Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Ballottaggio: Comunque andrà a finire a Monfalcone, la città sarà divisa in due con la democrazia che non funziona

Il 6 novembre è alle porte. A Monfalcone si svolgerà il ballottaggio tra la candidata Anna Maria Cisint con i suoi 5.256 voti (49,53%) che è risultata essere la prima davanti all'uscente Silvia Altran, che ha ottenuto 3.612 voti (34,04%). Dunque seppur la percentuale di distacco è significativa, nella realtà la differenza è di 1644 voti con l'incognita dei 1189 voti del Movimento 5 stelle, che come ha dimostrato il quadro nazionale sono più funzionali a far perdere la sinistra che la destra, e 554 alternativa per Monfalcone. L'astensione è stato il dato più rilevante a Monfalcone, praticamente metà della popolazione non ha votato. E' facile immaginare una conferma importante dell'astensione, anche perchè se da un lato la destra ha raccolto quasi tutto quello che poteva raccogliere e perdendo le elezioni per una manciata di voti, il Pd e la sua coalizione non pare aver imboccato la via giusta per quella che è stata chiamata come rimonta in salsa bisiaca. Scaricare la giunta, fare intendere che la prossima volta si nomineranno assessori competenti, perchè si guarderanno le competenze, come se oggi fossero stati incompetenti quelli che hanno governato, (questo è quello che almeno si è percepito) prendendo a schiaffi  indirettamente politicamente anche alcuni propri alleati, avere una sorta di tutore politico, muoversi in via tardiva sulla Fincantieri con l'aiutino della Presidente della Regione, per niente amata da queste parti, non sembra essere stata una buona mossa. E' stata presentata come la lotta tra il bene ed il male, una sorta di americanizzazione del duello, ma i monfalconesi non sembrano proprio voler concepire questo scontro in tal modo. Dalla destra leghista ci si aspetta quello che una destra leghista può fare, politiche ben note e per nulla condivisibili, per quanto mi riguarda, dalla loro parte vi è un contesto sociale sempre più destro, un diffuso malcontento e la logica dell'alternanza che chiuderebbe un ciclo di diversi anni che potrebbe sancire la loro definitiva vittoria a Monfalcone, cosa che non stupirebbe. Ma Monfalcone non è, nel 2016, la Stalingrado del FVG, questa è una grande sciocchezza politica. Piuttosto ci si deve interrogare perchè la destra ha avuto così tanti consensi, e continua ad averli, e le risposte non sono difficili. E comunque una eventuale vittoria della destra, non è la sconfitta della sinistra, ma di un modo politico sbagliato di concepire la sinistra e da ciò si dovrà assolutamente ripartire con l'azzeramento di alcune pratiche fallimentari. Comunque andrà a finire Monfalcone risulterà essere spaccata, ed il Sindaco che vincerà le elezioni, sia espressione della destra che del centro-sinistra, non rappresenterà tutti i cittadini, ma una parte e non è detto che sia anche la maggioranza. Come accaduto a Ronchi, astensione importante, un Sindaco eletto con i voti di soli 1906 cittadini su 10 mila elettori, con una partecipazione al voto di poco più di 5000 cittadini. Questi sono i dati che contano, e quando ciò accade altro non è che la conferma che questa democrazia non funziona più, non appassiona più.

Marco Barone

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