C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Tra legge elettorale e riforma costituzionale rischia di essere spazzata via la rappresentanza slovena

Sarà solo con la risoluzione della questione di Trieste e la sua assegnazione all'Italia come avvenuta nel 26 ottobre del 1954 che si sbloccherà la situazione a favore della introduzione della Regione del F-VG oggi FVG e la specialità della Regione, come già lo riconoscevano i primi dibattiti emersi in tal senso, veniva ritenuta necessaria proprio per la particolarità storica e sociale e linguistica di questa difficile terra, per il friulano e lo sloveno in primo luogo senza dimenticare il tedesco. 

Dunque specialità correlata alla necessità di tutelare quelle che vengono definite minoranze linguistiche, che prima dell'avvento del Regno d'Italia certamente non erano in  buona parte di questi luoghi mica minoranze, ma anche correlata alla questione di Trieste. Ed infatti, sarà solo con la legge Costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1 entrata in vigore il 16 febbraio del 1963 che si risolverà il tutto positivamente,anche se a dirla tutta, non è che la legge di tutela del 2001 è pienamente applicata, vedi la toponomastica a Trieste e non solo. 
Ma dal 4 dicembre rischia di essere spazzata via la rappresentanza slovena dal Parlamento, in vista di quello che oramai è diventato noto come il combinato disposto tra legge elettorale e riforma Costituzionale. Riforma Costituzionale che minerà l'autonomia anche del FVG stante il fatto che tramite intese e modifiche ex lege tale riforma, se approvata, dovrà essere recepita anche dalla nostra Regione riconoscendo allo Stato, il pieno centralismo per questioni ritenute prioritarie e strategiche a livello nazionale. Nonostante siano stati proposti emendamenti  a favore della tutela della minoranza slovena, conferendo piena attuazione all'articolo 26 della legge di tutela, nulla è stato approvato. Con il risultato che la rappresentanza slovena rischia di essere spazzata via dal Parlamento, anche perchè dall'attuale legge elettorale non vengono date garanzie per l'elezione di candidati sloveni, anche per la grandezza del collegio plurinominale, che include tutti e 32 i Comuni ove è presente la minoranza. Anzi,l'articolo 57 come riformato prevede che nel nuovo  Senato "nessuna Regione può avere un numero di senatori inferiore a  due; ciascuna  delle Province autonome di Trento e  di Bolzano ne ha due". 
Dunque, questo è poco ma sicuro, sicuramente nel nuovo Senato che verrà nessuna espressione della rappresentanza slovena potrà essere eletta perchè non garantita. Il tutto è stato rimesso alla buona parola, alle buone intenzioni, a foglietti od intenti, che non offrono alcuna minima garanzia nel Paese di Pinocchio. Si dice che questa riforma non intacca i principi fondamentali della Costituzione. Non è assolutamente vero, e questa ne è l'ennesima prova, perchè  in questo modo si viola chiaramente l'articolo 2, l'articolo 5, l'articolo 6 della nostra Costituzione.
Marco Barone

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