C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

'Ndrangheta Town




Attraversi oltre otto mille anni di storia
camminando su questo rude e vecchio asfalto,
silenzi di mare ti rapiscono in lontananza,
lì il Golfo di Lamezia,
là lo Stromboli fumante ed indifferente,
qui io con le mani nella tasca,
pensieri senza una direzione definita,
e cammini.
Cammini sfiorando le mura greche,
cammini oltrepassando ciò che rimane del Tempio di Proserpina,
cammini tra ville romane, mosaici e mura sepolte
da una civiltà che ha fatto della inciviltà il suo unico senso di abitudine.
Abitudine all'inciviltà.
Lì in alto il castello Normanno Svevo,
qui in basso i simboli ed altari di quel fascismo che
da queste parti non è stato poi tanto ripudiato,
anzi anzi è anche onorato.
Storia e malesseri sociali,
in una crisi che mai crisi qua è stata,
perché tanto al peggio non c'è mai fine,
e tu sai
che abituato sei al non lavoro
e per campare si può sempre sperare
nel giusto suono delle campane.
Ma mille ed infinite automobili giostrano per la città,
sì non avendo nulla da fare sali in macchina e giri e giostri con il tempo.
Tanti e più girotondi.
Telefonino in mano, sigaretta accesa, musica a volume che stordisce anche chi
chiuso nella sua omertà dice che nulla ha mai sentito perchè, per tendenza, sordo,
ma che tutto vuol sapere della tua vita
ma che nulla ti dirà della sua di vita,
e la tua schiena lentamente scivolerà verso i pedali,
il tuo mento verso il volante,
perché tanto non hai nulla da fare,
e tra arguzie e peripezie cerchi la posizione
tra il mistico e teatrante
E giri e giri,
e mangi e mangi,
e giri e giri, e mangi e mangi
e poi dormi.
E poi 'ndrine e raccomandazioni
per una città che ha dimenticato la sua antica storia
per adattarsi ad un tempo
dell'ognuno pensi a se stesso
comunque e con ogni mezzo.
D'altronde basta una preghiera,
l'atto di dolore,
tre Ave Maria ed un Padre Nostro,
un cero per la spada dell'arcangelo San Michele
per liberare la propria coscienza da quel senso di peccato
che punge la dignità sociale
senza mai scuoterla a dovere,
perché l'onore ed il piacere
son il paciere
di questa 'ndrangheta Town




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