Il Comune di Ronchi "adotti" la tomba storica della famiglia Fontanot e le tombe storiche a rischio oblio del cimitero

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Il territorio ronchese durante le drammatiche vicende della seconda guerra mondiale ha pagato dazio pesantemente soprattutto per il contributo dato da diverse famiglie nella lotta di liberazione. Decine di famiglie hanno visto spezzato il proprio legame, non hanno potuto veder crescere i propri figli, fratelli, sorelle perchè la guerra non conosce pietà alcuna. Tra le famiglie che maggiormente hanno lasciato il segno nella storia non solo locale ma anche internazionale c'è sicuramente quella dei Fontanot. Su cui sono stati scritti diversi libri, realizzati documentari e intitolate vie in diverse località. Eppure al cimitero di Ronchi non si può restare indifferenti allo stato attuale in cui si trova la tomba dei Fontanot. Scritte purtroppo totalmente illeggibili e alcuni segni di cedimento della struttura tombale. In quella tomba, si riportano i nomi di Fontanot Regina, Fonanot Licio, Fontanot Giovanni, Fontanot Maria, Fontanot Enea, Fontanot Armido, Fontanot Vinicio e Fontanot ed ...

Ma ora che nell'Isontino non ci sarà più l'alibi dei migranti con chi se la prenderanno?

E finalmente la chiusura arrivò. Sotto silenzio, senza disturbare, zitti zitti sono andati via da Gorizia. Gorizia che più di una volta è finita nelle cronache nazionali, per mesi nei giornali locali non si parlava che di migranti, di una fantomatica emergenza che non c'era, perchè il tutto era frutto solo ed esclusivamente di una non volontà politica di accogliere i richiedenti asilo che erano giunti nella città goriziana. Fuori convenzione, diventava automaticamente fuori dalle palle. Gorizia ritornerà finalmente nel suo felice anonimato.
Chi dormiva per terra, in galleria, dalla guerra alle panchine alla questione del wi fi, passando dalla improvvisata baraccopoli di una pseudo giungla, senza dimenticare chi ha conosciuto la morte nell'Isonzo.  Proteste, esposti, omissioni di soccorso cadute nel vuoto, e alla fine è finita come appunto doveva finire. Una delle poche ragioni di esistere della Prefettura a Gorizia era per la questione immigrazione. Finita l'emergenza che non c'è mai stata in una provincia, o meglio ex provincia, dove l'accoglienza diffusa è stata un fallimento clamoroso come nel resto della regione, forse si preparerà a chiudere i battenti? Questo è quello che si domandano in diversi. Sarà il tempo a rispondere. E poi diritti verso Gradisca, che ha ospitato per anni l'indecente CIE uno dei peggiori d'Italia, poi trasformato in CARA, con sovraffollamenti e situazioni tutt'altro che di decenza, ora si appresta a chiudere per diventare un rapido centro di detenzione ed espulsione, CPR. Salvo la questione di Monfalcone, dove con l'immigrazione dovranno averci a che fare, e possono inventarsi tutti i tetti e divieti di questo mondo, almeno fino a quando la Fincantieri non si trasferirà in qualche altra regione o Paese lasciando il mandamento, ora di cosa si lamenteranno nell'Isontino? Di cosa parleranno i giornali? In un territorio fortemente depresso, con livelli di disoccupazione enormi, tassi di inattività micidiali? Con chi se la prenderanno?

Marco Barone 


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