Quel paradosso di Gorizia, dove da un lato si celebrano i cooperanti dei nazisti, dall'altro li si condannano come odiatori dell'Italia

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A Gorizia il nazionalismo è capace di produrre dei cortocircuiti storici incredibili. Da un lato al parco della Rimembranza continua a dominare sovrano il monumento fatto a pezzi dai domobranci, collaborazionisti dei nazisti nella Venezia Giulia occupata dalla Germania nazista, con una targa dove si può leggere che "mano incivile armata dall'odio dei nemici dell'Italia" il  il 12 agosto del 1944 lo fecero saltare in aria". Evento che fu la conseguenza dell'attentato che avvenne al teatro Verdi di Gorizia il pomeriggio del 5 agosto del 1944. Al le ore 17.30 scoppiava una bomba ad orologeria nell'interno del teatro Verdi di Gorizia, a quell'ora affollato di donne e bambini. Rimanevano ferite 10 persone fra le quali due gravemente e decedevano poi all'ospedale. Altra bomba  inesplosa  veniva rinvenuta nella galleria dello stesso Teatro. Inizialmente si diede colpa ai partigiani, liquidati sempre come banditi, ma diverse ipotesi invece hanno sost...

I 50 mila italiani partigiani in Jugoslavia meriterebbero in Italia un monumento nazionale. Non rispettare il bilinguismo significa non rispettare anche il loro sacrificio


17 furono le divisioni italiane che operarono in Jugoslavia, durante l'occupazione di quella terra contesa e dove si consumarono crimini atroci. Dopo la data che segnerà la svolta per l'Italia ed il riscatto anche per il Paese, l'8 settembre del 1943, si dovette scegliere con chi stare e da che parte stare. Ritornarsene a casa, in Italia, se autorizzati, con tutti i rischi del caso, combattere con l'esercito di liberazione della Jugoslavia contro l'odiato nazista, oppure tentare la sorte in una terra occupata. 50 mila italiani circa decisero di rimanere in Jugoslavia e combattere contro i nazisti insieme ai partigiani jugoslavi. Divennero partigiani. In Italia  delle sacche di resistenza attiva ci furono prima dell'otto settembre del '43, ma sarà possibile la resistenza armata diffusa solo con la disfatta dell'esercito. Armato comunque in modo ridicolo rispetto ai tedeschi, e soprattutto fu possibile perchè si voleva combattere contro  l'invasore. La Germania nazista. Resistenza nata tanto per fini patriottici, quanto ideologici, quanto per altre mille motivazioni. ma il principale input fu fermare l'invasore. In Jugoslavia la situazione fu diversa perchè fin dal principio dovettero combattere contro l'invasore. Sarà grazie soprattutto al contributo degli inglesi che si determinerà una svolta. Inglesi che in un primo momento avevano sondato la collaborazione con i nazionalisti e fascisti croati, sloveni, serbi, ma reputati inaffidabili, svoltarono su Tito. E grazie agli inglesi l'esercito di Tito riuscirà appunto conseguire una svolta determinante, a partire dalle divise, dalle armi, che renderanno ufficiale e riconoscibile come tale l'esercito di liberazione Jugoslavo. La stella rossa sul cappello era l'icona con cui si identificava prima e dopo comunque il partigiano jugoslavo. Di esperienze e testimonianze su quanto accadde in Jugoslavia ve ne sono tante, tanti storici hanno scritto e alcuni storici continueranno a scrivere ancora oggi per fortuna su questa storia sconosciuta ai più oltre il FVG . Grazie ai 50 mila partigiani italiani che hanno sacrificato in migliaia la propria vita con i partigiani jugoslavi, l'Italia riuscirà in parte a riscattare la propria immagine e dignità. A questi partigiani in Italia andrebbe ovunque edificato un monumento.  Sì, ve ne sono alcuni a ricordo di qualche brigata, o divisione, ma andrebbe realizzato un monumento nazionale in Italia a ricordo del fondamentale contributo dato dai partigiani italiani nella guerra di liberazione jugoslava. Fatto straordinario, epocale e fondamentale per riscattare l'Italia. No, non tutti gli italiani erano fascisti, no, non tutti gli italiani erano la famosa "brava gente" che commetteva crimini atroci. 50 formazioni di italiani, Brigate, Divisioni, Battaglioni, individualità. Se in Jugoslavia si è riuscito a difendere con mille difficoltà la cultura italiana, la radice anche italiana di alcuni suoi frammenti di terra è grazie ai partigiani italiani. I rimasti, dopo la fine della guerra non furono moltissimi, anche perchè i sopravvissuti alla furia della guerra furono pochi. Nei Paesi dell'ex Jugoslavia nei posti più disparati si possono trovare monumenti, tombe, cippi, che ricordano il contributo dei partigiani italiani. E ancora oggi vengono curati con rispetto. Perchè se ne riconobbe la valenza del contributo per liberare la Jugoslavia dall'invasore e conquistare la libertà e poter aspirare alla propria salvaguardia dell'identità nazionale che nazisti e fascisti volevano spazzare via.  E rispetto però dovrebbe significare anche tutelare il bilinguismo in terre dove oggi, in virtù di nazionalismi ora rossi, ora neri, ora chissà di che colori, è sempre e continuamente a rischio, nonostante carte, leggi e intenti più fumosi che concreti. E il problema è che dalla sponda italiana, nel senso di Repubblica italiana, sembrano non interessarsene molto di ciò, contrariamente da come accade invece dalla sponda slovena sui diritti delle proprie minoranze in Friuli-Venezia Giulia.

mb

 

nella foto la Brigata Fontanot 

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