Chiamare ancora oggi Ronchi "dei Legionari" sarebbe come chiamare Latina, Littoria

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Come è risaputo dal 1925, la città di Ronchi di Monfalcone, ha visto mutare il proprio nome in Ronchi dei Legionari, per la precisione il 2 novembre del 1925 con il Regio Decreto firmato da Rocco pubblicato nella G.U n° 283 del 5 dicembre 1925. Quest'anno pertanto ricorrono ben cent'anni da questa ricorrenza dovuta all'omaggio voluto dal fascismo per celebrare la presa di Fiume da parte di D'Annunzio che partì casualmente da Ronchi dopo aver dormito per qualche ora in una dimora nella vecchia via di Trieste. E come è ben risaputo nessun cittadino di Ronchi partecipò a quell’atto eversivo che ha subito la città di Fiume per 500 giorni con tutte le conseguenze che ne derivarono per i fiumani che nel 1924 scivolarono anche grazie a quel fatto storico e politico sotto il fascismo. Continuare a chiamare Ronchi "dei Legionari" come se appartenesse a chi mai ha appartenuto nel corso della sua storia, minandosi pertanto ogni identità storica del territorio, sarebbe co...

Senza la diplomazia non è possibile fare affari con l'Egitto, ma con la diplomazia non c'è verità e giustizia per Giulio


Continua il business italiano in Egitto, nonostante l'esistenza della dittatura egiziana. Ma come è noto i soldi non guardano in faccia a nessuno. Democrazia o dittatura sono la stessa cosa per il business. Non esiste etica, non esiste morale almeno fino a quando non sia lo Stato a moralizzare l'economia e il mercato. Così non è stato certamente nei confronti  della dittatura egiziana. L'Egitto nel 2019 è stato il terzo Paese africano con cui l'Italia ha avuto più esportazioni e il quarto per importazioni. L'interscambio commerciale con l'Italia ha avuto il suo boom nel 2018, dopo il 2013, l'anno più importante nell'interscambio commerciale tra i due Paesi. Ed è stato l'anno in cui in Egitto si è insediata la dittatura egiziana con il colpo di stato che farà fuori Morsi. Quello che si è capito che è la diplomazia è fondamentale per mantenere vivi e vegeti i rapporti economici. Sia dietro le quinte che davanti alle telecamere. Senza rapporti diplomatici il business non si fa. Ma con la diplomazia però non si riesce ad ottenere una cosa fondamentale per la dignità del nostro Paese, per la famiglia di Giulio. Verità e giustizia per Giulio. Non siamo stati come Paese in grado di salvarlo. Abbiamo fallito in modo clamoroso. Nessuno si è assunto le proprie responsabilità. Niente. Tanti gli interrogativi nelle ore in cui Giulio era nelle mani dello stato egiziano. L'Italia deve una sola cosa alla famiglia di Giulio. Che sia fatta verità e giustizia per Giulio. Ma l'Italia sta facendo tutto quanto è nelle sue possibilità? No. Non lo sta facendo. Le Istituzioni vanno ognuna per la propria strada, tra chi sospende le relazioni diplomatiche, tra chi invece le stringe in modo ancora più vigoroso e neanche più chiedendo di Giulio. Come se fosse una questione superata dal tempo. Quattro anni di insulti sono anche troppi. Quello che abbiamo capito è che la diplomazia è essenziale per consentire gli affari, ma non lo è per conseguire la verità e giustizia per Giulio. Parlano i fatti. L'Italia, o almeno chi la rappresenta, ha scelto da che parte stare. Da quella degli affari. Se così non fosse, l'Egitto sarebbe già stato dichiarato insicuro e l'ambasciatore sarebbe stato richiamato per consultazioni da un pezzo.

mb

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