Lo spirito di solidarietà del Friuli

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  Dopo la tempesta, potente, imprevista, sconvolgente, la classica quiete, che sa di beffa. Il sole, il silenzio, il rumore di chi spala fango, di chi si è attivato senza battere ciglio per aiutare. Subito. Solidarietà. Così è stato nei periodi delle grandi tragedie e drammi che hanno colpito questa piccola fetta di terra d'Europa. Che ha conosciuto due guerre mondiali, con il Friuli non spettatore, ma suo malgrado, attore. Così è stato con eventi diabolici, come la tragedia del Vajont, così come è stato con il terremoto del 1976. Una terra che non cerca di compiacersi, che non ha bisogno di sentirsi dire quanto siamo bravi o più fighi o meno fighi degli altri. Si va oltre, si va avanti, insieme. Il dolore delle vite sottratte cinicamente da questo mondo è e rimarrà vivo, ma la forza di rialzarsi in breve tempo, senza perdere tempo in giustificati lamenti, che questa terra continua a dimostrare, generazione dopo generazione, è più unica che rara. Il sole splende lì dove una frana h...

Ballottaggio: Comunque andrà a finire a Monfalcone, la città sarà divisa in due con la democrazia che non funziona

Il 6 novembre è alle porte. A Monfalcone si svolgerà il ballottaggio tra la candidata Anna Maria Cisint con i suoi 5.256 voti (49,53%) che è risultata essere la prima davanti all'uscente Silvia Altran, che ha ottenuto 3.612 voti (34,04%). Dunque seppur la percentuale di distacco è significativa, nella realtà la differenza è di 1644 voti con l'incognita dei 1189 voti del Movimento 5 stelle, che come ha dimostrato il quadro nazionale sono più funzionali a far perdere la sinistra che la destra, e 554 alternativa per Monfalcone. L'astensione è stato il dato più rilevante a Monfalcone, praticamente metà della popolazione non ha votato. E' facile immaginare una conferma importante dell'astensione, anche perchè se da un lato la destra ha raccolto quasi tutto quello che poteva raccogliere e perdendo le elezioni per una manciata di voti, il Pd e la sua coalizione non pare aver imboccato la via giusta per quella che è stata chiamata come rimonta in salsa bisiaca. Scaricare la giunta, fare intendere che la prossima volta si nomineranno assessori competenti, perchè si guarderanno le competenze, come se oggi fossero stati incompetenti quelli che hanno governato, (questo è quello che almeno si è percepito) prendendo a schiaffi  indirettamente politicamente anche alcuni propri alleati, avere una sorta di tutore politico, muoversi in via tardiva sulla Fincantieri con l'aiutino della Presidente della Regione, per niente amata da queste parti, non sembra essere stata una buona mossa. E' stata presentata come la lotta tra il bene ed il male, una sorta di americanizzazione del duello, ma i monfalconesi non sembrano proprio voler concepire questo scontro in tal modo. Dalla destra leghista ci si aspetta quello che una destra leghista può fare, politiche ben note e per nulla condivisibili, per quanto mi riguarda, dalla loro parte vi è un contesto sociale sempre più destro, un diffuso malcontento e la logica dell'alternanza che chiuderebbe un ciclo di diversi anni che potrebbe sancire la loro definitiva vittoria a Monfalcone, cosa che non stupirebbe. Ma Monfalcone non è, nel 2016, la Stalingrado del FVG, questa è una grande sciocchezza politica. Piuttosto ci si deve interrogare perchè la destra ha avuto così tanti consensi, e continua ad averli, e le risposte non sono difficili. E comunque una eventuale vittoria della destra, non è la sconfitta della sinistra, ma di un modo politico sbagliato di concepire la sinistra e da ciò si dovrà assolutamente ripartire con l'azzeramento di alcune pratiche fallimentari. Comunque andrà a finire Monfalcone risulterà essere spaccata, ed il Sindaco che vincerà le elezioni, sia espressione della destra che del centro-sinistra, non rappresenterà tutti i cittadini, ma una parte e non è detto che sia anche la maggioranza. Come accaduto a Ronchi, astensione importante, un Sindaco eletto con i voti di soli 1906 cittadini su 10 mila elettori, con una partecipazione al voto di poco più di 5000 cittadini. Questi sono i dati che contano, e quando ciò accade altro non è che la conferma che questa democrazia non funziona più, non appassiona più.

Marco Barone

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