Nel 2026, 80 anni dalla strage di Vergarolla, come per la strategia della tensione, senza verità, anche se non si era più in Italia

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  Ancora oggi non c'è una lapide istituzionale che ricordi a dovere le vittime della strage di Vergarolla di cui non si conosce il numero esatto dei morti, 64 furono  le vittime identificate. Quanto accaduto il 18 agosto del 1946 ha lasciato il segno indelebile nella storia delle complesse vicende del confine orientale spesso strumentalizzate per revisionismi storici, nazionalismi nostalgici, che nulla c'entrano con la verità e la giustizia negata alle vittime di quel fatto drammatico. Come accaduto durante lo stragismo neofascista durante la strategia della tensione, praticamente non vi è stata alcuna verità, nessuna inchiesta degna di nota. Solo supposizioni, teorie, ipotesi, spesso istanze degne di ultras più che di seguaci della verità. Quel fatto tragico è stato chiaramente utilizzato dalla retorica revisionista per le proprie battaglie ideologiche anticomuniste e contro la Jugoslavia comunista di Tito. Quando accadde quel fatto, Pola, era una zona enclave all'interno ...

Differito lo sciopero del 9 e10 dicembre. Esiste ancora il diritto di sciopero?

– Eh già, – ammetteva Maheu, – certo che se si avesse più denaro si abiterebbe più al
largo! Comunque, è ben vero che vivere pigiati come salacche [sardine sotto sale, n.d.r.] non
giova a nessuno.
Si sa come va a finire: uomini bevuti [sempre ubriachi, n.d.r.] e ragazze gravide.
Prendendo lo spunto di qui, ciascuno diceva la sua; e nel tanfo di petrolio che appestava
la stanza, già ammorbata da quello di soffritto, la conversazione si protraeva. No, ben
certo, non era allegro vivere.
Si faticava come bruti in un lavoro al quale un tempo condannavano i galeotti; vi si lasciava spesso la ghirba [la pelle, n.d.r.] prima della nostra ora; e tutto questo per non rimediare neanche un po’ di lesso a cena. Certo, come i polli il becchime, lo stretto necessario per far tacere la fame si aveva; si mangiava, ma appena quel tanto che permetteva di stare in vita e di seguitare a patire; o carichi di debiti, perseguitati dai creditori
quasiché il pane si rubasse. Quando arrivava la domenica, si era così stracchi che si passava
il tempo a dormire. I soli piaceri che restavano, quello di sborniarsi e d’ingravidare la
moglie. Per di più la birra ti fa metter pancia e la pancia ti fa mancar di rispetto dai figli. Ah
no; in quelle condizioni vivere non era punto [per nulla, n.d.r.] allegro.
 Fonte: É. ZOLA, Germinale, Einaudi, Torino 1994, Parte terza, cap. III, pp. 152-153, trad. it. C. S.

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