La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Una petizione di 136 cittadini per la crisi dell'Isontino. Era il 1980 e non è cambiato nulla

L'Italia è lunga, costituita da tante e diversificate problematicità, ma ci sono estremità che son più vicine di quanto si possa credere ed immaginare. Da tempo immemore oramai si parla della questione meridionale, secolare, tra chi dice che la causa è stato l'avvento del Regno d'Italia e chi già determinata da una gestione pregressa  borbonica negativa. Ma se è facile parlare di questione meridionale è difficile parlare di questione del NordEst, del FVG e figuriamoci di quella isontina, area territoriale depressa economicamente e che attende da sempre di essere rilanciata. Il punto è che qui la questione esiste.
Leggendo una petizione di 136 cittadini presentata al Consiglio regionale del FVG nel lontano 1980 emergono tutte quelle criticità che ancora oggi esistono. 
Sembra essere stata scritta oggi. Ed il dramma è che prima del 1980 la situazione era già cattiva, finito l'assistenzialismo italiano, finita la questione dei confini, emersa una chiusura a riccio nazionalistica pazzesca di questo territorio, è praticamente collassato.
Si legge ad esempio che "La città di Gorizia e l’intera provincia isontina, per la loro storia recente e lontana e per una serie di specificità locali, costituiscono senza ombra di dubbio una di tali realtà, ormai consolidata dagli eventi storici, che però molto spesso viene ignorata con grave danno per le sue popolazioni e, più complessivamente, per l’intera Regione Friuli - Venezia Giulia. Recenti fatti e avvenimenti politici, come è il caso della polemica sui comprensori territoriali, hanno ulteriormente accentuato l’ombra di una polarizzazione decisionale nelle aree friulana e triestina, indubbiamente fuorviante e antitetica nei confronti di una linea di vera programmazione economica e sociale di ampiezza regionale".
Così è ancora oggi.


Si evidenzia che "la situazione economica dell’Isontino ha raggiunto livelli decisamente pericolosi per certi aspetti al limite di veri processi di degradazione, come è facile dedurre dalla pluriennale stagnazione demografica, dal progressivo invecchiamento della popolazione in genere e di alcune categorie produttive in particolare, oltrechè dal calo delle presenze scolastiche, dalla contraddizione dei livelli occupazionali (soprattutto in agricoltura e nel settore femminile), e dalla crescente disoccupazione giovanile qualificata."
Come esattamente succede oggi.
Rilevando che "la debolezza di una economia, come quella isontina, fondata prevalentemente su alcune monoproduzioni industriali ed ha evidenziato l’assenza di una vera linea di politica economica alternativa, incentrata sulla espansione fortemente diversificata del settore industriale e sul contemporaneo potenziamento di altri settori, tutt’ora quasi abbandonati alla spontaneità come l’intero comparto delle piccole imprese, l’agricoltura, il turismo, il piccolo e medio trasporto merci le colture ittiche, il terziario di grado elevato, ecc."
 
Sembra di leggere un quotidiano economico del terzo millennio e non una petizione di 40anni addietro.


"Le ripercussioni della stagnazione e del regresso dell’Isontino, data la forza d’attrazione che sempre hanno esercitato i suoi centri economico-produttivi, si riflettono ormai nel triestino e nella bassa friulana e, quindi, il malessere che ne deriva viene a gravare sulla vita sociale, culturale e democratica, con potenziali pericoli di processi dissociativi e di indebolimento delle strutture istituzionali."
 
Concludendo che "l’insufficienza degli attuali programmi regionali e statali che, non prevedendo adeguate e tempestive misure per l’area confinaria, minacciano di relegare tale area in posizioni ritardate e subordinate e non sono certo in grado di inserirla nelle strutture europee."
 
Ed è proprio quello che è successo e continua ad accadere. D'altronde basta vedere i rapporti tra Gorizia e Nova Gorica per capire il grande dinamismo internazionale che esiste in questa zona di confine. Inesistente. Solo proclami, rigurgiti nazionalisti nefasti e pregiudizi e sentimenti degni di un periodo che si pensava superato, invece è qui, sempre presente con tutte quelle peculiarità che giorno dopo giorno uccidono l'isontino e condizionano l'area circostante in un diabolico effetto domino, a partire dalla bassa friulana.
 
Marco Barone 

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