La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Il 14 giugno L'#ArmatadeiSonnambuli a Ronchi dei Partigiani e quel non casuale 12 settembre del 1919


Lo spirito di Marat, la maschera rivoluzionariamente ribelle di Scaramouche, il senso dell'uguaglianza di Marie, l'amore per la fratellanza di D'Amblanc, sbarcheranno il 14 giugno a Selz di Ronchi, a pochi passi dal luogo ove è nata la Brigata Proletaria, il primo gruppo, di resistenza armata, nato contro il nazifascismo, a cui ha fatto anche parte la prima staffetta partigiana d'Italia,Ondina Peteani .
Nulla è casuale in tutto ciò.
Tutto è causale, invece, di quella voglia di dignità e resistenza che non stanca e mai stancherà. Il 14 giugno a Ronchi si svolgerà un Convegno storico, sociale e culturale sull’impatto che hanno avuto il regime fascista e la Repubblica Italiana sulla toponomastica locale e contro la denominazione dei Legionari di Ronchi. Dopo aver ottenuto la revoca della cittadinanza onoraria a Mussolini, nel Comune di Ronchi, adesso è il momento di mettere seriamente in discussione la denominazione dei Legionari e di tutto ciò che vi è connesso: una battaglia per la dignità e per l'antifascismo che sulla nostra pagina facebook https://www.facebook.com/RonchiDeiPartigiani
ha visto oltre 400 adesioni e diverse personalità del mondo della cultura, dello spettacolo, a sostegno della nostra iniziativa. Per analizzare ed approfondire l'opera sistematica di rimozione e distorsione della storia locale a partire dai nomi dei luoghi in cui viviamo, il 14 giugno 2014, a Selz di Ronchi (GO) via Monte Cosich dalle 16.30 alle 19.00 come “Ronchi dei Partigiani” abbiamo organizzato, con l'adesione di ANPI, ANED, Istituto di studi storici Gasparini, SKRD Jadro, circolo Arci Curiel San Canzian, circolo culturale e sportivo dell'Olmo e in collaborazione con la libreria la Linea d'Ombra di Ronchi e la casa editrice Kappa Vu, una 
GIORNATA DELLA CULTURA RESISTENTE con al centro il convegno che abbiamo intitolato COS'È IL NOME DI UN NOME? La toponomastica a Ronchi e nella “Venezia Giulia” tra imposizione e mistificazione.
Il convegno vede tra i partecipanti Luca Meneghesso (organizzatore e coordinatore), Maurizio Puntin (esperto di toponomastica), Alessandra Kersevan (storica ed editrice), Wu Ming1 e Boris Pahor (scrittori), Marco Barone (blogger, attivista), Piero Purini (storico).
Segue rinfresco con proposta di alcuni canti della tradizione sociale e politica di fine Ottocento - inizio Novecento, introdotti da brevi spiegazioni contestualizzanti il brano.
Dalle 21.00 alle 23.00 cureremo anche la presentazione del nuovo fortunato libro del Collettivo Wu Ming “l'Armata dei Sonnambuli”con la presenza di Wu Ming1.

E si guarderà dunque anche a quel maledetto 12 settembre del 1919 sul quale voglio ora spendere alcune parole non scontate di riflessione.


“Ieri, 12 settembre, in un telegramma, di cui chiaramente non si leggeva l'ora, ma che dovette essere spedito alle ore 13 circa, fu annunziata dal generale Pittaluga la partenza da Monfalcone di parte di un battaglione di granatieri, già a Fiume, con camions, e che 300 giovani del battaglione fiumano erano partiti per incontrarlo, il generale Pittaluga soggiungeva che andava loro incontro per fermarli, che nessun atto erasi fino allora compiuto contro gli alleati, che aveva proibito ogni manifestazione o riunione e che avrebbe agito energicamente. Chiedeva rinforzi di carabinieri. Alle ore 14.30 un altro telegramma al Ministero della guerra del generale Di Robilant comunicava la notizia della partenza avvenuta durante la notte, su 40 autocarri, di granatieri condotti da D'Annunzio per Fiume e che il battaglione fiumano volontario attendeva sulla linea di armistizio. Aggiungeva che il comando del XVI corpo d'armata aveva preso le misure per arrestarli; ma, essendo mancato un reparto e altre truppe della linea di armistizio, ciò non era avvenuto” 

Queste furono le prime parole, come riportate da Nitti, alla Camera, nella seduta del 13 settembre 1919, in relazione ai fatti di Fiume. Come avevo già avuto modo di evidenziare, in un mio precedente intervento, non si parlerà mai di Ronchi, almeno nelle prime battute, ma di Monfalcone.  Risulta che nessun cittadino di Ronchi abbia partecipato alla marcia di occupazione di Fiume, una quindicina furono invece i monfalconesi, ed in ogni caso il grosso della spedizione non partì da Ronchi ma da Monfalcone. Forse Ronchi non è stata citata per omissione involontaria, forse no. Eppure Ronchi è stata esaltata da D'Annunzio, poeta amante della guerra e precursore della peggiore ideologia avuta in Italia, quale il fascismo, sin dalla sua prima permanenza, non tanto per Ronchi, ma per la cattura di Oberdan e per ciò, che tale cattura, rappresentava.
Il giorno prima della marcia di occupazione di Fiume, venne stipulato il trattato di Saint-Germain-en-Laye , siamo nel 10 settembre del 1919. Era il trattato di pace tra le potenze alleate e associate e l'Austria che venne poi definitivamente approvato nella seduta del 9 agosto 1920 e che lasciava, appunto, aperta la questione di Fiume. Altra coincidenza temporale è relativa al fatto che il giorno 12 settembre, veniva messo all'ordine del giorno, alla Camera, l'Approvazione del Trattato di pace fra le potenze alleate e associate e la Germania e del protocollo firmato a Versailles il 28 giugno 1919. A causa, ovviamente, dei fatti fiumani, l'approvazione venne rinviata all'infinito. E' anche singolare il modo in cui si chiuderà la legislatura, ovvero con l'approvazione solenne dell'italianità di Fiume ed il rinvio al 1 ottobre per l'approvazione del citato trattato. Peccato che la legislatura ebbe fine il 29 settembre del 1919. Insomma, non è casuale che la marcia di Fiume si pone nel mezzo di due fondamentali atti diplomatici internazionali, che interessavano direttamente ed indirettamente anche la questione della Dalmazia e di Fiume.
D'Annunzio, così scrisse«Sono malato. Ieri ebbi la febbre a 39! Stamani è diminuita. Ma parto. È necessario. Arrivederci!» e partì dunque, anche se malato nel giorno prestabilito come determinato dagli eventi politici. 
Le testimonianze storiche comunque rilevano che l’ 11 settembre alle ore 14, Gabriele D'Annunzio su una lancia  lasciò la Casa Rossa a Venezia ove abitava per recarsi a S. Giuliano ove lo attendeva l’automobile che lo condusse a Ronchi. Venne ospitato in una casa sul Viale Trieste e nella stessa notte, presso il palazzo del podestà di Ronchi, con la complicità  a quanto pare del Cavaliere Alessandro Blasig, improvvisò una sorta  di provvisorio  quartiere generale ove attese i mezzi e le truppe per la prima parte della spedizione di Fiume. L'operazione è volutamente caduta nel bel mezzo di due date importanti che hanno anche causato la crisi di Governo e minato, seriamente, i rapporti diplomatici internazionali, grazie,appunto,proprio alla marcia fiumana. Infine, il concetto di "vittoria mutilata" nasce proprio come atto di protesta nei confronti dei Trattati di Pace. Concetto, che in un certo senso, verrà ripreso nel corso del tempo per altri motivi,ma che ben si pongono in linea con lo spirito dell'irredentismo reazionario. In sede di approvazione della nota Legge del Ricordo,  affermerà il parlamentare di AN Servello : "Tornando al significato complessivo del «Giorno del ricordo», l'elemento decisivo mi sembra consistere nel fatto che la data prescelta sia il 10 febbraio, giorno del Trattato di Parigi che impose all'Italia la mutilazione delle terre adriatiche. Se invece, come avevano inizialmente proposto i vertici DS, fosse stata scelta la data del 20 marzo, giorno in cui partì da Pola l'ultimo piroscafo con la nostra gente, gran parte del significato storico-politico del «Giorno del ricordo» sarebbe probabilmente andato perduto".

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