La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

P2 e servizi, e la ovvia smentita del Governo



7 Gennaio 1983. 
Una nota riservata di Tina Anselmi alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, esplicava che nel corso dei lavori della Commissione, di cui la parlamentare era presidente, in relazione ai rapporti tra massoneria e Stato,  emergeva nei fatti un contatto personale di Licio Gelli con i Servizi segreti (nella specie del SISDE), che in almeno una occasione si sarebbero valsi della sua opera nella qualità di un non bene identificato collaboratore. Questo episodio storico “ documentato in istruttoria coincideva con ulteriori elementi a loro disposizione” tali “ da indurre la Commissione ad ipotizzare un collegamento tra Gelli con i servizi segreti non episodico ma di natura organica” e comunque da lasciar intendere una infiltrazione nei Servizi da parte della Loggia P2.
Il Governo rispondeva il 18 febbraio 1983 tramite il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri rilevando che per quanto concerneva “un presunto contatto personale del Sisde con Gelli” non esisteva negli archivi “ della segreteria generale del Cesis e del Sisde alcun tipo di riferimento ad una collaborazione tra i servizi e Gelli" e dunque la P2.


Non poteva essere diversa la risposta da parte di un sistema che, in verità, era colluso con la P2. Il 29 ottobre del 1982 emergeva che il Generale Giulio Grassini. ex direttore del SISDE, in data 21 ottobre “ha dichiarato alla Commissione parlamentare di inchiesta sulla Loggia Massonica P 2 di aver comunicato nel maggio del 1981, all'Onorevole allora Sottosegretario alla Presidenza del C. dei Ministri  di avere avuto un contatto per motivi di servizio con il Sig. Licio  Gelli e che, della vicenda, lo stesso Sottosegretario aveva” informato il “ Comitato parlamentare per i Servizi”.

Una nota dei Servizi, del 14 giugno 1984, insisteva nell'affermare che il nominativo di GELLI "non è mai apparso nella documentazione concernente le “fonti” di servizio”. Ma un appunto datato 10 dicembre 1978 sequestrato presso l'abitazione del giornalista M. C., relativo ad una conversazione intercorsa tra lo stesso, Licio Gelli (GE) e Umberto Nobili (NO) lasciava intendere ben altro. Per esempio il “ricatto” che la massoneria esercitava verso il Governo, poiché “ moltissimi parlamentari sono massoni ed il Presidente del Consiglio ne avrebbe dovuto tenere conto perché altrimenti i provvedimenti di governo non sarebbero passati”. Oppure la lettera di N. Falde a Licio Gelli dell'8 aprile 1976 ove si evinceva che ( Gelli ndr) "tra i tuoi “dipendenti “ iscritti all'obbedienza , secondo quanto mi dicevi hai  Ministri, Direttori , Generali, militari di alto rango, Carabinieri, Pubblica Sicurezza, Guardia di Finanza e Sindona, ad esempio, dipende dalla tua volontà”. Una lettera che si concluderà con questo auspicio “ intanto per incominciare tu non continuare a difendere i Crociani e assimilati, nel tempo”.

Ora,  i numerosissimi volumi sull'inchiesta delle inchieste, quella relativa ai rapporti tra P2 e Stato, sono disponibili, certo vi sono una infinità di omissis, certo molto è già stato scritto, e sicuramente se molti indizi lasciano ben intendere cosa è accaduto in Italia dal momento dello sbarco degli americani sino agli eventi stragisti del 1992/93, tutti governati da un solo filo conduttore, è chiaro che nessuna verità certa verrà mai alla luce, perché ancora oggi esercitano il potere uomini ed anche donne figli e figlie di quella fratellanza o sorellanza, dunque, attendersi una verità ed una giustizia da parte di un sistema colluso sin dalla sua nascita con i peggiori poteri,  è come credere nelle favole. 
Si sa quello che si vuole fare sapere, quello che doveva scomparire è scomparso, quello che doveva rimanere segreto è ancora segreto, ma i dettagli possono essere utili per maturare almeno un minimo stato di consapevolezza, quella consapevolezza che dovrebbe accompagnare ogni individuo nella formazione del proprio pensiero critico e non dipendente dall'omologazione dell'informazione unica che altro scopo non ha se non quello di preservare il sistema da processi rivoluzionari e destabilizzanti per i circoli o club di potere.


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