Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Il 1 maggio di Trieste, più di 70anni di divisioni tra italianissimi, tltini, jugoslavi, austriacanti



Siamo sempre alle solite e sarà sempre così. Basta una sola bandiera, magari quella della brigata Garibaldi, e partono le urla, che nulla hanno da invidiare all'urlo di Munch. Vilipendio. Eppure si tratta di una bandiera storica della Resistenza. Ma l'odio verso tutto ciò che è comunista è così forte da rendere ciechi. Eppure il comunismo in Italia è sempre stato una minoranza, importante, ma pur sempre minoranza, ma andarlo a spiegare ai più è come parlare con un muro di gomma. Inutile. Per non parlare delle bandiere che vorrebbero ricordare la liberazione di Trieste del 1 maggio del '45, a cui si aggiungono quelle della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia. Bandiere e fazzoletti rossi a parte, propri della festa dei lavoratori, non mancheranno i soliti tricolori espressione dell'essere italianissimi per alcuni, in un Paese dove la bandiera nazionale è oramai cosa propria dei nazionalisti, mentre i tltini continueranno a invocare il ritorno indietro di americani e inglesi, come back, ponendosi al di sopra delle parti, come se non ne fossero coinvolti, e gli austriacanti ad osservare l'autodistruzione di questa città. Arrivi al confine di quello che doveva essere l'inizio del TLT e troverai a fronteggiarsi un cippo nazionalista italiano che ricorda il passaggio all'Italia nell'ottobre del '54 e pochi metri più avanti una sfilata di bandiere alabardate a rivendicare il confine immaginario, oggi, del TLT. Territorio Libero di Trieste.
In una città tra chi dice che il primo maggio del '45 è un giorno di lutto per Trieste, ponendosi in linea con chi dice che il 25 aprile non ci sarebbe niente da festeggiare, perchè Trieste ancora non era stata liberata, e la liberazione per costoro sarebbe o il 12 giugno, quando arriverà l'altra occupazione, quella angloamericana o addirittura il 26 ottobre del '54, quando gli angloamericani andranno via. Tutto ciò perchè il primo maggio del '45 inizierà il terrore dei 42 giorni, come verrà definito, ma omettendo tutto l'horror che ne è conseguito dal 3 novembre del '18 per la bellezza, si fa per dire, di 25 anni di occupazione italiana, coincisa pressoché con il fascismo, poi ci saranno i nazisti, poi 42 giorni di amministrazione italo-slovena, 9 anni di amministrazione angloamericana, poi ritornerà l'amministrazione italiana, con il TLT sfumato, perchè alla fine russi, americani, inglesi decisero di non volerlo mai far decollare. Il primo no se pol internazionale della storia di Trieste. Città fedele all'Austria per oltre 5 secoli che ogni primo maggio vive sempre la stessa situazione. Un ritorno al passato, che ritorna, puntualmente, ogni anno. In questi ultimi anni aggravato da censure, divieti, ordinanze, caccia alle streghe, come non accadeva forse da decenni. Ma alla fine si tratta solo di picconate al vento. Il primo maggio a Trieste continuerà a dividere, sempre, perchè ognuno avrà la propria memoria, la propria storia da difendere, da rivendicare, in una città che continua ad essere cornice di un quadro che per quanto eterogeneo fa parte dell'identità di questa città di confine italiano, nel bene o nel male. E ogni primo maggio si narrerà sempre la stessa storia, in una Europa unita nella diversità, ma a Trieste disunita più che mai e a dirla tutta non potrebbe essere altrimenti sul fronte storico. Una storia che non passa e non passerà, mai. 

mb

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