C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Se il dialetto istroveneto rischia di entrare nelle scuole istriane,mentre l'italiano arranca



Nel sito della regione istriana si legge che numerosi popoli hanno lasciato nella terra istriana le loro tracce: Liburni, Istri (da qui l'origine del nome della Penisola), Greci, Celti, Romani, Ostrogoti, Bizantini, Longobardi, Croati, Franchi, Veneziani, Austriaci, Italiani ... 
Dunque, si sottolinea, giustamente, che gli italiani sono una cosa, i veneziani, altra cosa, dal punto di vista storico ed identitario. Si rimarca nel sito che la Penisola istriana ha una superficie di 3.476 chilometri quadrati. Essa confina con tre stati: la Croazia, la Slovenia e l'Italia. Una piccolissima parte dell'Istria, la Baia di Muggia, appartiene alla Repubblica Italiana. Il Litorale sloveno, col Golfo di Capodistria (Koper) e una parte del Golfo di Pirano (Piran) fino alla foce del fiume Dragogna (Dragonja) fa parte della Repubblica di Slovenia. La maggior parte dell'Istria, precisamente 3.130 chilometri quadrati (pari al 90% della superficie) appartiene alla Repubblica di Croazia ed è situata nella Regione istriana con 2.820 chilometri quadrati, pari al 4,98% della superficie complessiva della Croazia. La parte rimanente appartiene amministrativamente e territorialmente alla Regione Litoraneo-montana. 
L'Istria è una bellissima striscia di terra, da sempre contesa, ponte tra Oriente ed Occidente. Un frullato di culture, di identità, che passano ovviamente anche dai dialetti. Tra questi c'è l'istroveneto, parlato, forse anche più dell'italiano dagli italiani istriani di Slovenia e Croazia.  E già qui bisognerebbe chiedersi il perchè. 
Dialetto che si è affermato durante l'avvento della Repubblica veneziana. Si quantifica che siano circa 30 mila i cittadini che parlano questo dialetto. Che spesso funge da ponte con gli sloveni e croati. Un dialetto da sempre tutelato, addirittura è stato introdotto nel Registro del patrimonio culturale immateriale della Slovenia, senza dimenticare i corposi finanziamenti pubblici che arrivano per le iniziative culturali finalizzate a tutelare questo dialetto. Dialetto che rischia di entrare nelle scuole per essere salvaguardato. Il tutto mentre l'italiano arranca. D'altronde abbiamo visto che in Italia ci sono decine e decine di dialetti, i più parlati sono il napoletano, da oltre 5 milioni di persone, il siciliano, il veneto, e 12 lingue minoritarie tutelate dal 1999 dallo Stato

Ci si deve chiedere se sia giusto tutelare l'istroveneto in Istria così come si sta continuando a fare, mentre l'italiano arranca. Radici, identità, specificità, in un mondo di oltre 7 miliardi di persone, è comprensibile che si cerchi di salvaguardare ciò che è destinato prima o poi ad essere spazzato via, ma si rimane veramente perplessi che le stesse sensibilità, soprattutto da parte italiana, nel senso di chi vive in Italia, non ci siano per la tutela della lingua italiana. Lingua che in Slovenia e Croazia sulla carta ha dei riconoscimenti molto importanti a livello di principi, ma nella realtà sostanziale è una lotta quotidiana quella di vedere garantito il bilinguismo effettivo. L'istroveneto non rappresenta la cultura italiana, e neanche l'identità italiana, ma quella veneta, quella limitata e circoscritta ad una sfera temporale e storica che oggi non esiste più e che anzi con l'Italia unita, a dirla tutta, c'entra poco o niente.
E dunque non stupiamoci se poi il "leghismo" prende piede anche dalle parti dell'Istria passando proprio da questo modo di concepire le cose, dando magari priorità alla tutela dell'istroveneto. La tutela delle minoranze autoctone italiane  deve affermarsi non salvaguardando un semplice dialetto, ma con la tutela della lingua italiana, salvaguardando tutte le varie articolazioni, scuole, radio, organi di informazione e quant'altro con cui si esprime. 

mb

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