Ciclone Cleopatra, piena millenaria,
bombe d'acqua e corre ancora la fantasia che si scontra con quella
realtà tipica del nostro maledetto Paese.
Hanno riscoperto la Sardegna.
Si sono accorti che la Sardegna è
parte integrante dello Stato italiano.
Sono anni che in Sardegna si lotta e
protesta contro una crisi sociale ed economica enorme, sono anni che
si violenta il territorio, sono anni che si chiudono gli occhi,
eppure la Sardegna ora è italiana.
Ma ancora per poco.
Da prima notizia, l'evento naturale che
ha devastato un territorio e procurato, con la complicità di chi non
ha provveduto a governare il territorio nel rispetto del buon senso e
della natura, diverse e diversi morti, diverrà seconda notizia, poi terza, e
poi sarà solo una questione sarda.
Tutto ciò dovrebbe essere allucinante, eppure è accettato, eppure è la fottuta normalità di questo sistema.
Si devono cercare gli eroi.
Si devono cercare quelle storie che
possono commuovere.
Si fotografano gli animali in
difficoltà.
Si immortala l'indegno.
Copioni che si ripropongono ogni volta,
tra omaggi, critiche, ed ipocrisia e poi tutto dimenticato.
Eppure ci sono delle vite uccise,ancora
una volta, dalla solita incuria.
Ed ogni volta presentano il tutto come
straordinario.
La straordinarietà che diventa
normalità.
Dicono che questo è il momento del
silenzio.
Nessun silenzio.
Non vi sono più lacrime da versare.
Vi è una rabbia enorme, quella rabbia
che hanno fatto passare come la semplice voglia di tirarsi sul le
maniche.
La Sardegna è Italia, lo è nel modo
in cui si è svenduta quella terra,lo è nel modo in cui la si è
trasformata in terra da turismo selvaggio per ricchi.
La natura è rabbiosa, funesta, si
possono inventare, in pieno stile americano, mille e più nomi per
catalogare eventi di un certo tipo, ma ogni evento ha una causa e la
causa siamo noi.
Come dare torto a quelli che dicono
che la Sardegna farebbe bene a mandare a quel Paese l'Italia, farebbe
bene a staccarsi da un Paese che offre solo 20 milioni di euro, una
elemosina indegna, da parte di un Paese che nulla ha fatto per
evitare l'evitabile ed il prevedibile, perché tutto quello che è
accaduto era prevedibile?
Io nel mio piccolo ho vissuto anche
l'alluvione.
A Vibo, in Calabria, nera estate del 2006.
Ho visto la furia dell'acqua.
Ho visto le pietre venirti incontro
come piume.
Eppure erano pesanti, tanto pesanti.
Ho visto le auto essere sommerse
dall'acqua.
Ho visto la collina franare.
Ho visto l'acqua raggiungere quasi i
tre metri di altezza.
Ho visto l'alba ma non il tramonto di questa guerra, la
guerra di una natura alla cattiveria dell'uomo.
Ho camminato sul fango ma non ho perso
nulla io, altri invece sì, quattro morti, sfollati e lavori che
ancora oggi devono essere ultimati. Già, la ricostruzione, ricostruire sulle macerie è sempre fonte di guadagno, più della prevenzione.
La Calabria, così come la Sicilia, la
Campania, la Liguria, la Toscana, la Sardegna, e tante altre regioni
italiane, sono state violentate.
Tanto figurati se accade qui, questo è
il pensiero dominante, oppure se accade dio provvederà, già.
Quale dio? Quale?
Contegno, dignità, ma a tutto ciò ci
si deve rivoltare perché la Sardegna non sarà l'ultima volta.
Accadrà ancora.
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