Finalmente si ritorna a parlare di scuola dopo il caso della maturità

La reazione spropositata che si è registrata per la questione dell'orale all'esame di maturità,dimostra che in Italia bisogna riprendere in mano la questione scuola con una profonda rivoluzione culturale stile '68 quella che fa tanto paura a chi ideologicamente sta impostando da tempo una scuola pubblica sempre più votata a servire il sistema che a forgiare menti critiche e pensanti. Ordine, disciplina e non pensiero critico. Il dissenso? Si reprime. Finalmente si ritorna a parlare di scuola dove i problemi di ieri sono rimasti irrisolti a cui si sono sommati quelli della società più spietata e individualista di sempre. L'autorevolezza a scuola non la si ottiene solo aumentando gli stipendi del personale. Che sono bassi per non dire indecenti se si pensa a quelli degli ATA. Il rispetto non lo si ottiene inasprendo le norme. La scuola di oggi è un supermercato dove le famiglie hanno un potere di ingerenza spropositato. Addirittura adesso possono anche scegliere il docent...

Una petizione di 136 cittadini per la crisi dell'Isontino. Era il 1980 e non è cambiato nulla

L'Italia è lunga, costituita da tante e diversificate problematicità, ma ci sono estremità che son più vicine di quanto si possa credere ed immaginare. Da tempo immemore oramai si parla della questione meridionale, secolare, tra chi dice che la causa è stato l'avvento del Regno d'Italia e chi già determinata da una gestione pregressa  borbonica negativa. Ma se è facile parlare di questione meridionale è difficile parlare di questione del NordEst, del FVG e figuriamoci di quella isontina, area territoriale depressa economicamente e che attende da sempre di essere rilanciata. Il punto è che qui la questione esiste.
Leggendo una petizione di 136 cittadini presentata al Consiglio regionale del FVG nel lontano 1980 emergono tutte quelle criticità che ancora oggi esistono. 
Sembra essere stata scritta oggi. Ed il dramma è che prima del 1980 la situazione era già cattiva, finito l'assistenzialismo italiano, finita la questione dei confini, emersa una chiusura a riccio nazionalistica pazzesca di questo territorio, è praticamente collassato.
Si legge ad esempio che "La città di Gorizia e l’intera provincia isontina, per la loro storia recente e lontana e per una serie di specificità locali, costituiscono senza ombra di dubbio una di tali realtà, ormai consolidata dagli eventi storici, che però molto spesso viene ignorata con grave danno per le sue popolazioni e, più complessivamente, per l’intera Regione Friuli - Venezia Giulia. Recenti fatti e avvenimenti politici, come è il caso della polemica sui comprensori territoriali, hanno ulteriormente accentuato l’ombra di una polarizzazione decisionale nelle aree friulana e triestina, indubbiamente fuorviante e antitetica nei confronti di una linea di vera programmazione economica e sociale di ampiezza regionale".
Così è ancora oggi.


Si evidenzia che "la situazione economica dell’Isontino ha raggiunto livelli decisamente pericolosi per certi aspetti al limite di veri processi di degradazione, come è facile dedurre dalla pluriennale stagnazione demografica, dal progressivo invecchiamento della popolazione in genere e di alcune categorie produttive in particolare, oltrechè dal calo delle presenze scolastiche, dalla contraddizione dei livelli occupazionali (soprattutto in agricoltura e nel settore femminile), e dalla crescente disoccupazione giovanile qualificata."
Come esattamente succede oggi.
Rilevando che "la debolezza di una economia, come quella isontina, fondata prevalentemente su alcune monoproduzioni industriali ed ha evidenziato l’assenza di una vera linea di politica economica alternativa, incentrata sulla espansione fortemente diversificata del settore industriale e sul contemporaneo potenziamento di altri settori, tutt’ora quasi abbandonati alla spontaneità come l’intero comparto delle piccole imprese, l’agricoltura, il turismo, il piccolo e medio trasporto merci le colture ittiche, il terziario di grado elevato, ecc."
 
Sembra di leggere un quotidiano economico del terzo millennio e non una petizione di 40anni addietro.


"Le ripercussioni della stagnazione e del regresso dell’Isontino, data la forza d’attrazione che sempre hanno esercitato i suoi centri economico-produttivi, si riflettono ormai nel triestino e nella bassa friulana e, quindi, il malessere che ne deriva viene a gravare sulla vita sociale, culturale e democratica, con potenziali pericoli di processi dissociativi e di indebolimento delle strutture istituzionali."
 
Concludendo che "l’insufficienza degli attuali programmi regionali e statali che, non prevedendo adeguate e tempestive misure per l’area confinaria, minacciano di relegare tale area in posizioni ritardate e subordinate e non sono certo in grado di inserirla nelle strutture europee."
 
Ed è proprio quello che è successo e continua ad accadere. D'altronde basta vedere i rapporti tra Gorizia e Nova Gorica per capire il grande dinamismo internazionale che esiste in questa zona di confine. Inesistente. Solo proclami, rigurgiti nazionalisti nefasti e pregiudizi e sentimenti degni di un periodo che si pensava superato, invece è qui, sempre presente con tutte quelle peculiarità che giorno dopo giorno uccidono l'isontino e condizionano l'area circostante in un diabolico effetto domino, a partire dalla bassa friulana.
 
Marco Barone 

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