Chiamare ancora oggi Ronchi "dei Legionari" sarebbe come chiamare Latina, Littoria

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Come è risaputo dal 1925, la città di Ronchi di Monfalcone, ha visto mutare il proprio nome in Ronchi dei Legionari, per la precisione il 2 novembre del 1925 con il Regio Decreto firmato da Rocco pubblicato nella G.U n° 283 del 5 dicembre 1925. Quest'anno pertanto ricorrono ben cent'anni da questa ricorrenza dovuta all'omaggio voluto dal fascismo per celebrare la presa di Fiume da parte di D'Annunzio che partì casualmente da Ronchi dopo aver dormito per qualche ora in una dimora nella vecchia via di Trieste. E come è ben risaputo nessun cittadino di Ronchi partecipò a quell’atto eversivo che ha subito la città di Fiume per 500 giorni con tutte le conseguenze che ne derivarono per i fiumani che nel 1924 scivolarono anche grazie a quel fatto storico e politico sotto il fascismo. Continuare a chiamare Ronchi "dei Legionari" come se appartenesse a chi mai ha appartenuto nel corso della sua storia, minandosi pertanto ogni identità storica del territorio, sarebbe co...

Abbiamo superato i lager, i manicomi ma abbiamo ancora gli zoo e acquari.Chiudiamoli,sono delle bestialità


L'essere umano per sua distorta natura ha sempre combinato disastri. Se ha imprigionato uomini, cosa che si continua a fare, se ha massacrato uomini nei campi di concentramento, racchiuso uomini nei manicomi, per quale motivo non dovrebbe imprigionare animali?  
Da tempi immemori esistono zoo, acquari. Gabbie trasparenti per animali che se liberati probabilmente morirebbero dopo un niente, ma forse meglio una morte da un niente libero che una vita dietro le sbarre per dilettare uomini e donne e bambini inconsapevoli. Se non li vedono allo zoo dove possono vederli gli animali? In TV, si viaggia, con internet, altrimenti, pazienza, potrà l'essere umano sempre farsene una ragione. Ci sono persone che in tutta la loro vita non vedranno mai il mare, si può crescere felici anche se non vedrai dentro una gabbia di un qualsiasi zoo un panda.  Non avevo mai visitato uno zoo prima d'ora, l'ho fatto per scelta. Sapevo cosa avrei trovato, ma volevo vederlo con i miei occhi, incrociare con i miei occhi, gli occhi degli animali, e lo stesso vale anche per gli acquari. Sono rimasto sconcertato e non poteva che essere così. Scimmie, foche e altri animali fare avanti e indietro in modo ripetitivo, ossessivo, ripetendo sempre gli stessi movimenti. Potevi cronometrarli sarebbero stati di un tempismo perfetto. Vedi i loro occhi tristi, perchè sono tristi. Non è una percezione sentimentalista, emotiva, ma quello che si poteva vedere era tristezza e miseria umana. Come tristezza, tanta tristezza, mi facevano alcuni turisti che si divertivano a fotografarli, a prenderli in giro, mentre erano diversi gli sguardi di visitatori con gli occhi lucidi o perplessi, perchè si rendevano conto che gli animali lì, dentro quelle gabbie o simulazioni ridotte della natura, stavano male.
Possono essere ben nutriti, lavati, ben tenuti quanto volete, avere tutto lo spazio di questo mondo, ma gli animali non possono rimanere negli zoo. Non è quella la loro dimensione, non è quello il loro spazio, è innaturale è contro natura. 
Abbiamo superato i campi di concentramento, i manicomi, ma abbiamo ancora gli zoo e gli acquari. Chiudiamo queste bestialità, gli animali imprigionati non sono liberi di essere animali, ma oggetto di dileggio e divertimento per i soliti circhi turistici. In una società che ha sempre maggior consapevolezza in materia di diritti cosa si deve aspettare per arrivare a dire c'erano una volta gli zoo e gli acquari? 

Marco Barone

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