Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Da dove veniamo? Che siamo? Dove andiamo? Ci interessa saperlo realmente?



Le tre grandi questioni irrisolte. Tre immensi problemi senza soluzione. E per colmare questo vuoto si è aperta una voragine riempita col il canonico di tutto e di più. Ma siamo insoddisfatti. Perchè siamo consapevoli di non conoscere la risposta. Il vuoto è stato tamponato con credenze, miti, ideologie. Ma non potranno sopravvivere. Tamponi limitati nel tempo, come limitata è la vita umana, come limitata è la durata del Pianeta che ci ospita. 
Ma il grande interrogativo padre o madre delle tre grandi questioni è il seguente: vogliamo realmente sapere da dove veniamo, che siamo e dove andiamo?

Forse meglio occuparsi di tutte quelle minuscole cose quotidiane che occupano il nostro tempo. Viviamo in un modo pieno di regole, e non son mica state calate dall'alto di qualche cometa cadente e fuggente. Le abbiamo inventate noi. Abbiamo regolamentato tutto. Ordine contro il caos. Il caos ha sempre fatto paura, forse perchè ci riporterebbe allo stato primitivo, animalesco. Ma serve anche a determinare l'esercizio del potere del branco più forte.
Chissà.
L'unica cosa certa è che questo ordine serve anche a non andare oltre. Impegni le tue giornate senza perderti in questioni esistenziali che sarebbero vitali, che dovrebbero essere la priorità assoluta. Piuttosto che interrogarsi su chi siamo, che siamo, da dove veniamo e dove andiamo, meglio dedicarsi alle nostre normalissime fatiche che nulla hanno da invidiare a quelle di Ercole, perchè qui è in ballo ogni giorno la nostra sopravvivenza.

Marco Barone

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