Nel 2026, 80 anni dalla strage di Vergarolla, come per la strategia della tensione, senza verità, anche se non si era più in Italia

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  Ancora oggi non c'è una lapide istituzionale che ricordi a dovere le vittime della strage di Vergarolla di cui non si conosce il numero esatto dei morti, 64 furono  le vittime identificate. Quanto accaduto il 18 agosto del 1946 ha lasciato il segno indelebile nella storia delle complesse vicende del confine orientale spesso strumentalizzate per revisionismi storici, nazionalismi nostalgici, che nulla c'entrano con la verità e la giustizia negata alle vittime di quel fatto drammatico. Come accaduto durante lo stragismo neofascista durante la strategia della tensione, praticamente non vi è stata alcuna verità, nessuna inchiesta degna di nota. Solo supposizioni, teorie, ipotesi, spesso istanze degne di ultras più che di seguaci della verità. Quel fatto tragico è stato chiaramente utilizzato dalla retorica revisionista per le proprie battaglie ideologiche anticomuniste e contro la Jugoslavia comunista di Tito. Quando accadde quel fatto, Pola, era una zona enclave all'interno ...

Anno 1926 vigili del fuoco costretti dai fascisti a rimuovere a Gorizia insegna del Trgovski dom. Anno 2019,Brembate...

Correva l'anno 1926. Era il 4 novembre. Il 4 novembre del 1926, sei anni dopo l'incendio del Narodni dom, simbolo dell'identità e del riscatto sloveno nella Venezia Giulia. Come riportano le testimonianze del tempo, a Gorizia, un manipolo di fascisti, festeggiando la Celebrazione della vittoria, accompagnati dal manganello, dal motto me ne frego e dalla solita camicia nera entrarono violentemente nelle sale della banca commerciale slovena gettando in cortile libri, mobili, oggetti, tutto quello che si poteva gettare venne gettato via fino a costituire un mucchio da bruciare. E bruciarono libri,documenti, mobili,oggetti,simboli, bruciarono l'identità slovena, il riscatto sloveno, tra una folla di cittadini che osservava anche applaudendo ed inneggiando Viva l'Italia, già. Applauso che prese maggiore forza quando intervennero i vigili del fuoco, su disposizione imposta dai fascisti e rimossero l'insegna del Trgovski Dom. Quel luogo non era solo una banca, vi era anche un teatro, vi era anche una libreria. Doveva diventare italiano. Doveva essere cancellato ogni segno visibile che potesse turbare la coscienza pubblica, che recava fastidio all'ordine imposto dal regime. 
Anno 2019. Brembate. Lombardia. In provincia di Bergamo. Dopo il caso di Salerno, che ha visto uno striscione essere rimosso su intervento delle forze dell'ordine, dopo la protesta degli striscioni di Catanzaro, accade che a cent'anni quasi di distanza i vigili del fuoco sono stati costretti a compiere un gesto "politico". Hanno ricevuto l'ordine di procedere.
Uno di quelli che non aiutano la democrazia a crescere, ma che ne limitano l'affermazione. Non siamo nel regime fascista. Siamo in democrazia. Una democrazia debole, che sta ricadendo nel secolo breve. I vigili del fuoco sono stati costretti ad intervenire per rimuovere uno striscione, con scritto " non sei il benvenuto". Rivolto a colui che ama farsi chiamare come il Capitano.  

mb

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