi e forse una fotografia.
Ma eri un numero.
Un numero da mandare al macello.
Sì, un numero, spersonificazione del tuo essere qualcuno, per l'immedesimazione in quella cosa chiamata patria.
Ed eccola lì, la scritta presente.
Ripetuta e ripetuta 8.000 volte ed è la stessa che si ritrova nei Sacrari fascisti.
Presente dovevi rispondere al rito d'appello dello squadrismo. Il capo della squadra del camerata fascista defunto gridava il suo nome, e la folla in ginocchio urlava, presente.
39.857 nomi, senza età.
Nomi a cui la patria inginocchiata grida presente senza mai aver chiesto scusa o perdono per quell'atto vile e vigliacco quale la guerra.
Nomi senza età.
Non hai età, perché tu sei un numero, perché tu non sei ma devi scioglierti, nel divenire immortale in quella cosa "eterna" chiamata patria, patria di morte.
Non eroe.
Ucciso dalla patria.
E beffa nella beffa governa il silenzio di quel presente assente la tomba del Duca D'Aosta, comandante protetto dalle sue ali, i suoi generali.
Condottieri nella morte, per la morte, la tua.
Sulle pendici di quel monte, sventrato due volte, il fascismo ha voluto quel sacrario,lo ha inaugurato e la patria lo ha preso in consegna, e l'onora, ancora oggi.
Lì, in mezzo a quel grigiore vi è anche l'unico nome di una donna lì seppellita, una crocerossina, una delle poche di cui si conosce l'età, aveva 21 anni, perché era donna, perché era mortale e non immortale come il soldato, come l'uomopatria.
Giovane, come tu eri giovane.
Gioventù bruciata dalla guerra per la patria.
Quella patria che tu non hai mai conosciuto, quella patria di cui nulla t'importava, perché non avevi scelta, o morire o sopravvivere uccidendo. E poi, tra scalini senza tempo, tra proiettili fallici ma non fallaci perché hanno ucciso,leggerai che se il tuo animo non sarà più gagliardo e sereno voi “sarete venuti qui invano” od ancora “se per voi non “duri e non cresca la gloria della patria noi saremo morti invano”.
Scritte incise sul marmo, che offendono la tua morte.
Scritte incise sul marmo che offendono la tua non scelta.
Perché non avevi scelta. No, non uscirò da quel luogo con l'animo sereno o gagliardo, non cresce la gloria della patria,uscirò da quel luogo con la rabbia ed il disgusto per quella patria che ha mandato alla morte giovani uomini e donne per il nulla.
Quel sacrario fascista della morte è un mero insulto verso chi è stato ucciso dalla guerra voluta da pochi elitari e reali od imperiali borghesi e lì è sepolto.
Vergogna d'Italia ecco cosa sei tu Sacrario della morte.
Si poteva continuar a rimanere neutrali, neutralizzando ira e disumanità. Ma tu Italia, guidata e condotta in modo scellerato da quel grido viva la guerra dannunziano, elevato a poeta della patria, ma il cui giusto ricordo dovrebbe esser poeta della morte, hai voluto cogliere l'attimo dell'opportunismo, per egemonizzare l'Adriatico mare con sadico diabolico cinismo. Pellegrinaggio assassino nel nome di quel nazionalismo che ha condotto uomini e donne alla dura e brutale morte. Non eroi, ma vittime del tuo ego imperialista, Italia.

MarcoBarone
nota: ringrazio Wu Ming 1 per i diversi spunti di riflessione che mi ha offerto...

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