Nel 2026, 80 anni dalla strage di Vergarolla, come per la strategia della tensione, senza verità, anche se non si era più in Italia

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  Ancora oggi non c'è una lapide istituzionale che ricordi a dovere le vittime della strage di Vergarolla di cui non si conosce il numero esatto dei morti, 64 furono  le vittime identificate. Quanto accaduto il 18 agosto del 1946 ha lasciato il segno indelebile nella storia delle complesse vicende del confine orientale spesso strumentalizzate per revisionismi storici, nazionalismi nostalgici, che nulla c'entrano con la verità e la giustizia negata alle vittime di quel fatto drammatico. Come accaduto durante lo stragismo neofascista durante la strategia della tensione, praticamente non vi è stata alcuna verità, nessuna inchiesta degna di nota. Solo supposizioni, teorie, ipotesi, spesso istanze degne di ultras più che di seguaci della verità. Quel fatto tragico è stato chiaramente utilizzato dalla retorica revisionista per le proprie battaglie ideologiche anticomuniste e contro la Jugoslavia comunista di Tito. Quando accadde quel fatto, Pola, era una zona enclave all'interno ...

I croati di Trieste cosa pensano della statua di D'Annunzio? Visto quello che il "poeta"scriveva sul croato?

In un  carteggio molto significativo tra Benedetto Croce e Giuseppe Prezzolini , il filosofo, così si pronunciava su quello che è un simbolo fondamentale per il nazionalismo italiano, D'Annunzio: "facessero i nazionalisti farebbero i dannunziani". Per poi evidenziare con gran vigore che "per me il Nazionalismo è una manifestazione terziaria della sifilide dannunziana. Quanto male abbia fatto il D'Annunzio nell'ambiente morale italiano è cosa di cui pochi hanno adeguata coscienza: e io credo di essere tra questi. Bisogna esplorare a fondo questo malanno (...) e denudare la schifosa piaga. Io sono disgustato, anzi profondamente nauseato dalla spettacolo che offre il d'Annunzio.....e allo scredito che getta sulla nostra Italia......prevedo che andrà degenerando sempre più vergognosamente" Sino ad augurargli di morire " mi sembra il meglio che possa fare per sé e per l'Italia".

Ora, come è noto, a Trieste, in piazza della Borsa, verrà posta una statua che omaggerà il poeta d'Italia, "eroe". Seduto su una panchina, mentre leggerà dei versi.  Una ripetizione di una statua già realizzata in altre location. Quando a  Trieste vedrete il gran poeta D'Annunzio seduto sulla panchina a leggere un libro, in piazza della Borsa, ricordatevi cosa scriveva sui croati.
Così nel testo Il sudore di sangue- Lettera ai Dalmati : "il croato lurido, s’arrampicò su per le bugne del muro veneto, come una scimmia in furia, e con un ferraccio scarpellò il Leone alato." oppure (…) "quell’accozzaglia di Schiavi meridionali che sotto la maschera della giovine libertà e sotto un nome bastardo mal nasconde il vecchio ceffo odioso..." oppure da Gli ultimi saranno i primi. Discorso al popolo di Roma nell'Augusteo, 4 maggio 1919 (…) "Laggiù , su le vie dell’Istria, su le vie della Dalmazia, che tutte sono romane, non udite la cadenza di un esercito in marcia? I morti vanno più presto dei vivi. E per tutto ritrovano essi i segni dei legionarii. Fuori la schiaveria bastarda e le sue lordure e le sue mandre di porci!"

In Italia e vita del 24 ottobre 1919, scriveva: "come Idria, Postumia aspetta a noi. Se non la tenessimo, il flutto della gente balcanica, il flutto della barbarie schiava, giungerebbe a una ventina di chilometri dalle mura di Trieste." Od ancora: "Col distretto di Postumia lasceremmo in mano degli Schiavi meridionali il valico di Longatico, quello di Nauporto e forse quello di Prevaldo, che costituiscono da tempo immemorabile la vera Porta d’Italia, la soglia latina calcata dalle incursioni boreali e orientali dei Barbari di ogni evo."

Che dire? Un grande poeta. E non si può discernere la figura del letterato, da quella del politico, perchè l'autore è sempre lo stesso, il pensiero è sempre lo stesso, l'animus, lo stesso.

Ora, come è noto, a Trieste vi è una importante comunità croata. Le prime associazioni croate di mutuo soccorso si formano a Trieste alla fine del XIX secolo. La specialità del Friuli Venezia Giulia è dovuta al suo plurilinguismo, quel plurilinguismo espressione delle radici storiche, identitarie di questa piccola ma cosmopolita terra del Confine Orientale. Si parla l'italiano, il tedesco, anche se sempre più raramente, lo sloveno, il friulano, oltre a diversi dialetti. Trieste, tra l'altro con la nuova Via della Seta si sta aprendo in modo importante verso la Cina, ne diventerà il faro. Poi ovviamente vi sono le lingue delle nuove migrazioni, dal bengalese, al cinese, al rumeno. Discorso diverso per il croato. La lingua croata e la comunità linguistica croata è stata recentemente ufficialmente riconosciuta dalla Regione e verranno disposti finanziamenti per sostenerne le iniziative di tutela con dei progetti mirati. La presenza croata a Trieste è storica, racchiusa nell'arco di diversi secoli. A Trieste risultano poco meno di 2 mila croati, in tutta la regione sono circa 4 mila. Cosa pensano i croati del fatto che a Trieste verrà celebrato, onorato, esaltato, colui che definiva tra le varie cose, il croato nei modi che abbiamo visto? Alla faccia della Trieste multiculturale e ponte tra Est e Ovest. D'Annunzio, cosa da non dimenticare, il cui scopo era quello di annettere Fiume all'Italia, minando l'autonomismo storico della città.
E se l'avesse scritto contro gli italiani quello che scrisse verso i croati e gli "slavi"? Apriti cielo....

mb

si ringrazia per la foto Mauro Amelio  


Aggiornamento
Articolo sul Piccolo di Trieste del giorno 11 giugno 2019

Commenti

  1. https://www.change.org/p/comune-di-trieste-no-al-munumento-di-d-annunzio-a-trieste/edit?source_location=petition_nav

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  2. D'Annunzio definiva i prigionieri "Peccatori contro la Patria, lo Spirito e il Cielo" solo perchè erano sopravvissuti e fu protagonista della propaganda contro i prigionieri di guerra bollati come codardi o disertori, soprattutto quelli della disfatta di Caporetto causata dall' insipienza dei Comandi, crociata arrivata persino al divieto di collette di beneficenza a loro favore.

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