Via Sant'Ambrogio una via alla ricerca della sua identità

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Un tempo via del Duomo, o del Teatro, oggi via Sant'Ambrogio che porta lo stesso nome del duomo consacrato dopo i disastri della prima guerra mondiale nell'ottobre del 1929, pur senza il campanile che dovette attendere la fine degli anni '50 per essere battezzato. Una via che nel corso della sua storia è sempre stata da transito di merce e persone e che è diventata negli ultimi tempi il teatro dello scontro identitario di una Monfalcone alla ricerca del proprio equilibrio sociale. Perchè è evidente che a Monfalcone, terra di passaggio, da quando è diventata grazie ai Cosulich città dei cantieri, per questo contesa dal regno d'Italia all'Austria, per privarla dei suoi cantieri insieme al porto triestino, ha conosciuto quelle dinamiche proprie delle città portuali. Gente che viene, gente che va. Approdo e partenza di nuove identità. Dal Sud Italia, all'Asia, passando da quel centinaio di nazionalità che a Monfalcone stanno cercando il proprio equilibrio, ognuna ne

C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

 

 

Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilimento culturale, storico, linguistico, del tedesco. Fatto che tanto in Italia quanto in Europa ha probabilmente pochi precedenti per la portata del fenomeno di annichilimento. C'era una volta Gorz, oggi il nulla rispetto al suo passato. Eppure, come è ben risaputo, Pietro Kandler affermò che Gorizia fosse una «città tedesca con campagna tutta slava meno pochi lembi di Cormons che stavano in pianura». Incredibile come il dominio nazionalistico che si è affermato soprattutto dopo il disastro della prima guerra mondiale, abbia sostanzialmente spazzato via da Gorizia, quell'anima, quello spirito, quella sua identità plurisecolare, di cui vi è rimasta traccia solo in qualche testo storico. E non è detto che questo sia stato un bene per una città che continua ancora oggi a pagare l'affermazione di una sola delle sue componenti identitarie, certamente maggioritaria, quella italiana, a discapito delle altre che ne hanno per secoli caratterizzato la vitalità e la sua originalità.

mb


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