La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Lo Stato ha salvato l'omertà chiudendo la bocca per sempre a Provenzano

Zu Binnu o Binnu u trattori, Bernardo Provenzano, ritenuto il capo di Cosa Nostra, è stato messo a tacere per sempre.
Avrebbe parlato?
Sì, e le indicazioni ci sono tutte.
La vicenda del sacchetto, le botte, ed il modo in cui ora è ridotto. Su una sedia a rotelle, un corpo che respira, a cui batte ancora il cuore, ma che non potrà più parlare.
I mafiosi parlano in codice, un codice simile a quello massonico, un codice ben conosciuto da chi deve essere conosciuto.
Nel video risalente a maggio 2012, pubblicato da Servizio Pubblico, durante il colloquio nel carcere di Parma tra Provenzano e la famiglia, dopo il presunto tentato suicidio, anche quello messaggio in codice, mi ha colpito un passaggio, quel 16 anni, tu avevi 16 anni, dirà Provenzano, ma il figlio in quel momento non capirà.
Era il 5 aprile del 1992 ed i figli di Provenzano usciranno dalla clandestinità dopo ben 16 anni.
Il 5 aprile del 1992 è una data significativa nella storia della repubblica italiana, finirà la prima repubblica, la DC otterrà il suo minimo storico e per la prima volta in un'elezione di rilevanza nazionale non supererà il 30% dei consensi , il mese prima verrà ucciso Salvatore Lima, un segnale che anticiperà ciò che poi si formalizzerà a livello politico con la caduta della DC, il mese successivo ci sarà la strage di Capaci e poi arriverà quella di via d'Amelio.
Tutto connesso, quel 16 anni è una parola chiave, una parola chiave che lascia ben intendere cosa è stata la trattativa, che lascia ben intendere in cosa è sfociata, che lascia intendere cosa è poi nato, che lascia ben intendere cosa avrebbe svelato Provenzano.
Un Capo tradito, un Capo che ha migliaia di responsabilità certamente, un Capo che è stato catturato solo e quando ciò poteva essere utile alla politica per ragioni anche elettorali, quando si è realizzato il nuovo passaggio di consegne, quando un nuovo mafioso è diventato il padrino dei padrini, quando non contava più nulla, salvo un piccolo ma determinante particolare.
Quando viene meno il rispetto, e nei suoi confronti è venuto meno, emerge il rischio della confidenza, non avrebbe detto tutto, ma probabilmente cose significative, forse verso chi lo ha tradito e che ha tremato. D'altronde le vicende Calvi o Sindona insegnano molto su cosa si rischia quando si può osare, per mille e ragioni e motivi, la “spifferata”, dal carcere non uscirai vivo, o verrai ucciso con ritualità simboliche, o semplicemente verrai messo nelle condizioni di non nuocere.

Dopo 16 anni si esce a viso scoperto.
Non vi è più la necessità di far vivere la clandestinità alla propria famiglia.
Dopo 16 anni è l'attacco finale.
La trattativa sull'articolo 41 bis è una menzogna, è una distrazione.
Nascerà l'accordo tra Stato e mafia, lo Stato sarà mafia, il sigillo sarà la politica, la nuova stagione della seconda repubblica che è ancora vigente e morente, con il suo simbolo ben chiaro ed evidente a tutti.
La Seconda Repubblica con le sue massime soggettività e la morte fisica e politica decisa dalla mafia della Prima Repubblica, sarà il prodotto della trattativa.
Lo Stato ha ucciso la verità, ha scelto la via dell'omertà per salvare se stesso.
Quella piccola parte di Stato che ha cercato di contrastare lo Stato corrotto, cercando di debellare il virus dello Stato massonico e mafioso, supportato dal credo che domina da secoli in Italia, ha fallito, e lo Stato tutto è stato travolto dall'omertà.
Quanti sacrifici, quante vittime, quante ore di lavoro, di passioni gettate via nel nulla?
Perché rompere il muro dell'omertà vorrebbe significare semplicemente la realizzazione del massimo tradimento verso se stesso.
Quanto è credibile uno Stato che organizza le giornate sulla legalità, contro la mafia, uno Stato che cura l'apparenza, che non coglie l'attimo del confronto che viene aperto dal presunto Capo di Cosa Nostra? Non è credibile, è uno Stato falso, bugiardo.
Provenzano avrebbe messo nero su bianco ciò che già sappiamo ma che facciamo finta di non voler capire continuando a votare come se niente fosse, gli indizi sono gravi, precisi e concordanti, ma la formalità, verità essenziale per la società, mai arriverà.
Provenzano la porterà via nella sua tomba, come via nella tomba sono stati portati altri mille segreti, ed altri verranno portati via, in tombe esoteriche e massoniche già pronte che attendono di ospitare quel sorriso plastificato che è espressione chiara ed evidente dell'accordo tra Stato e mafia, che ha partorito vittime, sangue e violenza.
Si aprono intanto le porte della Terza Repubblica, un passaggio di consegne doloroso, nel silenzio, un passaggio che segna una nuova presa di potere, è cambiata la strategia mafiosa, non è cambiata e non potrà cambiare, la fune che legherà il potere alle mafie, la massoneria “deviata”, come viene chiamata la massoneria che supporta logiche criminali e delinquenziali per conseguire la stabilizzazione del potere massimo. Le vecchie guardie verranno catturate, anche gli ultimi latitanti verranno catturati, d'altronde la cura dell'immagine e del simbolismo ha un prezzo e questo prezzo i vecchi mafiosi lo hanno pagato a caro prezzo perché lo Stato non ha più bisogno della vecchia mafia e la nuova mafia non ha bisogno del vecchio Stato come strutturato a livello politico ed istituzionale.



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