Nel 2026, 80 anni dalla strage di Vergarolla, come per la strategia della tensione, senza verità, anche se non si era più in Italia

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  Ancora oggi non c'è una lapide istituzionale che ricordi a dovere le vittime della strage di Vergarolla di cui non si conosce il numero esatto dei morti, 64 furono  le vittime identificate. Quanto accaduto il 18 agosto del 1946 ha lasciato il segno indelebile nella storia delle complesse vicende del confine orientale spesso strumentalizzate per revisionismi storici, nazionalismi nostalgici, che nulla c'entrano con la verità e la giustizia negata alle vittime di quel fatto drammatico. Come accaduto durante lo stragismo neofascista durante la strategia della tensione, praticamente non vi è stata alcuna verità, nessuna inchiesta degna di nota. Solo supposizioni, teorie, ipotesi, spesso istanze degne di ultras più che di seguaci della verità. Quel fatto tragico è stato chiaramente utilizzato dalla retorica revisionista per le proprie battaglie ideologiche anticomuniste e contro la Jugoslavia comunista di Tito. Quando accadde quel fatto, Pola, era una zona enclave all'interno ...

Un Paese allo sbando alla ricerca dell'elogio delle dimissioni





Se cerchi la parola dimissioni su Google, avrai la bellezza di 5.700.000 risultati. Non male. Poi se si va a vedere quante sono le dimissioni date nella vita da chi ha gestito o gestisce la cosa pubblica o ha responsabilità anche sociali importanti, la cifra si ridimensiona in modo pazzesco, saranno una manciata. Un Paese come il nostro dove la questione morale è svanita nel nulla e dove chi vorrebbe proporla è l'opposto della morale stessa, un Paese alla sbando, corrotto, avvolto dal velo cupo e denso delle mafie, dove ogni giorno si ragiona per la propria sopravvivenza, un Paese fallito, dove i giovani fuggono, i vecchi diventano pedine di un qualcosa che non ha più senso se non per la propria vanità esistenziale, si va alla ricerca disperata di un qualcosa che possa essere letto come segno di spirito di quella normalità che dovrebbe caratterizzare un luogo civile.

Il caso di Nicola, ex allenatore del Crotone, per alcuni è stato questo. Dopo la sconfitta con l'Udinese, l'allenatore ha presentato le dimissioni irrevocabili. Così sul sito del Crotone Calcio:

"Il Football Club Crotone comunica che il tecnico Davide Nicola ha presentato, in data odierna, le sue dimissioni da allenatore della prima squadra. Insieme al tecnico piemontese, hanno rassegnato le dimissioni i componenti del suo staff: l’allenatore in seconda Manuele Cacicia, il preparatore atletico Gabriele Stoppino e il collaboratore tecnico Rossano Berti.
La Società ringrazia il tecnico e il suo staff per il lavoro svolto e augura loro le migliori fortune in campo professionale ed umano.  L’allenamento di oggi pomeriggio verrà condotto da Antonio Macrì, Ivan Moschella e Elmiro Trombino."
Poi sulla panchina subentrerà Zenga.

Ora, nessuno conosce il motivo reale di questo atto, pare che sia successo qualcosa tra l'allenatore e qualche elemento della dirigenza. Dunque le dimissioni non sembrerebbero essere collegate alla sconfitta.

Invece di aspettare e capire come sono andate le cose, ecco che è partito l'elogio per questo atto. L'allenatore che compie un gesto quasi eroico, che in Italia non osa nessuno, anche quando si son combinati disastri epocali come con la Nazionale.

Ora, siamo messi proprio così male che senza aver capito cosa diamine è accaduto, si dovevano elogiare le dimissioni in tal modo? Non tutte le dimissioni sono uguali e non tutte le dimissioni possono avere lo stesso valore. Ma visto lo stato in cui siamo messi, qualsiasi dimissione viene vista come una boccata d'ossigeno. Poveri noi.

Marco Barone

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