La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

In Egitto decine di italiani hanno subito violenze. A breve uno strumento per segnalare quello che si è visto o si sa su Giulio al Cairo


 


Al Che festival di Genova, si è parlato anche di Giulio e gli interventi di Paola, di Claudio e di Alessandra Ballerini, ancora una volta sono stati ricchi di contenuti, con tantissimi spunti di riflessione. Sono emersi anche degli aspetti molto significativi.

Paola, la mamma di Giulio, ha evidenziato quanto gravi siano state le falsità, le calunnie partorite in malafede ad hoc contro Giulio, riprese anche da una parte di stampa che altro non ha fatto che fare il gioco sporco dell'Egitto che ha ucciso Giulio. Così come ha sottolineato, con forza, la gravità del comportamento assunto dall'Università, in materia di sicurezza. E non può che colpirti quel pregiudizio che denuncia, che esiste in una società che pare ritornare indietro nel ventennio quando una donna si permette di rompere i canoni maschilisti voluti dal sistema. 

 Queste le parole di Paola:
"Su Giulio dopo 40 mesi noi stiamo lottando ancora contro le falsità che hanno rinforzato le cose dette dagli egiziani, queste falsità hanno aiutato il potere egiziano.  Dobbiamo tutelare l'identità, la storia, quello che era Giulio. Viviamo in un Paese dove non si è abituati che le donne parlino. Devono farlo in un certo modo, piangendo, se poi si mettono a studiare la geopolitica, si fanno dei perchè, questo non va bene, perchè le donne non possono parlare di geopolitica. Scorta mediatica è chiedersi cosa sta succedendo nel mondo? Cosa serve in questo momento? Come mai questo ambasciatore non fa niente?   Sull'Università (...) ma doveva essere proprio Giulio di far capire come è questo Egitto? A far risvegliare l'Università sulla questione della sicurezza. Con Giulio e Giulio c'erano tanti giovani italiani che erano nella stessa condizione di Giulio. E' gravissimo quanto accaduto, e che pochi si siano posti il problema della sicurezza dei propri studenti.."sottolineando che "si è costruito un profilo di Giulio falso, forse perchè in Italia non si  sa cosa sia un dottorato di ricerca" 

Le parole di Claudio, il papà di Giulio, sono altrettanto forti. Denuncia che esiste un chiaro sistema che vuole impedire il percorso della verità, ma il cammino non si ferma, pretendendo che sia fatta verità e giustizia con un giusto processo, quello che a 40 mesi dalla scomparsa di Giulio non c'è .  

Claudio:

"Ci sono molte forze che vogliono impedire la verità e giustizia per Giulio". (...)"Molte persone ci accompagnano con determinazione, tranquillità, fiducia e speranza di trovare questa verità,noi proseguiamo su questo sentiero della ricerca per la verità e giustizia, e uno degli obiettivi è andare fino in fondo e arrivare a una giustizia che sia veramente basata su elementi concreti, con un giusto processo, la nostra lotta, il nostro cammino è sì mantenere l'attenzione sul fronte egiziano ma non far abbassare l'attenzione a chi ci rappresenta.Vogliamo una giustizia vera,basata su elementi concreti, accettata da tutti. Ci auguriamo che la commissione d'inchiesta che sta per essere istituita prosegua su questo cammino in modo retto determinato,senza tentennamenti. (...) "Il nostro grazie al Presidente Roberto Fico che si è recato da Alsisi con l'unico scopo di chiedere verità, e di chiedere di istituire un processo legale giuridico corretto e approfondito in tutti i dettagli e per la ricerca della giustizia e della verità. (...)Abbiamo una ipotesi, abbiamo degli iscritti nei registri degli indagati, ma fino a quando non ci sarà collaborazione vera da parte degli egiziani il cammino sarà più difficile.Questa nostra lotta è anche per i giovani, che devono scegliere da che parte stare, se stare dalla parte di chi lotta di migliorare questo mondo, o di chi si gode la vita racchiuso nell'ambito della propria vita della comunità locale."

Alessandra Ballerini analizza con estrema fermezza quanto accaduto a Giulio, quello che è successo in Egitto, sottolineando la gravità e l'assurdità del fatto che l'Italia si ostini a non dichiarare come insicuro l'Egitto, evidenziando che decine di italiani hanno subito violenze, ma non hanno parlato perchè minacciati. E soprattutto annuncia una novità importante, che può dare la possibilità a chi teme di denunciare, di parlare, magari avendo visto qualcosa, siano italiani che non, un sistema che consentirà di denunciare con la garanzia dell'anonimato.  In un Paese dove Giulio, come dirà Alessandra, è stato perfino tradito dal suo coinquilino.

 
Alessandra Ballerini:
"dei cinque indagati, sappiamo molto, sappiamo il loro apporto in quelli che sono stati i preparativi che porteranno al sequestro, alla tortura e uccisione di Giulio, quattro di loro appartengono allo stesso ufficio fisico della National Security egiziana. Era seguito dal primo momento, è stato tradito da chi gli stava vicino, anche dal coinquilino.  Il potere corrompe, in Egitto funziona così, per questo tantissime persone in Egitto fanno gli informatori. Giulio non era uno sprovveduto, sapeva come muoversi, che non bisognava fare foto in Egitto, era la terza volta che ci andava. Giulio parlava l'egiziano quasi perfettamente, non era uno sprovveduto, l'essere così in gamba lo rende sospetto". (...)"Noi abbiamo parlato con altri italiani che hanno vissuto un brutto quarto d'ora in Egitto, abbiamo scoperto che almeno una decina di italiani  negli ultimi anni in Egitto hanno subito violenze, non hanno parlato, venivano terrorizzati. Ma le autorità queste cose le sanno. La Farnesina dovrebbe dire che l'Egitto non è un Paese sicuro. Cosa si deve aspettare ancora? Dopo tutto quello che è successo a Giulio?"(...) "E' fondamentale che mentre noi cerchiamo la verità, che qualcuno la chieda." "Non possiamo essere amici dell'Egitto, con un potere che sequestra e uccide"(...)" Una novità importante, (...) ci sono tantissimi italiani che erano al Cairo in quel periodo, che possono aver visto e sentito ecco, come anche gli egiziani, grazie a un sistema che stiamo mettendo a punto con la Repubblica, potranno parlare e segnalare in modo sicuro"


mb

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