Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Il Friuli devastato dal maltempo è in Italia? No, perchè pare essere stato ignorato ma il 4 novembre tutti a sciacquarsi la bocca di retorica nazionalista

Nella prima seduta utile del Parlamento italiano subito dopo la fine della prima guerra mondiale si debuttò gridando: "L'Italia è compiuta".
Ad un prezzo enorme, catastrofico, e con la batosta subita da Caporetto si rischiava di "perdere" ciò che era stato annesso ben tempo prima dello scoppio della guerra, a partire da alcune zone del Friuli. Quel Friuli che è stato violentato da una forza della natura incredibile, in una regione dove è stato decretato lo stato d'emergenza. Comuni isolati, senza luce, con danni enormi. A partire da Sappada, da poco entrata in Friuli. Ma ciò è stato, nella migliore delle ipotesi solo sfiorato da qualche media nazionale, da altri, totalmente ignorato. 
E poi, il 4 novembre, tutti a sciacquarsi la bocca con la solita nauseante retorica nazionalista. Intanto, i friulani,che hanno conosciuto sciagure immani, dal Vajont, al terremoto, alle guerre, senza piagnistei, si son rimboccati le maniche e si son messi al lavoro. Come è nel loro stile. Quello stile che non è italiano, e dunque, no, il Friuli non è in Italia. Per come trattato, o meglio per come ignorato, e per la reazione avuta dai suoi cittadini.

Marco Barone
fonte foto social

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