La strage di Vergarolla, se ancora oggi non si riesce a collocare una lapide con i nomi delle vittime

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Mentre a Capodistria non si riesce a porre una targa sulla casa ove nacque Nazario Sauro, c'è chi propone addirittura di restituire alla città una statua di Sauro, noto capitano antiasburgico, il cui monumento, imponente, venne fatto saltare in aria dai nazisti, a Pola, ancora oggi, a 79 anni dalla strage di Vergarolla, non si riesce a porre una targa che ricordi i nomi delle vittime. Una strage che ancora oggi continua a dividere gli storici, tra chi sostiene che gli artefici furono gli jugoslavi, chi fu atto di incuria degli inglesi, chi, opera di fascisti italiani, chi, un semplice e catastrofico incidente, l'unica certezza è che a perdere la vita furono un centinaio di innocenti di cui vennero identificati in 64 e un terzo delle vittime furono  bambini. Tutto ciò è semplicemente scandaloso soprattutto per un Paese che ha introdotto l'Euro, che è europeo e dove la minoranza storica italiana continua a subire delle ingiustizie importanti o degli accontentini come nel caso...

Nella commissione d'inchiesta del caso Moro del 1986 si citava anche la provincia di Gorizia


Nella relazione della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla strage di via Fani e sul terrorismo in Italia, data 1986, il cui testo è ora disponibile insieme ad altri atti di rilevanza storica, nel sito istituzionale memoria.gov, era stata redatta una mappa per regione del fenomeno terroristico in Italia. E si citava anche la provincia di Gorizia. Nella provincia di Gorizia gli episodi citati sono quattro. Due ben noti, poichè hanno prodotto anche delle vittime. Si parla chiaramente della strage di Peteano del 31/5/1972 , già al centro di una lunga, complessa e tormentata vicenda giudiziaria la cui matrice è stata neofascista. Si cita il dirottamento di Ronchi compiuto il 6 ottobre del 1972 da parte del neofascista Ivano Boccaccio, episodio connesso alla strage di Peteano, terrorista deceduto nel conflitto a fuoco con le forze dell'ordine intervenute sul posto. Ivano Boccaccio era stato in trovato possesso della pistola usata da Vinciguerra responsabile della strage di Peteano, per sparare contro i vetri della Fiat 500  in cui poi era stato collocato l'ordigno esplosivo e della quale erano stati recuperati i bossoli.  La deflagrazione della bomba provocò la morte del brigadiere Antonio Ferraro e dei carabinieri Donato Poveromo e Franco Dongiovanni, e il ferimento del sottotenente Angelo Tagliari e del brigadiere Giuseppe Zazzaro. Ma nella relazione in oggetto si parla anche dell'arresto di  Brogi Carlo, avvenuto al valico della casa Rossa di Gorizia nel gennaio del 1980. Arresto avvenuto perchè il soggetto in questione era stato colpito da mandato di cattura del giu­dice istruttore del Tribunale di Roma per associazione sovver­siva, banda armata, tentato omicidio, detenzione illegale armi da guerra. Ma si cita anche di un secondo brigatista, Cesare Di Lenardo residente a Codroipo, che soggiornò brevemente a Monfalcone in periodo probabil­mente anteriore alla sua adesione alle B .R . Si legge : "Assunto presso lo stabilimento Ansaldo di Monfalcone quale sal­datore. Nel luglio del 1980 fu pu­ nito con tre giorni di sospensione della retribuzione per non essersi presentato sul lavoro e poi fu licenziato per prolungata assenza ingiustificata. Scomparve da Monfalcone, dove aveva trovato un alloggio a lo­cazione in via Parini 9, verso la fine di novembre del 1980 facendo perdere le sue tracce". Arrestato dopo la liberazione del Generale americano James Lee Dozier e diventato "noto" per le torture subite dopo il suo arresto in relazione al sequestro del Generale statunitense.
 
mb

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