Maggio 1948: il primo treno d'Italia a Monfalcone dopo la guerra

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Poche ore dopo l'insediamento del primo Presidente della Repubblica, a Trieste, giungeva il primo treno d'Italia, dopo la fine della seconda guerra mondiale. Treno che passava chiaramente anche dalla stazione di Monfalcone, come testimonia un breve fermo immagine tratto dal prezioso video dell'archivio dell'Istituto Luce. Il video interessa l'i naugurazione della linea ferroviaria Venezia-Trieste. Fu un fatto storico di estrema importanza, un piccolo segnale di ritorno alla normalità in un Paese ridotto in macerie a causa della seconda guerra mondiale. Le ferrovie sono sempre state importanti nel nostro territorio, soprattutto grazie agli investimenti originari effettuati dall'Impero asburgico. Nel 1854 venne infatti aperta la linea da Trieste a Vienna  attraverso il Semmering. Il progettista fu il veneziano Carlo Ghega, a cui a Trieste è dedicata una via in città, linea di 14 gallerie, una delle quali raggiungeva la lunghezza di  ben 1431 m, con 16 viadotti e

L'uomo seduto sullo scalino di via Irnerio



Passeggiando per le vie finite di Bologna , città assopita, città imprigionata nel proprio caldo e passionale passato , città dove la natura ogni giorno offre faticando allo sguardo dell'uomo un tocco di energia vitale, città ove pensieri ed illusioni si fondono nel grande sogno di una nuova vera Bologna rossa viva calda , la mia attenzione viene catturata e rapita dall'uomo seduto sullo scalino di via Irnerio.
Intorno al mio essere scorrono tante persone robotizzate, tante auto ,moto, biciclette, sogni infranti sogni nascenti. Alberi vivi che sopravvivono ai pensieri limitati e si congiungono con l'orizzonte dove il sole tramonta per poi sorgere ancora, insieme alla lunga ringhiera di ferro che costeggia il viale sul quale mi trovo sembrano fungere da cornice a quel quadro triste che si poneva d'impeto come un fruscio di vento innanzi a me.
Vedo le mani di quell'uomo poggiarsi lentamente sul suo capo, tutto con una lentezza cosi incredibilmente vera che il tempo non tempo ha risucchiato nella immensità di quel momento tutta l'aria che i miei polmoni stavano respirando.
Le sue gambe stese sugli scalini, il suo giubotto poggiato sugli scalini, la sua persona abbandonata nella desolazione di questo mondo asociale.
Fumo la mia quotidiana momentanea sigaretta, i pensieri scorrono ma sono come impressi scalfiti nella crosta di quella montagna che si poneva sul mio cammino. Montagna che ho iniziato a scalare allontanatomi da quell'uomo chiuso ed imprigionato nella sua mente.
Percorso il tragitto che mi ha condotto in cima alla montagna ho compreso ancora una volta la bellezza della vita e la desolazione e disperazione di quell'uomo seppur nel momento triste ha offerto al mio essere ancora una volta una grande infinita prospettiva di visione...vedo l'uomo, vedo la vita non vita, vivo ora grazie al più bel fiore mai regalatomi da madre natura l'essenza della esistenza, ho offerto con il mio pensiero a quell'uomo pensiero di positività che spero il vento, il vento,,,il vento abbia condotto su quelle mani poggiate sul suo capo.
All'improvviso l'uomo si alza, si guarda intorno, il suo sguardo si concentra sulle foglie dell'albero che lo proteggeva dalla falsità di questo mondo, e si incamminava verso una nuova vita...l'unica vita.
Marco Barone

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