Trasformare la casa natale di Tina Modotti, nel museo Tina Modotti, può essere una grande opportunità per Udine

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Tina Modotti è probabilmente più apprezzata all'estero che in Friuli. Semplicemente è a dir poco sconcertante che non esista praticamente quasi nulla dedicato a lei. C'è una sala dedicata a Tina Modotti in città, c'è un punto Modotti, che ospita dei quadri di artisti locali, a pochi passi dalla casa natale di Tina Modotti che è cercata più dai messicani, sudamericani che altro. Eppure in quella via affascinante a pochi minuti a piedi dal centro di Udine, in via Pracchiuso 89, c'è la casa natale di Tina, dove sorge una targa con le parole di Neruda che ne ricordano l'essenza. La facciata della casa è stata recentemente restaurata e l'edificio ospita l’asilo notturno “Il Fogolâr”   inaugurato il 4 settembre del 2006  ed ospita le persone senzatetto  ed è gestito dalla Caritas. All'interno vi si trovano delle stampe e copie di alcune fotografie di Tina. Sarebbe il minimo sindacale pretendere di trasformare la casa natale di Tina Modotti in un museo che possa ac...

L'ultimo grande censimento austriaco sul plurilinguismo prima della grande guerra. Si dovranno poi aspettare 60anni. Uno sguardo su Ronchi


Nel Congresso Internazionale di Statistica che si svolse a San Pietroburgo intorno al 1870 si consigliò di introdurre nell'ambito dei censimenti della popolazione, il criterio della lingua d'uso, parlata dai cittadini.  Il primo a recepire questo criterio fu l'Impero Austroungarico, sotto la formula di lingua d’uso (Umgangssprache),  nel censimento il quale con cadenza decennale, dal 1880, ogni 31 dicembre dell'anno di riferimento, si analizzava a livello statistico la propria popolazione. L'esito del censimento era in lingua tedesca, ma nello stesso volume i nomi dei luoghi venivano invece riportarti ora in modo plurilingue, come Trieste, che era Triest e Trst, Gorizia, che era Gorz e Gorica, ora solo in italiano come Ronchi, Selz, Soleschiano, Vermegliano. Mentre Monfalcone, al cui distretto apparteneva Ronchi, veniva citata anche nella forma slovena di Trzic. L'ultimo censimento fu del 31 dicembre del 1910. Interessante il caso di Ronchi, che oggi come è noto rientra nella tutela del bilinguismo a favore della minoranza slovena e dove sono stati realizzati anche dei cartelli, però per la sola indicazione della via o della piazza, ma non per il nome della via o della piazza, anche nella forma germanica. Se oggi a Ronchi il tedesco non lo parla più nessuno, nell'ultimo censimento del 1910, nel territorio ronchese, che includeva Ronchi, Vermegliano, Soleschiano e Selz, complessivamente lo parlavano in base alle risultanze dello studio, 12 persone, di cui 10 a Ronchi e 2 a Vermegliano. Lo sloveno era parlato complessivamente da 42 persone, di cui 3 a Ronchi, 2 a Selz e 37 a Vermegliano. Nessuno parlava il serbo croato, altra lingua censita, 418 parlavano invece altra lingua "straniera", di cui 315 a Ronchi, 57 da parte dei militari stanziati allora nel territorio ronchese, 26 a Selz, 7 a Soleschiano, 70 a Vermegliano. L'italiano era la lingua dominate a livello d'uso, su una popolazione complessiva di 4269 persone, era parlato complessivamente da 3797 persone. 


Si dovranno aspettare 60 anni per avere in questo territorio nuovamente un censimento  di rilevazione dei gruppi linguistici  con questionario ad hoc e bilingue. Se nel 1910 lo sloveno era usato in base al censimento dall'1% della popolazione ronchese, nel 1971 era invece parlato circa dal 4% della popolazione a fronte di un Comune arrivato ad avere 10 mila abitanti. 
mb

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