La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

L'Italia è a pezzi come un narghilè smontato e abbandonato per le vie di Ronchi



Camminando per le vie di Ronchi, che deve fare i conti con un degrado oramai tipizzato in tutta Italia, da Palermo a Torino, pensando alla situazione attuale dell'Italia, vedendo quel narghilè smontato, a pezzi e gettato lì in balia del nulla, l'immagine che ti si prospettava era effettivamente quella del nostro caro Paese. Un Paese a pezzi, da Nord a Sud, in declino, corrotto, devastato, maltrattato, con diseguaglianze e povertà non più nascoste, dove tutto è stato messo in discussione senza certezze, con laureati che vanno a far lavori dove il titolo richiesto poteva essere il diploma di scuola, con persone senza titolo che vanno al governo del Paese, tra nepotismo e clientelismo, disoccupati, buche, erba incolta in ogni ovunque. Comuni senza soldi, disoccupati, inattivi, un Paese dove neanche gli immigrati vengono più, dove non si nasce in più, dove del pronto soccorso è rimasto solo il titolo, perchè la lentezza è la normalità, ma in un mondo dove si vive con frenesia, il cortocircuito è garantito, un Paese dove non vieni più ricoverato salvo che non sei sul punto di crepare, con i palazzi di giustizia, che dovrebbero essere il simbolo dello Stato, che cadono letteralmente a pezzi, come appunto il nostro Stato, coerenti. Autobus che prendono fuoco, macchine delle forze dell'ordine scassate, dove si picchiano insegnanti, medici, con le scuole che continuano a cedere, dove si muore sul lavoro come se niente fosse, dove non c'è più alcun rispetto per i ruoli perchè è venuto meno anche il rispetto per la persona, dove le mafie continuano a non essere un problema sociale,  e vi è anzi chi continua a difenderle, dove ti fanno pagare anche i sacchetti per la spesa, e qui si che gli italiani si son incazzati, non può ciò che essere  un Paese profondamente irrecuperabile. E poi quando scopri che i mercati vogliono al governo governanti amici, ti strappi i capelli se li hai, e se non li hai ti compri una parrucca per strappartela dalla testa ed inscenare la solita sceneggiata all'italiana, perchè alla fine lo sapevi da lungo tempo che l'Italia era in balia di altri venti, senza sovranità, indipendenza ed autonomia da lungo tempo. Solo che ora possono permetterselo di dire quello che dicono, per poi chiedere scusa, come piangere lacrime di coccodrillo, perchè il Paese è così, a pezzi, debole e ricattabile che i colpi di stato possono avvenire alla luce del sole e neanche ti scandalizzerai più di tanto. 
Un Paese dove a votare presto ci andranno solo i diretti interessati solamente per votare se stessi, amici e parenti che si preparano a riscaldare una poltroncina parlamentare che non rappresenta più un bel niente salvo che uno stipendio fenomenale. Un Paese che ha violentato la sua arte, la sua bellezza, che ha messo l'ignoranza al potere. Ma come si è ridotta l'Italia? Si è oramai andati oltre, tutto è stato messo in discussione e non si potrà ricomporre come un semplice narghilè abbandonato per le vie di Ronchi, nell'estremo Nord Est, in quella Venezia Giulia, invenzione storica frutto di un gran pasticcio epocale, costata centinaia di migliaia di morti e milioni di feriti, dimenticati oramai anche da Dio. Quel Dio che qualcuno invoca, prega, invocando miracoli, perchè qui se non arriva un miracolo,  forse non se ne uscirà più.

Marco Barone

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