Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Riforma costituzionale: ecco perchè è a rischio l'autonomia e la specialità del FVG


Si è svolta  a Ronchi, una importante iniziativa a sostegno del no al referendum costituzionale, organizzato da Sinistra per Ronchi- Rifondazione Comunista con le relazioni di Raffaele Tecce della segreteria nazionale di Rifondazione Comunista, e l’avvocato Ottavio Romano membro del Comitato goriziano per il NO al Referendum e segretario provinciale del PCI.  Una delle cose più rilevanti che vengono ben evidenziate in tutte le iniziative a sostegno del NO alla riforma costituzionale, oltre al noto combinato disposto tra legge elettorale e riforma costituzionale, diabolico, ( e comunque anche senza combinato disposto, la riforma che richiama in mente per diversi aspetti quella della P2 è ugualmente inaccettabile) è quella che riguarda la specialità del FVG. 
Ad esempio l'articolo 117 della Costituzione è stato riscritto in modo invasivo nei confronti dell'autonomia delle Regioni, e tale invasività incide anche su quella delle Regioni a Statuto Speciale, poiché non esiste nessuna norma espressa, chiara e tassativa di salvaguardia di tale specialità in merito a quanto ora scriverò. Quando si scrive che è materia riservata allo Stato centrale la questione inerente la realizzazione di infrastrutture strategiche e grandi reti di trasporto e di navigazione d’interesse nazionale e relative norme di sicurezza; porti e aeroporti civili, di interesse nazionale e internazionale, il dado è tratto. Cosa significa ciò? Che se a Roma decidono che a Trieste si deve fare il rigassificatore, od a Ronchi e Monfalcone la TAV con oltre 20 km di gallerie nel nostro Carso, e se tali opere vengono considerate di interesse nazionale, il parere della Regione, degli enti locali, non conterà un semplice fico secco od amaro che esso sia. Insomma quanto accaduto nel 2012 con la legge di stabilità, quando si è normato che per assicurare la realizzazione della linea ferroviaria Torino-Lione e garantire, a tal fine, il regolare svolgimento dei lavori del cunicolo esplorativo de La Maddalena, le aree ed i siti del Comune di Chiomonte, individuati per l’installazione del cantiere della galleria geognostica e per la realizzazione del tunnel di base della linea ferroviaria Torino-Lione, costituiscono aree di interesse strategico nazionale, ciò rischia di essere la normalità e non ci sarà specialità che potrà tenere. E ciò è anche confermato dalle disposizioni transitorie della riforma costituzionale, perchè quelle disposizioni della riforma costituzionale si applicheranno pienamente nel momento in cui si realizzerà la revisione  degli statuti sulla base di intese con le medesime Regioni interessate e Province autonome. Insomma, quando si dice che la specialità del FVG non è compromessa dalla riforma costituzionale, questa è una grande baggianata.
Marco Barone @ilKontrastivo

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