La strage di Vergarolla, se ancora oggi non si riesce a collocare una lapide con i nomi delle vittime

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Mentre a Capodistria non si riesce a porre una targa sulla casa ove nacque Nazario Sauro, c'è chi propone addirittura di restituire alla città una statua di Sauro, noto capitano antiasburgico, il cui monumento, imponente, venne fatto saltare in aria dai nazisti, a Pola, ancora oggi, a 79 anni dalla strage di Vergarolla, non si riesce a porre una targa che ricordi i nomi delle vittime. Una strage che ancora oggi continua a dividere gli storici, tra chi sostiene che gli artefici furono gli jugoslavi, chi fu atto di incuria degli inglesi, chi, opera di fascisti italiani, chi, un semplice e catastrofico incidente, l'unica certezza è che a perdere la vita furono un centinaio di innocenti di cui vennero identificati in 64 e un terzo delle vittime furono  bambini. Tutto ciò è semplicemente scandaloso soprattutto per un Paese che ha introdotto l'Euro, che è europeo e dove la minoranza storica italiana continua a subire delle ingiustizie importanti o degli accontentini come nel caso...

La nuova inchiesta sulla prima prigione di Moro è l'ennesima prova che la verità non c'è

 


L'inchiesta giornalistica del giornalista della RAI, Federico Zatti, su quella che potrebbe essere stata la prima prigione di Moro, è l'ennesima prova che la verità sul caso Moro non c'è stata e ad oggi non c'è. L'inchiesta si è focalizzata sul noto reperto numero 777 dove si legge: «Schizzo planimetrico di un probabile istituto carcerario in costruzione, con allegati tre foglietti manoscritti su carta quadrettata». La convinzione fu che si trattasse di una prigione in costruzione, nulla venne ritrovato e si abbandonò ogni pista. Adesso, spunta l'ipotesi di un complesso collegato forse al Vaticano in costruzione in quel tempo che potrebbe corrispondere alla fantomatica planimetria attribuita al brigatista Valerio Morucci. 

 



Il giornalista ha rimarcato che il luogo, rintracciato tramite le mappe di Google, si troverebbe a cinque minuti da via Fani. E le testimonianze raccolte lascerebbero intendere che la direzione intrapresa dai brigatisti portasse sicuramente in quella direzione. Se poi quello fosse il luogo è tutto da comprendere. Delle perplessità ci sono, soprattutto per la corrispondenza dei disegni ed alcuni dettagli con il sito, tanto che per alcuni quella mappa invece indicava il carcere di Ascoli Piceno che in quel tempo era in fase di edificazione.



Sicuramente ci sono delle verosimiglianze tra la mappa e gli edifici oggi esistenti, bisogna vedere come fosse la situazione del cantiere in quel tempo, ma pare evidente che sul caso Moro vi sia stata una verità solo di comodo, eppure si è trattato di qualcosa di enorme, di potente, che ha visto la partecipazione di una pluralità di soggettività, politiche, criminali. Si dovrebbero sottoporre i protagonisti ancora in vita alla macchina della verità, verrebbe da dire, obbligarli a parlare, perchè è inaccettabile che sia la menzogna a continuare a farla da padrone in questa vicenda, e quando i protagonisti e testimoni diretti non ci saranno più, ci saranno solo rimpianti probabilmente per non aver fatto il possibile per sancire la verità sul caso Moro perchè forse al sistema di potere che si passa il testimone, può andare bene così. Ed il fatto che oggi si continua ad andare alla ricerca di luoghi, siti, e quant'altro è la dimostrazione non tanto dell'esistenza di teorie del complotto, ma del fatto che la verità di comodo è talmente ricca di contraddizioni i baggianate così evidenti che è impossibile non vedere, appunto, a partire dal principio, dal giorno dell'agguato, fino al momento del ritrovamento del corpo di Aldo Moro in via Caetani.

mb


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