La Croazia e quei capricci nazionalistici fuori da ogni tempo sul bilinguismo

Immagine
  La Croazia è una nazione splendida, ricca di contraddizioni, fortemente cattolica, orgogliosa dei propri colori, della propria bandiera, che primeggia dal turismo, allo sport, pur essendo un Paese grande quanto una regione italiana, eppure, ci sono delle cose che continuano a far storcere il naso. Come il bilinguismo. Se in città come Fiume, Rijeka, che è impossibile veder chiamate Fiume con un cartello bilingue, come accade d'altronde similmente a Trieste, dove Trst, lo si può leggere solo fuori dalla città, dei tentativi azzardati  vi sono, come alcune targhe poste per ricordare i nomi storici delle vie, bisogna constatare però che è molto complicato riuscire a trovare dei cartelli, delle indicazioni, in italiano. Eppure la minoranza italiana esiste, ha delle proprie comunità, che faticano ad ottenere delle concessioni, dei diritti. Balza all'occhio ad esempio una segnalazione che giunge dalla splendida Lussino. E non è l'unico caso che accade in Croazia. Dove un cartel...

Lo spirito nero e diabolico del Giorno del Ricordo

Il ventunesimo secolo, ci ha condotto nel famigerato terzo millennio, un secolo ed un millennio, per quanto concerne le più complesse vicende del Confine Orientale italiano iniziato con una svolta importante, impattante, che ha dato una scossa e linfa vitale ad una certa storia, una storia che diventerà la storia di Stato, la verità di Stato, sotto il segno dell’anticomunismo, dell’anti-antifascismo, del sentimento antislavo, nella cornice della memoria condivisa, nella dimensione del revisionismo storico e di un ritrovato nazionalismo spacciato per patriottismo ottocentesco. Un ventunesimo secolo che ha determinato la rinascita di rivendicazioni che hanno favorito da un lato impiego di notevoli risorse pubbliche e dall’altro, tramite la legge sul Giorno del Ricordo, l’affermazione di una narrazione inquinata della storia, una storia che ha troncato le responsabilità criminali dell’Italia della “brava gente”, trasformando carnefici in vittime, con sfumature di religiosità, di passione, di martirio, che saranno una metodica costante in tutta questa vicenda che ha comportato costi non solo economici per il Paese ma anche culturali, sociali a dir poco notevoli.
 
Una questione che ha visto in particolar modo la scuola divenire uno degli spazi maggiormente “attenzionati” da chi vuole imporre quella che verrà definita come la “verità storica di Stato”, una verità politica, strumentale ed antistorica, che offende la questione morale latitante in questo Paese e che compromette in modo deciso i rapporti con quell’Est, con quel mondo dei Balcani nel cammino controverso dell’Europa che dovrebbe sancire la fine di anacronistici e deleteri nazionalismi. 
 
Un giorno governato da uno spirito che va accerchiato e contrastato, un giorno che non dura più un solo giorno, che mescola memorie e sentimenti, strumentalizzando dolori e sofferenze per fini incompatibili con quella civiltà democratica e pacifica e internazionalista che si vorrebbe costruire, un giorno che comporta la chiusura dell’Italia a riccio, nel momento cui gli artefici di questa  “verità di Stato” sono anche coloro che hanno banalizzato o ridimensionato o giustificato o negato le responsabilità italiane, le violazioni costanti dei diritti umani, come compiute dal nazionalismo estremo e fascismo del Confine Orientale, lì ove i popoli prima dell’avvento del Regno d’Italia, convivevano, nel bene o nel male, in modo pacifico.  
 
Una ideologia che  è stata riabilitata, onorata, celebrata consapevolmente o meno. Non vi è stata alcuna appropriazione di questo giorno da parte di codeste istanze estreme nazionalistiche o nostalgiche del fascismo, ma vi è stata una resa vera e propria dell’Italia a questo modo di concepire la storia, di fare la storia, di vivere la storia, imperniata di vittimismo e de-responsabilizzazione acritica, iniziata con l’avvento del ventunesimo secolo. In questo giorno l'Italia deve essere sì a lutto, ma perchè viene uccisa la verità storica e la sua coscienza antifascista, quella che porterà alla liberazione dell'Italia dall'occupante nazifascista che nel Confine Orientale è stata possibile  soprattutto  grazie alla resistenza come nata in Slovenia prima di tutto.
 
Marco Barone 

Commenti

Post popolari in questo blog

Come calcolare capienza di una piazza durante manifestazione?

Una storia per bambini della scuola primaria nella giornata Mondiale della Gentilezza

L'italiano esodato... da Cherso