La ciminiera di Monfalcone va salvaguardata non demolita

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In Italia spesso si preferisce inseguire la via della tabula rasa, dell'annientamento, del vuoto, per dare spazio al nuovo che sormonta e travolge tutto ciò che è stato nel bene e nel male. Ci sono manufatti che hanno segnato la vita e la quotidianità di una comunità. Ci sono manufatti architettonici che caratterizzano i luoghi ed uno di questi è indiscutibilmente la ciminiera di Monfalcone di cui si apprende che nel 2027 avverrà la sua demolizione. Qui non è chiaramente in discussione la riconversione della centrale attuale ma di ciò che esteticamente, simbolicamente, rappresenta quel manufatto enorme di circa 150 metri circa realizzato nel secolo scorso e che andrebbe preservato piuttosto che spazzato via. Quel manufatto potrebbe essere considerato come ciminiera storica industriale, elemento tipico del paesaggio industriale monfalconese. Perchè non valutarne la sua valorizzazione a livello conservativo, anche come elemento storico di riflessione di come i processi ...

Quando una città intera si stringe intorno ad una persona. Il caso D'Agostino deve far riflettere

Poche volte nella storia di Trieste e della nostra regione è accaduto quello che sta accadendo in queste ore. Mi riferisco alla solidarietà verso Zeno D'Agostino. Non si vuole qui entrare nel merito della questione della macchina della giustizia. L'Italia è il Paese dell'Azzeccagarbugli mica a caso. La decadenza sancita dall'ANAC per presunta incompatibilità ha scosso una città intera verso una persona che in cinque anni ha risollevato, a detta di tanti, in modo impressionante le sorti del porto di Trieste. Trieste è una città portuale, è la sua identità quella portuale, è la sua storia. Un porto ora dormiente, ora vivace. Posizione strategica, che fa gola a diverse bocche da sfamare ma anche che rischia di essere soffocato dall'ingordigia della rivalità politica, di chi bada al proprio orticello, e non al bene comune, cioè al bene di Trieste.

La reazione nel senso di risposta che c'è stata verso D'Agostino è semplicemente impressionante. Dai lavoratori scesi in strada a manifestare, alla solidarietà di tutti i sindacati, a quella praticamente di tutte le forze politiche, passando da petizioni di solidarietà.

Forse solo il Presidente della Repubblica è riuscito ad unire così tante anime diverse e contrapposte. Non conosco D'Agostino di persona, ma i numeri del porto di Trieste parlano di una realtà in crescita in modo rilevante. Certo, non si è ai livelli di quando Trieste giunse ad essere il 7° porto del mondo ed il 2° porto del Mediterraneo dopo Marsiglia, per movimentazione di merci. Ma si è confermato in vetta in Italia Trieste è il primo porto in Italia, lo scalo conferma il primato nazionale grazie anche al raddoppio della merce trasportata via ferrovia. Ma la strada tracciata pare essere quella giusta per far ritornare Trieste lì dove merita. Mentre in città c'è chi sogna o fantastica su cosa si potrebbe o non si potrebbe fare, si perde nel dilemma amletico triestino del se pol o no se pol, c'è chi ha fatto qualcosa di importante per la città. Si teme un ritorno al passato non rimpianto certamente da chi vuole il bene della città, questo lo si è ben capito.
Il caso D'Agostino, perchè di questo trattasi, deve comunque far riflettere su quanto stia accadendo e sulla solidarietà trasversale che si è manifestata nei confronti di una persona alla guida del vero timone della città.

mb

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