Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

Immagine
Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Quel bilinguismo osteggiato a Trieste fin dai tempi dell'Austria ad oggi. Il dibattito feroce in Parlamento negli anni '50 contro l'uso dello sloveno a Trieste



A Trieste, leggere Trst, non se pol. Nonostante il Memorandum di Londra, che sancì il passaggio dall'amministrazione alleata a quella italiana affermasse espressamente il diritto dell'uso della lingua slovena a Trieste come esercizio del principio di eguaglianza. Ma il bilinguismo a Trieste è sempre stato zoppicante ed osteggiato. 
 
Il dibattito che ci fu in Parlamento dal 1954 al 1958 in particolar modo, sulla questione del bilinguismo in città, rivelò tutta l'avversione della componente nazionalista nei confronti dell'uso della lingua slovena in città. Il deputato dannunziano Anfuso, del MSI si appellò al paradosso che neanche la tanto odiata Austria che aveva sempre spalleggiato i popoli slavi in Italia avesse osato garantire il bilinguismo: "Tutti i colleghi sanno che l’Austria (l’Austria che aveva il rispetto federalistico connesso alla sua natura di Stato federalistico) si rifiutò sempre di ammettere il bilinguismo slavo a Trieste. L’Austria si oppose al governo provinciale di Carinzia quando questo chiese l’adozione della lingua slava .a Trieste; l’Austria rispose: sono italiani, bisogna che parlino italiano. Ebbene, noi, per la prima volta, siamo riusciti a fare parlare slavo a Trieste". Cioè secondo questa tesi gli austriaci furono quasi amici degli italiani, quando per decenni i nazionalisti e fascisti sostennero l'esatto contrario, pur di andare contro, ribaltano la storia a proprio uso e consumo, consuetudine che non hanno mai perso neanche oggi. 
 
Sempre nel 1954, un deputato sempre del MSI, il fascista Leccisi, dichiarò che "persino a Trieste avete accettato l’introduzione del bilinguismo, cosa che non aveva fatto neppure l’Austria. Queste cose le dovrebbero ricordare almeno alcuni di voi. L’Austria, che pur propendeva per gli sloveni, non accettò mai per. Trieste il principio del bilinguismo". Una sinfonia già sentita, un ridicolo nastro rotto, ma che venne fatta propria anche da deputati della DC. Per arrivare ad Almirante, nel 1958 quando tirò fuori dal cassetto la storia di un comizio in sloveno vietato in piazza Unità d'Italia a Trieste. "Siamo stati tutti soddisfatti come italiani, quando di recente, anche per ragioni di pubblica decenza e moralità, il commissario di governo a Trieste ha lodevolmente, per la seconda volta, vietato che in piazza dell'Unità si parlasse slavo. Questo comizio in lingua slava avrebbe dovuto essere tenuto da un certo signore che si chiamava Coon Bac fino al 1928 e che nel 1928 chiese al governo fascista di trasformare il proprio cognome in Gombacci . Questi, nel 1945, durante l'occupazione titina di Trieste , era giudice popolare di un tribunale popolare jugoslavo in Trieste . Il comizio è stato vietato ; ma se la regione verrà istituita e il bilinguismo introdotto, la piazza dell'Unità — dove si sarebbe dovuto tenere il comizio — fra qualche settimana o qualche mese avrà una intitolazione bilingue, come nell'Alto Adige ; e indubbiamente il problema diventerà di una gravità estrema". 
 
Curioso notare come sembra quasi che il giudice popolare avesse deciso di mutare il cognome di propria iniziativa. Ovviamente nel racconto farlocco della storia, Almirante omise di dire che fu il fascismo ad italianizzare tutti i cognomi con lo scopo di sradicare le radici slave e germaniche di questa terra.

Purtroppo questi discorsi ancora oggi sono attuali e non superati nella città dove Trst non se pol, malgrado tutto.

mb

Commenti

Post popolari in questo blog

Una storia per bambini della scuola primaria nella giornata Mondiale della Gentilezza

Come calcolare capienza di una piazza durante manifestazione?

Bruxelles e le vetrine hot