Ancora una volta colpito il cippo di Peteano da mano ignota fascista? Atto da condannare nell'attesa della posa di una nuova targa che ne ricordi la matrice fascista

Immagine
Per la seconda volta e nel mese di luglio, una o più mani ignote, hanno imbrattato con della vernice il cippo di Peteano dedicato a  Franco DONGIOVANNI, Carabiniere, Antonio FERRARO, Brigadiere C.C., Donato POVEROMO, Carabiniere Scelto.  Vittime del terrorismo neofascista con la complicità di un sistema corrotto che ha prodotto depistaggi e insabbiamenti per lungo corso. Le domande che sorgono sono varie, perchè si colpisce sempre nello stesso periodo? Sarà qualche vacanziero di passaggio o di ritorno in queste terre nel mese di luglio? C'è qualche messaggio politico? Sicuramente non lo si colpisce per diletto o perchè non si ha nulla da fare. E la matrice è  politica e l'origine potrebbe essere fascista? Probabilmente sì, perchè tanto il contesto politico europeo e globale che il senso di quell'imbrattamento potrebbero indurre a far pensare ciò. Si è imbrattata la memoria di vittime di un attentato fascista. Ci è voluto del tempo, tanto, per ripulirlo dopo il primo imbr...

Se il dialetto istroveneto rischia di entrare nelle scuole istriane,mentre l'italiano arranca



Nel sito della regione istriana si legge che numerosi popoli hanno lasciato nella terra istriana le loro tracce: Liburni, Istri (da qui l'origine del nome della Penisola), Greci, Celti, Romani, Ostrogoti, Bizantini, Longobardi, Croati, Franchi, Veneziani, Austriaci, Italiani ... 
Dunque, si sottolinea, giustamente, che gli italiani sono una cosa, i veneziani, altra cosa, dal punto di vista storico ed identitario. Si rimarca nel sito che la Penisola istriana ha una superficie di 3.476 chilometri quadrati. Essa confina con tre stati: la Croazia, la Slovenia e l'Italia. Una piccolissima parte dell'Istria, la Baia di Muggia, appartiene alla Repubblica Italiana. Il Litorale sloveno, col Golfo di Capodistria (Koper) e una parte del Golfo di Pirano (Piran) fino alla foce del fiume Dragogna (Dragonja) fa parte della Repubblica di Slovenia. La maggior parte dell'Istria, precisamente 3.130 chilometri quadrati (pari al 90% della superficie) appartiene alla Repubblica di Croazia ed è situata nella Regione istriana con 2.820 chilometri quadrati, pari al 4,98% della superficie complessiva della Croazia. La parte rimanente appartiene amministrativamente e territorialmente alla Regione Litoraneo-montana. 
L'Istria è una bellissima striscia di terra, da sempre contesa, ponte tra Oriente ed Occidente. Un frullato di culture, di identità, che passano ovviamente anche dai dialetti. Tra questi c'è l'istroveneto, parlato, forse anche più dell'italiano dagli italiani istriani di Slovenia e Croazia.  E già qui bisognerebbe chiedersi il perchè. 
Dialetto che si è affermato durante l'avvento della Repubblica veneziana. Si quantifica che siano circa 30 mila i cittadini che parlano questo dialetto. Che spesso funge da ponte con gli sloveni e croati. Un dialetto da sempre tutelato, addirittura è stato introdotto nel Registro del patrimonio culturale immateriale della Slovenia, senza dimenticare i corposi finanziamenti pubblici che arrivano per le iniziative culturali finalizzate a tutelare questo dialetto. Dialetto che rischia di entrare nelle scuole per essere salvaguardato. Il tutto mentre l'italiano arranca. D'altronde abbiamo visto che in Italia ci sono decine e decine di dialetti, i più parlati sono il napoletano, da oltre 5 milioni di persone, il siciliano, il veneto, e 12 lingue minoritarie tutelate dal 1999 dallo Stato

Ci si deve chiedere se sia giusto tutelare l'istroveneto in Istria così come si sta continuando a fare, mentre l'italiano arranca. Radici, identità, specificità, in un mondo di oltre 7 miliardi di persone, è comprensibile che si cerchi di salvaguardare ciò che è destinato prima o poi ad essere spazzato via, ma si rimane veramente perplessi che le stesse sensibilità, soprattutto da parte italiana, nel senso di chi vive in Italia, non ci siano per la tutela della lingua italiana. Lingua che in Slovenia e Croazia sulla carta ha dei riconoscimenti molto importanti a livello di principi, ma nella realtà sostanziale è una lotta quotidiana quella di vedere garantito il bilinguismo effettivo. L'istroveneto non rappresenta la cultura italiana, e neanche l'identità italiana, ma quella veneta, quella limitata e circoscritta ad una sfera temporale e storica che oggi non esiste più e che anzi con l'Italia unita, a dirla tutta, c'entra poco o niente.
E dunque non stupiamoci se poi il "leghismo" prende piede anche dalle parti dell'Istria passando proprio da questo modo di concepire le cose, dando magari priorità alla tutela dell'istroveneto. La tutela delle minoranze autoctone italiane  deve affermarsi non salvaguardando un semplice dialetto, ma con la tutela della lingua italiana, salvaguardando tutte le varie articolazioni, scuole, radio, organi di informazione e quant'altro con cui si esprime. 

mb

Commenti

Post popolari in questo blog

Come calcolare capienza di una piazza durante manifestazione?

Una storia per bambini della scuola primaria nella giornata Mondiale della Gentilezza

L'italiano esodato... da Cherso