Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Quando riapriranno i confini l'attuale piazza Transalpina/Trg Evrope sarebbe bello se si chiamasse piazza del 1°maggio

Nei 55 giorni di "lockdown" sono stati eseguiti oltre 17 milioni di controlli, 12.360.197 su persone e 4.798.015 su attività/esercizi commerciali. Poco più di 415 mila i provvedimenti sanzionatori, tra denunce e sanzioni amministrative. L'Italia ha usato il pugno duro, dai droni, all'esercito, agli elicotteri per reprimere i comportamenti ritenuti scorretti e casi di abuso non ne sono certamente mancati. L'Italia non si è fidata degli italiani. Solo nel nostro Paese si sono registrate situazioni del genere, nell'Europa democratica il pugno duro così pesante non c'è stato. Si è preferita la via della sensibilizzazione. In tale contesto, come ben sappiamo, Austria, Slovenia in testa si son chiuse per proteggersi soprattutto dagli italiani. D'altronde come dar loro torto, se il primo segnale di sfiducia  verso gli italiani, lo abbiamo dato noi, in Italia? Le critiche sono state dure, comprensibili. Ogni nazione, ogni regione, ha fatto quello che ha voluto. E l'Europa è rimasta a guardare, da questo punto di vista. Fate voi. Vedetela voi. Il 1 maggio del 2020 correva il sedicesimo anniversario della caduta del muro di Gorizia. Simbolicamente una bandiera europea è stata attaccata alla recinzione che divide due città, due nazioni e stati diversi.

Con una piazza che non riesce ad avere lo stesso nome, piazza Transalpina dal lato italiano, Trg Evrope da quello sloveno. Sarebbe bello se dopo questo disastro, dopo la chiusura dei confini, condividessero Gorizia e Nova Gorica lo stesso nome di quella meravigliosa piazza, che potrebbe essere piazza del 1° maggio, in ricordo di quel 1° maggio 2004, che ha segnato la caduta dell'ultimo muro interno d'Europa. L'emergenza del coronavirus che ci ha confinati all'interno delle proprie case, dei propri rioni, dei propri comuni, della propria regione, ha ben evidenziato quanto sia importante e bello vivere in una società senza confini e barriere e come nello stesso tempo nel giro di un niente puoi trovarti barricato all'interno del tuo paese perdendo quella libertà di movimento, di condivisione, che fino ad un momento prima era l'assoluta normalità.

mb



Commenti

  1. Niente male come idea, il problema è che sarebbe confuso facilmente col primo maggio - festa dei lavoratori da chi non conosce la storia locale. In alternativa ci sarebbe il 9 maggio (dichiarazione Schuman).

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  2. Sì, sarebbe molto meglio chiamarla "Piazza Europa" da entrambi i lati oppure "Piazza 9 maggio".

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