Nel marzo del 2015 venne stipulato l'accordo di cooperazione, a Khartoum, tra Egitto, Etiopia e Sudan sul progetto Grand Ethiopian Renaissance
Dam, diga che risultava essere già in costruzione. I problemi nascevano e continuano ad esserci ancora oggi più che mai da parte egiziana che lamentavano e lamentano rischi di approvvigionamento idrico da parte dell'Etiopia riducendo la
portata del Nilo. L'Etiopia, in cui sorge il Nilo Azzurro, che si unisce
al Nilo Bianco ha da parte sua sempre assicurato che la
portata del fiume sarebbe stata ridotta. Il progetto della diga è made in Italy. I lavori dovrebbero essere ultimati definitivamente nel 2022. Realizzata dal gruppo
Salini Impregilo che nel 2020 è diventato Webuild SPA. I
suoi progetti internazionali includono la Grand Ethiopian Renaissance
Dam, il Gerald Desmond Bridge in California, l'espansione del Canale di
Panama, la centrale idroelettrica Snowy 2.0 in Australia e lo stadio Al
Bayt 2022 World Cup in Qatar. In Italia è noto per la ricostruzione del porto di Genova. Per capire l'importanza che ha questa diga a livello internazionale basta pensare che nelle telefonate con Trump, Al Sisi, tratta spesso la questione della diga. Insomma, una diga made in Italy a conferma che gli interessi italiani in quell'area sono enormi. E ciò lascia capire perchè l'Italia con l'Egitto non è in grado di interrompere i rapporti diplomatici e continua ad essere succube della dittatura egiziana.
E questa diga che in un primo momento pare andasse bene agli egiziani ora vede mutare il contesto nell'ambito anche della conflittualità con la Turchia. L'intreccio tra la questione libica e quella etiope è evidente. Quella che è destinata ad essere la diga più grande d'Africa, la Grand Ethiopian Renaissance Dam, ed il valore del progetto è di 3,37 miliardi di Euro, roba sicuramente non spicciola, rischia di essere anche un qualcosa che può determinare conflittualità enormi di difficile gestione. L'Egitto rischia una guerra in Libia, ed in Etiopia, ma al momento si limita solo a mostrare i muscoli ed a ringhiare, d'altronde avendo uno degli eserciti più potenti del mondo può certamente permetterselo. La controversia riguarda sempre la solita questione, in particolar modo il volume annuale di scarichi idrici in caso di prolungata siccità. L'Etiopia, come rende noto la stampa araba, ritiene che la questione dovrebbe essere limitata ai soli capi di stato, mentre l'Egitto e il Sudan vogliono che la questione sia risolta con l'arbitrato internazionale.
mb
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