Non c'è due senza tre...la nuova commissione d'inchiesta sull'operazione Moro

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  Sei film, decine e decine di libri, due commissioni d’inchiesta parlamentare e ora ne arriverà una terza, pare, per cercare di far luce per quanto possibile su tutte quelle zone oscure che connotano l’affare di Stato Moro. Perché alla fine dei conti è di questo che si tratta e stiamo parlando. Le narrazioni, i racconti che si sono susseguiti negli anni hanno falsato, a livello di immaginario collettivo, la realtà. Oramai lo hanno capito anche coloro che hanno gli occhi coperti dal miglior prosciutto DOP che non hanno fatto tutto da soli, i fantomatici rivoluzionari brigatisti e che nell’operazione Moro sono state coinvolte una pluralità di soggettività, che avranno abbracciato tanto organizzazioni criminali che eversive che connesse anche agli apparati di sicurezza di uno o più Stati. Da GLADIO a quant’altro, ma un conto è muoversi nella melma del vago, un conto quanto più indizi costituiscono una prova. Il memoriale brigatista è stato un capolavoro politico e

A Monfalcone c'è un problema e si chiama razzismo, ma la città ha gli anticorpi per sconfiggerlo


Diverse, purtroppo, sono le segnalazioni di casi di razzismo che interessano i cittadini "stranieri" in una Monfalcone che ha il primato regionale di avere una percentuale di cittadini di nazionalità non italiana enorme, il 31% su circa 30mila abitanti. Il motivo lo sappiamo tutti, il sistema Fincantieri, che dalla fine degli anni '90 per rimanere competitivo sul mercato capitalistico deve ricorrere a manovalanza proveniente da certe aree territoriali del nostro complesso mondo. Stranieri o non stranieri, si parla e si tratta sempre di persone, che hanno una propria dignità, che meritano rispetto. L'integrazione non si ottiene a colpi di divieti, o fomentando situazioni di intolleranza sociale. 
Bisogna mettersi nei panni di chi li subisce certi atti, certi comportamenti. Per strada, quanto nei social, si sentono, si leggono, cose che lasciano veramente mortificati, basiti, a cui non si può più restare indifferenti e che non pensavamo di dover affrontare qui, nella nostra Bisiacaria. E le vittime sono costrette ad ingoiare il rospo, in silenzio, un rospo razzista che a Monfalcone non è di casa ma si è preso spazio, sempre più spazio nel corso del tempo. La città ha una storia importante, multietnica grazie ai cantieri, un tempo orgogliosa dei suoi cantieri navali, ogni varo di una nave era un evento per la città, oggi, salvo che per una cerchia ristretta, passa per la gente comune in sordina ed il cantiere è percepito quasi come un peso. Ma senza il grande cantiere navale, l'intera economia del mandamento monfalconese tracollerebbe. Il problema è ciò che il vento semina nel tempo, negli anni e ciò che si raccoglierà. E a Monfalcone si stanno raccogliendo tossine di intolleranza sociale verso i cittadini stranieri, bengalesi in particolar modo, come mai forse era successo nel corso della sua storia. Ho visto piangere una ragazzina bengalese perchè aggredita verbalmente per il velo che le copriva il capo. Ho visto persone puntare il dito contro donne bengalesi, accusandole in modo volgare di riprodursi in continuazione, ho letto commenti di chi diceva di come esiste l'area per cani a Marina Julia, di crearne una simile riservata per i bengalesi, c'è chi riferisce di aver sentito dire di sperare di veder investiti i bengalesi che vanno in monopattino in città, così uno in meno e si può continuare. Nella rivista della Polizia di Stato del 2020 era stato pubblicato un opuscolo importante dal titolo quando l'odio diventa reato, e ci sono diversi elementi di spunto di riflessione. Si legge che "l’antidoto più potente non può essere allora che la cultura per combattere l’ignoranza di chi ha paura del diverso, di chi si chiude negli stereotipi e non sa guardare oltre. E le forze di polizia giocano un ruolo centrale nel bloccare ogni forma di intolleranza prima che degeneri in sofferenza, distruzione e morte con crimini che hanno già infamato la storia dell’umanità. Niente può essere sottovalutato, la mente deve essere sempre attenta e lucida perché “il sonno della ragione genera mostri". Questo quanto scritto dal direttore centrale della polizia criminale, presidente dell’Oscad.

I crimini d'odio si connotano soprattutto per la  plurioffensività. Secondo la Raccomandazione (97)20 del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa: “con il termine discorso d’odio (Hate Speech) si intende qualunque forma di espressione che diffonda, inciti, promuova o giustifichi l’odio razziale, la xenofobia, l’antisemitismo o altre forme di odio basate sull’intolleranza, incluse l’intolleranza espressa attraverso il nazionalismo aggressivo e l’etnocentrismo, la discriminazione e l’ostilità contro le minoranze, i migranti e le persone di origine migrante”. A questa si ricorda, sempre nelle citata rivista, quanto riportato nella decisione quadro 2008/913/GAI4, per la quale costituisce discorso d’odio “ogni comportamento consistente nell’istigazione pubblica alla violenza o all’odio nei confronti di un gruppo di persone, o di un suo membro, definito in riferimento alla razza, al colore, alla religione, all’ascendenza o all’origine nazionale o etnica”.  Ci sono diversi livelli per tutelarsi contro i crimini d'odio, di razzismo, siano questi consapevoli, che inconsapevoli, che forse sono i peggiori. Livelli su cui operare tanto sul piano politico, quanto giuridico, ad esempio il riferimento principale è  l’art. 604 bis cp (ex art. 3 l. 654/75) “Propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa”.  La storia di Monfalcone non è razzista, non è fondata sull'intolleranza sociale, non è questa l'identità di Monfalcone, che oggi deve fare però i conti con un clima sociale, una realtà preoccupante ma che la città saprà ben respingere perchè gli anticorpi storici li ha a partire dal suo antifascismo che qui è innato prima che altrove e non si tratta di banale retorica.

mb

nella foto momento del flashmob contro il paventato divieto per i bengalesi di farsi il bagno vestiti

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Commenti

  1. Concordo,
    ma sarà la solita sparata della Cisint, che comunque a Monfalcone sta facendo un sacco di cose.... Bene così, io avrei fatto la residenza a Monfalcone solo per votarla, mio papà era di li, almeno io qualche legame con il territorio ce l'ho.....
    Mi dispiace molto per il razzismo verso gli stranieri, i bengalesi in particolare.
    Non riesco proprio a capirlo: non ci hanno portato la camorra, non ci hanno portato 2 guerre mondiali, non vogliono cambiare i toponimi delle nostre città, non ci vogliono impedire di commemorare i ns morti indipendentemente dal colore politico, non cercano di rinfocolare vecchi odi nazionalisti, non mi hanno mai chiamato s'ciavo o talijan....

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