C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Quattro studentesse dell'Università di Padova in Egitto per una tesi. Era proprio indispensabile?

Circola in rete la notizia che  quattro ragazze Unipd vanno  “alla conquista” dell’Egitto, per lavorare alla loro tesi di laurea e frequentano il corso di Progettazione e gestione del turismo culturale, Dipartimento di Beni Culturali dell'Università di Padova.
Si legge  con grande enfasi che  "La loro tesi si è concentrata sulla riprogettazione e sul riallestimento della Sala dei Cimeli nel Sacrario militare italiano. Il Sacrario è un edificio costruito per commemorare i caduti italiani durante le battaglie di El-Alamain, che si sono svolte nel 1942 durante la Seconda Guerra Mondiale."

Ora, non so se vi sono già state altre iniziative del genere da quando è stato assassinato Giulio Regeni, quello che so è che  il rettore dell'Università di Padova, Rosario Rizzuto, ha dedicato la giornata dell'inaugurazione del 794° anno accademico a Giulio Regeni con queste parole "Voglio inoltre ricordare in questa occasione con affetto e dolore Giulio Regeni, il giovane ricercatore italiano che per aver esercitato con coraggio la libertà di studio, è stato barbaramente assassinato. Dedico a lui la giornata di oggi."

Nel sito dell'Università di Padova si legge altresì che " Con una mozione approvata dal Senato accademico, l’ateneo si unisce nella richiesta di chiarezza sui fatti che riguardano la morte di Giulio Regeni, il giovane ricercatore italiano ucciso in Egitto e sulle cui circostanze ci sono ancora indagini in corso: “Due settimane fa è stato torturato e barbaramente ucciso in Egitto Giulio Regeni, dottorando italiano che lavorava per l’università di Cambridge. Se pure ancora non sono noti gli autori del delitto è ormai evidente come Giulio Regeni sia stato ucciso a causa del suo lavoro di ricerca, mentre cercava di capire e conoscere i movimenti sindacali, in un paese in cui le libertà civili e politiche promesse dalla primavera di piazza Tahrir sono ormai lontane.  Il suo esempio ha colpito profondamente la comunità accademica mondiale e non può che toccare in modo particolare l’Università di Padova. La libertà di insegnamento e di ricerca è stata la ragione della sua fondazione 794 anni fa, e quel desiderio ardente di libertà è rimasto nel suo motto Universa Universis Patavina Libertas, Per tutti e tutta intera la libertà padovana. Per questo stesso anelito di libertà è morto a Giza Giulio Regeni. A nome dell’intera comunità dell’università di Padova ci stringiamo attorno ai suoi cari e chiediamo accoratamente al nostro governo di ottenere  piena chiarezza su quanto avvenuto”.

Università che è sempre stata attenta ai diritti umani.  Ad esempio affida a Leymah Gbowee, avvocata per i diritti delle donne in Africa e premio Nobel per la Pace 2011, la prima Padua Nobel Lecture del palinsesto Universa.  
L’Università di Padova offre, dal 2016, un palinsesto annuale coordinato di eventi che alterna in modo programmato e modulato rassegne permanenti ed eventi festivalieri su diversi temi di interesse culturale e sociale, anche di stretta attualità.

Ora, visto che la verità non è pervenuta, figuriamoci la giustizia, nel caso di Giulio, diventato simbolo contro le violenze subite dagli egiziani in materia di diritti umani e simbolo per la libertà di ricerca, quello che ci si chiede è se era proprio indispensabile sostenere una simile attività di ricerca in Egitto in questo momento. Certo, è ritornato l'ambasciatore, resa politica del governo italiano, ma dal mondo della ricerca, che era il mondo di Giulio, ci si aspetta qualcosa di più. Viste anche le importanti parole e per nulla scontate come espresse dall'Università di Padova. O forse no? Qualche perplessità sorge.

Marco Barone

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