A Lussino, salvate diverse tombe di cittadini italiani dall'oblio, ma c'è ancora molto da fare per il riconoscimento dei diritti della minoranza italiana

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Viene reso noto che a Lussino, grazie all'operato di alcuni cittadini sensibili alla salvaguardia della memoria storica ed identità dei luoghi, sono state salvate una trentina di tombe, esattamente ben 37, nel cimitero di San Martino, dall'oblio e dal degrado a cui erano destinate. I cittadini in questione, tramite la nota pagina facebook dedicata a Lussino hanno reso noto che grazie al finanziamento promosso dall'Università Popolare di Trieste, attraverso i fondi del MAECI Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale,hanno potuto  attivarsi per salvarle. Iniziativa di gran pregio che merita il giusto riconoscimento e gratitudine in un contesto dove la comunità degli italiani,con difficoltà , essendo anche gli italiani autoctoni  ridotti al minimo storico, cerca di attivarsi per quanto possibile anche tramite l'operato di singole individualità per la difesa della memoria storica. Una delle battaglie che stanno conducendo da anni ad esempio è il  r...

L'Italia è a pezzi come un narghilè smontato e abbandonato per le vie di Ronchi



Camminando per le vie di Ronchi, che deve fare i conti con un degrado oramai tipizzato in tutta Italia, da Palermo a Torino, pensando alla situazione attuale dell'Italia, vedendo quel narghilè smontato, a pezzi e gettato lì in balia del nulla, l'immagine che ti si prospettava era effettivamente quella del nostro caro Paese. Un Paese a pezzi, da Nord a Sud, in declino, corrotto, devastato, maltrattato, con diseguaglianze e povertà non più nascoste, dove tutto è stato messo in discussione senza certezze, con laureati che vanno a far lavori dove il titolo richiesto poteva essere il diploma di scuola, con persone senza titolo che vanno al governo del Paese, tra nepotismo e clientelismo, disoccupati, buche, erba incolta in ogni ovunque. Comuni senza soldi, disoccupati, inattivi, un Paese dove neanche gli immigrati vengono più, dove non si nasce in più, dove del pronto soccorso è rimasto solo il titolo, perchè la lentezza è la normalità, ma in un mondo dove si vive con frenesia, il cortocircuito è garantito, un Paese dove non vieni più ricoverato salvo che non sei sul punto di crepare, con i palazzi di giustizia, che dovrebbero essere il simbolo dello Stato, che cadono letteralmente a pezzi, come appunto il nostro Stato, coerenti. Autobus che prendono fuoco, macchine delle forze dell'ordine scassate, dove si picchiano insegnanti, medici, con le scuole che continuano a cedere, dove si muore sul lavoro come se niente fosse, dove non c'è più alcun rispetto per i ruoli perchè è venuto meno anche il rispetto per la persona, dove le mafie continuano a non essere un problema sociale,  e vi è anzi chi continua a difenderle, dove ti fanno pagare anche i sacchetti per la spesa, e qui si che gli italiani si son incazzati, non può ciò che essere  un Paese profondamente irrecuperabile. E poi quando scopri che i mercati vogliono al governo governanti amici, ti strappi i capelli se li hai, e se non li hai ti compri una parrucca per strappartela dalla testa ed inscenare la solita sceneggiata all'italiana, perchè alla fine lo sapevi da lungo tempo che l'Italia era in balia di altri venti, senza sovranità, indipendenza ed autonomia da lungo tempo. Solo che ora possono permetterselo di dire quello che dicono, per poi chiedere scusa, come piangere lacrime di coccodrillo, perchè il Paese è così, a pezzi, debole e ricattabile che i colpi di stato possono avvenire alla luce del sole e neanche ti scandalizzerai più di tanto. 
Un Paese dove a votare presto ci andranno solo i diretti interessati solamente per votare se stessi, amici e parenti che si preparano a riscaldare una poltroncina parlamentare che non rappresenta più un bel niente salvo che uno stipendio fenomenale. Un Paese che ha violentato la sua arte, la sua bellezza, che ha messo l'ignoranza al potere. Ma come si è ridotta l'Italia? Si è oramai andati oltre, tutto è stato messo in discussione e non si potrà ricomporre come un semplice narghilè abbandonato per le vie di Ronchi, nell'estremo Nord Est, in quella Venezia Giulia, invenzione storica frutto di un gran pasticcio epocale, costata centinaia di migliaia di morti e milioni di feriti, dimenticati oramai anche da Dio. Quel Dio che qualcuno invoca, prega, invocando miracoli, perchè qui se non arriva un miracolo,  forse non se ne uscirà più.

Marco Barone

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