A Lussino, salvate diverse tombe di cittadini italiani dall'oblio, ma c'è ancora molto da fare per il riconoscimento dei diritti della minoranza italiana

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Viene reso noto che a Lussino, grazie all'operato di alcuni cittadini sensibili alla salvaguardia della memoria storica ed identità dei luoghi, sono state salvate una trentina di tombe, esattamente ben 37, nel cimitero di San Martino, dall'oblio e dal degrado a cui erano destinate. I cittadini in questione, tramite la nota pagina facebook dedicata a Lussino hanno reso noto che grazie al finanziamento promosso dall'Università Popolare di Trieste, attraverso i fondi del MAECI Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale,hanno potuto  attivarsi per salvarle. Iniziativa di gran pregio che merita il giusto riconoscimento e gratitudine in un contesto dove la comunità degli italiani,con difficoltà , essendo anche gli italiani autoctoni  ridotti al minimo storico, cerca di attivarsi per quanto possibile anche tramite l'operato di singole individualità per la difesa della memoria storica. Una delle battaglie che stanno conducendo da anni ad esempio è il  r...

Il 1 maggio di Trieste, più di 70anni di divisioni tra italianissimi, tltini, jugoslavi, austriacanti



Siamo sempre alle solite e sarà sempre così. Basta una sola bandiera, magari quella della brigata Garibaldi, e partono le urla, che nulla hanno da invidiare all'urlo di Munch. Vilipendio. Eppure si tratta di una bandiera storica della Resistenza. Ma l'odio verso tutto ciò che è comunista è così forte da rendere ciechi. Eppure il comunismo in Italia è sempre stato una minoranza, importante, ma pur sempre minoranza, ma andarlo a spiegare ai più è come parlare con un muro di gomma. Inutile. Per non parlare delle bandiere che vorrebbero ricordare la liberazione di Trieste del 1 maggio del '45, a cui si aggiungono quelle della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia. Bandiere e fazzoletti rossi a parte, propri della festa dei lavoratori, non mancheranno i soliti tricolori espressione dell'essere italianissimi per alcuni, in un Paese dove la bandiera nazionale è oramai cosa propria dei nazionalisti, mentre i tltini continueranno a invocare il ritorno indietro di americani e inglesi, come back, ponendosi al di sopra delle parti, come se non ne fossero coinvolti, e gli austriacanti ad osservare l'autodistruzione di questa città. Arrivi al confine di quello che doveva essere l'inizio del TLT e troverai a fronteggiarsi un cippo nazionalista italiano che ricorda il passaggio all'Italia nell'ottobre del '54 e pochi metri più avanti una sfilata di bandiere alabardate a rivendicare il confine immaginario, oggi, del TLT. Territorio Libero di Trieste.
In una città tra chi dice che il primo maggio del '45 è un giorno di lutto per Trieste, ponendosi in linea con chi dice che il 25 aprile non ci sarebbe niente da festeggiare, perchè Trieste ancora non era stata liberata, e la liberazione per costoro sarebbe o il 12 giugno, quando arriverà l'altra occupazione, quella angloamericana o addirittura il 26 ottobre del '54, quando gli angloamericani andranno via. Tutto ciò perchè il primo maggio del '45 inizierà il terrore dei 42 giorni, come verrà definito, ma omettendo tutto l'horror che ne è conseguito dal 3 novembre del '18 per la bellezza, si fa per dire, di 25 anni di occupazione italiana, coincisa pressoché con il fascismo, poi ci saranno i nazisti, poi 42 giorni di amministrazione italo-slovena, 9 anni di amministrazione angloamericana, poi ritornerà l'amministrazione italiana, con il TLT sfumato, perchè alla fine russi, americani, inglesi decisero di non volerlo mai far decollare. Il primo no se pol internazionale della storia di Trieste. Città fedele all'Austria per oltre 5 secoli che ogni primo maggio vive sempre la stessa situazione. Un ritorno al passato, che ritorna, puntualmente, ogni anno. In questi ultimi anni aggravato da censure, divieti, ordinanze, caccia alle streghe, come non accadeva forse da decenni. Ma alla fine si tratta solo di picconate al vento. Il primo maggio a Trieste continuerà a dividere, sempre, perchè ognuno avrà la propria memoria, la propria storia da difendere, da rivendicare, in una città che continua ad essere cornice di un quadro che per quanto eterogeneo fa parte dell'identità di questa città di confine italiano, nel bene o nel male. E ogni primo maggio si narrerà sempre la stessa storia, in una Europa unita nella diversità, ma a Trieste disunita più che mai e a dirla tutta non potrebbe essere altrimenti sul fronte storico. Una storia che non passa e non passerà, mai. 

mb

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