Trasformare la casa natale di Tina Modotti, nel museo Tina Modotti, può essere una grande opportunità per Udine

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Tina Modotti è probabilmente più apprezzata all'estero che in Friuli. Semplicemente è a dir poco sconcertante che non esista praticamente quasi nulla dedicato a lei. C'è una sala dedicata a Tina Modotti in città, c'è un punto Modotti, che ospita dei quadri di artisti locali, a pochi passi dalla casa natale di Tina Modotti che è cercata più dai messicani, sudamericani che altro. Eppure in quella via affascinante a pochi minuti a piedi dal centro di Udine, in via Pracchiuso 89, c'è la casa natale di Tina, dove sorge una targa con le parole di Neruda che ne ricordano l'essenza. La facciata della casa è stata recentemente restaurata e l'edificio ospita l’asilo notturno “Il Fogolâr”   inaugurato il 4 settembre del 2006  ed ospita le persone senzatetto  ed è gestito dalla Caritas. All'interno vi si trovano delle stampe e copie di alcune fotografie di Tina. Sarebbe il minimo sindacale pretendere di trasformare la casa natale di Tina Modotti in un museo che possa ac...

Anche se a Fiume son rimasti solo 2500 italiani, il bilinguismo va preservato. L'identità si tutela a prescindere dai numeri



Fiume oggi conta circa 2500 italiani. Come è stato ricordato nel recente incontro tra il nuovo sindaco di Fiume, Filipovic e l'Unione italiana fiumana. Numeri che fanno una certa impressione se si va a guardare la storia fiumana, dove gli italofoni erano in base all'ultimo censimento austroungarico quasi il 50% della popolazione, per arrivare con i processi dell'italianizzazione fascista quasi al 70% della popolazione locale. Fiume ha una storia di pluralismo, ungheresi, italiani, croati, serbi, una città internazionale, che non a caso ebbe la sua massima vitalità quando fu città autonoma. Poi, contesa dai rispettivi nazionalismi, quello italiano prima, che a partire dalla disgraziata sventura dannunziana per 500 giorni farà scivolare Fiume nell'inizio del suo incubo che si perfezionerà nel 1924 con l'annessione all'Italia fascista. Poi contesa dal nazionalismo croato con la croatizzazione della città, per arrivare all'oggi. Una città dove a fatica si riesce ad affermare il bilinguismo, a causa dei disastri posti in essere a partire dalla marcia fiumana che si ritorsero manco a dirlo prima di tutto contro gli italiani stessi. Ma questo chi celebra ancora oggi la marcia fiumana come atto di amor patri italiano non riesce proprio a comprenderlo, perseverando in quel diabolico masochismo che male ha fatto al pluralismo fiuamano e agli italiani stessi che erano legati a Fiume. 2500 italiani a Fiume sono un niente rispetto al passato, ma questo non significa che il bilinguismo non debba essere valorizzato, coltivato, e difeso. Si deve andare oltre la questione numerica. Perchè se oggi si vanno a fare i censimenti un pò ovunque e se dovesse prevalere il ragionamento delle percentuali, probabilmente il bilinguismo sparirebbe dall'Istria, come in alcune zone del Friuli-Venezia Giulia. L'identità si deve preservare andando oltre il concetto banale della quantità e dei "rimasti" tanto di qua, quanto di là. 

mb

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